Prologo

8.4K 204 18
                                    

16/07/2021

ℕ𝕖𝕨 ℙ𝕝𝕒𝕔𝕖

𝒦𝒶𝓉𝒾𝑒

𝐋a porta di camera mia era ancora aperta davanti a me. Non riuscivo a trovare il coraggio per chiuderla un'ultima volta, sarebbe stato come tagliare l'ultimo delle redini che mi legava alla mia famiglia. Avevo puntato gli occhi su ogni angolo ormai vuoto su cui, fino a una settimana fa, c'erano alcuni poster e poche speranze che custodivo gelosamente malgrado abbia dovuto cacciarli via in un piccolo attimo insignificante. Dalla finestra quel giorno splendeva una giornata dal cielo limpido, una delle più belle che io abbia mai visto. Era un ritratto che mi derideva perché dentro ero distrutta o forse lo ero ormai da tempo.

Scacciai via quella esitazione e finalmente afferrai la maniglia, chiudendo quella dannata porta. Il suono della serratura mi lasciò una crepa vicino alle tante altre che stavano decorando la mia anima ed ebbi un leggero sussulto. Presi fiato e scesi al piano di sotto, dove mia madre e le mie due sorelle si preparavano per pranzare. Mia madre mi guardò di sfuggita. Solo per un secondo trovò il mio volto e mi rivolese uno sguardo freddo, ripugnante, uno sguardo per sua figlia. Le ho sorriso malgrado il dolore familiare e ho guardato verso l'uscita come il confine che avrei dovuto varcare per fuggire verso qualcosa che ne dubito mi avrebbe reso la vita più facile. Le mie sorelle sembravano confuse, inorridite dalla scelta che avevano preso i nostri genitori. Loro due non hanno mai avuto paura di me. Mi hanno trattata alla pari perché davanti ai loro occhi, io ero sempre rimasta la loro sorellina. Avrei voluto muovere le mie gambe e correre verso di loro per abbracciarle e sentire il loro affetto un'ultima volta ma non ci sono riuscita. Non volevo che quel calore si diffondesse dentro il mio petto, non volevo che quel giorno diventasse ancora più straziante, non volevo sentire quel liquido salato rigare le mie guance. In fin dei conti era ormai da tempo che le lacrime si erano asciutte, così come il mio cuore con il tempo si era chiuso.

In fondo al vialetto, la macchina gialla, piena dei miei bagagli o delle poche cose che avevo deciso di portare via, costeggiava, pronta per partire. Papà era vicino ad essa, parlava animatamente con l'autista quando in realtà dentro era angosciato. Lo so, lo so benissimo che era così. Non era difficile leggere i suoi sentimenti, gli occhi non mentono mai. Non importa quali iridi io avessi davanti, i sentimenti non mi passavano inosservati. Ignorarli mi era impossibile forse l'unica scappatoia che avevo era non farci caso. Raccogliere quelle emozioni tristi o felici e metterle da parte.

Con piccoli passi, insicuri, pigri mi avvicinai. Papà si voltò verso di me ed ebbe un sussulto. Il momento era arrivato. Un piccolo ripensamento giocò con la sua speranza, poi cadde. Lo doveva fare. Non aveva scelta, malgrado la colpa di tutto ciò era soltanto sua. Della sua famiglia, dei suoi geni, della sua eredità. Fece un passo verso di me e appoggiò le sue mani paterne sulle mie spalle. Il suo viso mi sembrò macchiato dall'età, più del solito. Sembrava stanco e dentro di me pregai che non fosse per colpa mia, preghiere inutili però. Era esattamente così. Fra tutte le persone della famiglia a cui poteva accadere il destino aveva scelto me.

«Ascolta, tesoro.» disse lui con tono di voce così dolce che a poco avrebbe ingannato persino sé stesso. «Finirai il tuo ultimo anno di scuola lì. Tua zia si prenderà cura di te e vedrai che non ti farà mancare nulla.» spiegò e ancora una volta mi chiesi chi fosse questa donna. Questa zia di cui non sapevo nemmeno l'esistenza che ora sarà l'unica persona a starmi accanto.

«Va bene, papà.» La mia voce era un grido silenzioso. Era bassa e copiosamente sicura. Sono diventata una ragazza fredda, una parodia vivente di chi ha perso pezzi di sé stessa lungo la via della crescita.

«Fai buon viaggio.» mi disse lui prima di chiudermi la porta di quell'auto dal profumo di pino.

Dopo ore di viaggio, mi persi. Non sapevo nemmeno devo stessi andando ma accettai il mio destino perché non ne ho un altro.

Ashes -Il Grande Caos È Dentro Di Me-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora