X - Poteri nascosti

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Le lezioni erano ricominciate da poco e nessuno di loro badava più alle strane dicerie che giravano sulla ragazza.
Tutti tranne due persone.
Draco Malfoy e Harry Potter.
Ecco una delle poche cose in cui erano simili.
L'astio verso la strana ragazza.
Per motivi diversi, sì, ma sempre astio era.
E sembra crescere nel secondo e diminuire man mano nel primo.
- Black, devo parlarti- disse una voce alle sue spalle, facendola fermare e voltare.
- Cosa vuoi Malfoy?- domandò vedendolo in faccia, riconoscendolo.
- Non mi hai risposto l'ultima volta che abbiamo parlato.
- Non intendo risponderti ora- disse raccogliendo il libro che le era caduto e voltandosi, andandosene a passo svelto e leggero.
- Black- la richiamò, costringendola a voltarsi.
C'era qualcosa in lui che la convinceva a voltarsi, a fermarsi a guardare e sentire ciò che dicevano.
- Cosa vuoi Malfoy?
- Non m'importa ciò che dici o ciò che fai, io so che sei tu, la Black scomparsa- disse voltandosi e andandosene con quel suo passo per lei irritante.
Sbuffò, ripetendosi che non era niente, che se Malfoy sapeva non voleva dire niente, ma non riusciva a convincersi.
Girò per il castello tutta la mattina evitando le lezioni e di essere riconosciuta o vista.
Non aveva voglia di seguire le lezioni, ne di andare a pranzo, e aveva come l'impressione che anche un'altra persona non avesse particolarmente fame quel giorno.
Senza accorgersene si ritrovò davanti all'aula di Difesa contro le Arti oscure.
Bussò alla porta, come se l'attirasse qualcosa che non capiva, come una magia.
Entrò, senza aspettare una risposta, trovando il professore appoggiato a un banco, a guardare una vecchia foto che raffigurava quattro persone.
- Io lui l'ho bruciato- disse la ragazza, mentendo per tirare su di morale il suo padrino, indicando la figura che le assomigliava di più in quella foto.
Sorridevano tutti e un ragazzo dai capelli neri e gli occhiali storti scompigliava i capelli al suo amico.
- Non l'hai fatto sul serio vero Elysia?- domandò rassegnato, sapendo che come lui non ce l'avrebbe mai fatta, non fino a che non si fosse tolta di mente la chiacchierata avvenuta prima di Natale.
- No- disse scuotendo la testa, sedendosi su una sedia lì vicino.
- Non ci sono riuscita- disse stringendo un pugno chiuso su un pezzo di carta rovinato.
- Cos'è?- domandò, fissando il pezzo di carta stretto nel pugno della ragazza, bruciacchiato e rovinato.
- Una cosa che ho scritto, gliela volevo spedire, poi ho pensato che non sarebbe stato sicuro per Harry e per tutti. Se mi fossi sbagliata? Avrei messo in pericolo tutti, tutte le persone che mi hanno dato fiducia- disse spostando lo sguardo sul pezzetto di carta.
Strinse i pugni e gli occhi, mentre una lacrima le rigava il viso, inumidendole gli occhi.
Il foglietto di carta prese fuoco, come rispondendo a un moto di rabbia della ragazza.
- Antares- la chiamò il lupo, facendola voltare e fermare dla distruggere quel foglietto di carta scritto di fretta e con furia, piena di dubbi e di domande alla quale cercava risposte.
Il foglio si spense, smettendo di accartocciarsi su se stesso, rimanendo a fumare nel palmo della ragazza.
- Lo odio Lupin, lo odio come non ho mai odiato nessuno- disse alzandosi, pensando a Sirius Black.
- L'odio non serve a niente Antares- le ricordò l'uomo, fissandola negli occhi.
- Lo so professore, ma non voglio continuare a stare nel dubbio che mio padre sia un traditore o meno.
- Senti, ti va un po' di tè?- domandò fissando la ragazza annuire, spostando lo sguardo grigio tempesta, lo sguardo tempestoso come le nuvole di una tempesta sopra il mare nero.
- Sì grazie professore- disse alzandosi.
- Suppongo che tu non voglia dirmi come mai hai evitato le lezioni e i tuoi amici per tutta la mattina, vero Antares?
La ragazza chinò appena il capo, colpevole, senza abbassare lo sguardo.
- No, infatti professore.
Si vedeva che faceva fatica a seguire le formalità.
Non sapeva ancora se poteva fidarsi o meno del professore di Difesa, anche se era il suo padrino.
- Si vede che ti sforzi, se vuoi puoi chiamarmi Remus- disse sorridendo - Ma solo quando non ci sono i tuoi compagni, non vorrai fare aumentare ancora di più i sospetti su tuo padre, vero Antares?- domandò sorridendo, un'ombra malandrina a brillare dietro lo sguardo.
- D'accordo Remus- disse , senza problemi a chiamare così il suo padrino.
- Tieni- disse passandole una tazza fumante.
La fissò per pochi istanti, appoggiandola sul tavolo.
- Ha visto prima professore?- domandò, riprendendo per un attimo le formalità, volendo dare un tono più serio al discorso.
Fece passare una mano sulla tazza, lasciando ribollire per un attimo il tè al suo interno, lasciando scoppiare una bolla bollente.
- Sì Antares- disse annuendo, aspettando che continuasse.
- Ultimamente- cominciò, deglutendo, inspirando a fondo per riprendere la calma - Ultimamente ho degli scoppi di magia che non mi so spiegare- disse spostando lo sguardo sul suo padrino, che la fissava serio, pensieroso, come immerso nei suoi pensieri.
- Quando sono cominciati?- domandò fissando la figlioccia scrutarlo, come a cercare di capire se stesse facendo bene o no a aprirsi con qualcuno.
- Alla Tana, durante le vacanze di Natale, dopo aver letto sul giornale di un avvistamento.... Di mio padre- disse inspirando per riprendere il controllo, almeno per un attimo.
- Credi che siano collegati?
- Non lo credo Remus- disse alzando lo sguardo, incastrandolo nel sabbia della figura più simile a un padre che avesse avuto per più tempo.
- Lo so che sono collegati, è diverso- disse spostando lo sguardo sulla finestra aperta.
Si chiuse con un tonfo secco, facendola sussultare.
Scattò la serratura, sigillandosi.
- Vede?- domandò preoccupata, la voce rotta e agitata - Lo vede cosa succede?- domandò indicando la finestra, che si spalancò, continuando a aprirsi e chiudersi, sbattendo furiosamente.
- Sì Antares, m ora calmati, e concentrati su quella finestra, chiudila e lasciala ferma- disse, accennando con gli occhi al vetro che cominciava a cigolare.
Inspirò a fondo, chiudendo gli occhi e concentrandosi, immaginando la finestra chiusa, serrata e ferma, che non sbatteva contro le pareti, mossa da un vento immaginario.
La finestra si richiuse, sigillandosi.
Si guardò le mani, come per accertarsi di essere stata lei.
- Ero io Remus?- domandò, fissando spaventata la finestra, cercando di allontanare la mani, impresa difficile in quando erano le sue.
- Credo che sia meglio che tu vada a parlare con il preside, gli scriverò una lettera in cui specifico che non è nulla di preoccupante, ma così ti potrà aiutare Antares.
- Grazie Remus- disse uscendo, sorridendo appena, più preoccupata di quanto non fosse quand'era entrata nell'ufficio.

La figlia dispersaOnde histórias criam vida. Descubra agora