18. "Lontano da lui"

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«Hai una faccia.» Leah mi lascia una gomitata nelle costole e le mando un'occhiataccia quando per colpa sua quasi rovescio la carne che sto preparando. «Sprizza amore da tutti i pori.»

«Piantala.» Le dico, ma la mia migliore amica continua. «Per non parlare del fatto che ti ha accompagnato Alex qui e che vi siete dati un bacio a stampo per salutarvi. "È finzione, Leah". Certo, come no. Non mi voglio neanche offendere del fatto che non mi hai detto niente, ti lascio il beneficio del dubbio che sia successo tutto all'improvviso. Adam o Timothy?»

Corrugo la fronte. «Cosa?» Oltre al fatto che mi sento stalkerata dalla mia stessa migliore amica. Non mi aspettavo che spiasse dalle vetrate del ristorante per vedere come io ed Alex ci salutiamo.

«I nomi di vostro figlio, sciocchina. Non ti chiedo quello della femmina perché sarà Leah in mio onore.» La mia migliore amica ha un sorriso soddisfatto, così le passo la carne che ho messo in un piatto apposito e la ignoro. Sono quasi le quattro e tutti i nostri clienti se ne sono andati. Come al solito sono stati solo due tavoli, mentre ora sto cucinando per i miei dipendenti. Ci sono di nuovo Sabrina e Mika, oltre che me e Leah. «Ho capito, non vuoi parlarne. Tieniti i tuoi sporchi dettagli per te.» Fa un occhiolino e va via.

Io trattengo un sorriso e mi levo il capello, per poi mettermi a lavare le padelle e pentole utilizzate oggi. La verità è che ieri è stato perfetto, così come lo è stato stamattina. Ci siamo svegliati praticamente insieme, ancora abbracciati sul divano, e credo che ora stiamo ufficialmente insieme. Non so quali cambiamenti ci saranno e non potrebbe fregarmene di nuovo. Al solo pensiero di ieri sera il cuore inizia a battere così forte che mi esce quasi dalla cassa toracica.

Credo anche che Alex abbia davvero iniziato a tenere a Pumba: dopo la colazione -che per mia sfortuna è stata breve, dal momento che lui non mangia niente e beve solo un caffè- ha guidato come un pazzo perché Pumba doveva ancora avere da mangiare. È stato adorabile.

«Ma che ci fai ancora qui?» Chiede Leah quando hanno finito di pranzare, portando i piatti sporchi in cucina. Apro la bocca per ribattere, ma non me ne lascia il tempo. «E sì, ti sto cacciando dal tuo stesso ristorante. Vai a fare qualcosa di più produttivo... tipo Alex.»

Le lancio un'occhiata che intimorirebbe pure Zeus. Non posso credere che stia davvero dicendo queste cose. «Concordo con Leah.» Sorride Sabrina, entrando anche lei in cucina. «Chiudiamo noi, Penny, non preoccuparti.»

Vorrei rimanere, anche perché sono stata molto assente in questi ultimi giorni, ma da un lato vorrei andarmene e andare da Alex. Ho perso un'ora per lavare tutti i piatti, perciò sono le cinque meno un quarto. Il che significa che Alex sta per uscire da lavoro e, se cammino abbastanza veloce, riuscirei ad arrivare in tempo per tornare a casa con lui. Annuisco e ringrazio le mie amiche, per poi levarmi il grembiule ed uscire.

So l'indirizzo, Alex me lo aveva dato per ogni evenienza, perciò non dovrei perdermi. Le ultime parole famose, dice una vocina nella mia testa. Sbuffo da sola e prendo il cellulare, giusto per assicurarmi che davvero Alex sia ancora lì. Neanche me ne accorgo, che vado contro ad una persona. «Scusami.» Dico subito, alzando lo sguardo.

Davanti a me c'è un uomo alto e muscoloso, con i capelli corvini e gli occhi quasi neri. Non sembra molto felice di vedermi, poi si gira verso una persona che prima non avevo notato. «È lei?»

L'altro annuisce ed io trattengo un verso di stupore quando mi rendo conto di chi si tratta. Arthur, il padre di Alex, fa un sorriso sadico. «Vorrei dire che è un piacere rivederti, Penelope, ma non è così.» Poi si riferisce al ragazzo che mi è andato contro. «Su, Bennett, sai cosa fare.»

Il ragazzo mi spinge al muro, strappandomi una smorfia di dolore all'impatto con i mattoni. In strada non c'è nessuno, non provo neanche ad urlare. Bennett mette un braccio tra la clavicola ed il mio collo, per farmi stare ferma. «Levami le mani di dosso.» Ringhio, cercando di liberarmi dalla sua stretta. Ma è il doppio di me, molto più forte e sono io quella con le spalle al muro. Letteralmente.

«Stai lontano da Alex, Penelope.» Arthur si avvicina lentamente, come se avesse tutto il tempo del mondo. Ed in effetti è così. Guardo istintivamente dietro le sue spalle per vedere se arriva qualcuno, ma niente. A quanto pare è un orario morto in questa stradina.

Ho il cuore che batte troppo velocemente. Lo sento nelle orecchie ed il panico inizia ad assalirmi. So che Arthur è cattivo e menefreghista, ma sarebbe anche capace di farmi del male? Non lo so, e non sono sicura di voler sapere la risposta. È già abbastanza spaventoso così. «Siamo fidanzati e viviamo insieme, nel caso te ne fossi dimenticato.» Non parlo con il ragazzo che mi tiene ferma, ma con Arthur.

Eppure è Bennett che parla. «Davvero. Devi stare lontano da lui.» Fa più pressione sul braccio, ed il risultato è che mi toglie il respiro per qualche secondo. Sì, credo che Arthur sarebbe benissimo capace di farmi fuori se volesse.

«Perché?» Chiedo, con voce strozzata. Non ho intenzione di allontanarmi ora, né mai. Le cose stanno finalmente andando per il verso giusto: ci vorrà più di una minaccia per farmi scappare.

«Tu lo distrai.» Arthur inarca un sopracciglio. «Prima era disposto a tutto pur di prendersi l'azienda, ma ora che ci sei tu... è come se fosse passata in secondo piano. Le opzioni che hai sono due: o lo lasci finalmente da solo, o fai in modo di rimanere ma lui deve tornare come prima. Altrimenti avremo un'altra chiacchierata come questa, ma molto più spiacevole. Vero, Bennett?»

Lui annuisce, facendo di nuovo pressione sul braccio, come a ricordarmi che, se volesse, potrebbe anche farmi il peggio. Poi sposta il braccio, liberandomi, e Arthur mi dà una pacca sulla spalla, neanche tanto leggera. «Sono sicuro che farai la scelta giusta.»

Assottiglio gli occhi, guardandolo male, finché non è più nella mia traiettoria visiva. Sospiro e mi porto una mano tremante tra i capelli, non realizzando ancora cosa è successo. La loro minaccia mi è rimasta incollata in testa e ora l'ansia mi opprime il petto. Ma che senso ha, tanto? Qualunque delle due opzioni che Arthur mi ha proposto mi faranno perdere Alex, in un modo o nell'altro.

So che mi state odiando in questo momento, ma quando ai ringraziamenti dirò in realtà a questo capitolo cosa doveva succedere mi ringrazierete. La mia idea iniziale era completamente diversa, ed è cambiata esattamente da questo capitolo. 🙈
Poi, per chi mi segue su Instagram e ha visto ieri l'estratto di una storia a caso, sappiate che ci sono alte probabilità che in settimana o la settimana prossima la pubblico, giusto per complicarmi ancora di più la vita dato che il 4 aprile pubblico un'ulteriore storia (ma che ci posso fare? Altrimenti fanno tutte nel dimenticatoio, e anche no). Vi voglio bene, grazie per essere sempre qui ❤️

Quando l'amore bussò alla mia portaWhere stories live. Discover now