Capitolo 120

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Trascorsero diversi giorni, nei quali Hinata non diede alcun cenno di miglioramento e, sebbene non vi fossero nemmeno peggioramenti, Tobio non seppe se considerarla una cosa positiva o no.



Ad ogni secondo in più senza la voce squillante di Shoyo e la luce dei suoi occhi nocciola ad illuminargli le giornate, Kageyama sembrava quasi ricevere una coltellata al cuore, ma era ben conscio che del fatto che demoralizzarsi non potesse essere un'opinione.



Gli mancava, certo, ma non poteva permettersi di buttarsi giù; non quando Hinata era su un lettino d'ospedale a lottare ogni istante tra vita e morte.



Il non mostrare alcun cenno di miglioramento o peggioramento scombussolava alquanto anche i dottori stessi: da una parte poteva significare che Shoyo stesse reagendo bene al coma e che, probabilmente, sarebbe anche riuscito a svegliarsi in pochi giorni, d'altra parte invece si pensava che, a lungo andare, senza alcun segno né positivo né negativo da parte del suo corpo, allora la data del risveglio non poteva che essere una speranza lontana.



Si trovavano ormai alla fine di quella settimana infernale e quei giorni sarebbero stati fondamentali per comprendere in che maniera si sarebbe sviluppato il coma in cui era intrappolato il rossiccio.



E nonostante fosse Shoyo a trovarsi in uno stato di incoscienza che pareva star durando un'eternità, a sentirsi in bilico su una corda sottile sotto la quale ad aspettarlo non vi era altro che infinita oscurità era l'alzatore.



Si aggrappava alla speranza che, probabilmente, il motivo per cui non vi fossero né buone né cattive notizie sulla salute del rossiccio dipendesse proprio da quest'ultimo, che continuava a combattere con tutte le sue forze, pur di non lasciar per sempre tutte le persone che gli erano care.



Tuttavia il corvino comprendeva che, in realtà, ciò non poteva esser altro che un'ipotesi irrealistica, dato che Shoyo, essendo incosciente, nemmeno sapeva di trovarsi in una situazione in cui era in procinto di rischiare il tutto per tutto.



Per evitare che dalla sua mente sorgessero ulteriori ipotesi assurde e ben poco ragionevoli, Tobio aveva iniziato a trovare una distrazione nello studio che, forse a causa del periodo pessimo che stava vivendo e lo aveva portato ad apprezzar qualsiasi cosa, si era rivelato molto più piacevole e meno forzato di quanto avesse mai immaginato.



Lo considerava un mediante per tener distratto il cervello, concentrando tutta la sua attenzione altrove e, in particolar modo, arrivando a rivalutare quelle discipline che sino ad allora lo avevano sempre disgustato e che invece, in quel momento, costituivano l'ultimo appiglio a cui aggrapparsi pur di non sfociare in pensieri pessimistici.



Anche in classe riusciva a seguir di più e ciò lo rendeva fiero di se stesso e dell'impegno con cui si stava dedicando allo studio, riuscendo addirittura a renderlo più sereno rispetto ai giorni precedenti, i quali aveva speso completamente in ospedale, tra corridoi brulicanti di medicini e stanze intrise dall'odore vomitevole dei medicinali.



La stanza d'ospedale di Hinata, invece, era stata riempita appena con qualche foto e bene personale da Maya e Natsu, nulla di troppo vistoso o pacchiano data la struttura in cui si trovavano, semplicemente in modo da dar un minimo di colore e vitalità in quel luogo così cupo e grigio, che non rappresentava affatto Shoyo.



Dal canto suo invece, Tobio si stava dedicando con tutta la premura e la cura che possedeva -e che, in verità, nemmeno sapeva di possedere- al vasetto contente i tulipani arancioni che aveva acquistato giorni addietro, non intendendo lasciar sì che quel bellissimo e familiare colore potesse affievolirsi o sbiadire mentre, quando ritornava a casa nel tardo pomeriggio, si occupava di Rosalinda, forse più spinto dalla consapevolezza che Hinata tenesse tanto a quella piantina che da una botta di responsabilità nei confronti di quello che alla fine rimaneva pur sempre un essere vivente.



My Little Sunshine~ KageHina ||Completata||Where stories live. Discover now