21 - Si invertono le parti

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Regni Ultraterreni, Inferi.

Mephisto aveva seguito ogni movimento della donna, sin dal momento in cui era discesa sulla terra e aveva iniziato a percepirla. Aveva ascoltato il modo in cui parlava e scherzava con quell'uomo dai lunghi capelli neri e visto come lo guardava.

Uno sguardo interessato, forse sognante.
E Mephisto si ritrovava impotente davanti a quelle emozioni. Non poteva controllare la sua gelosia, la sua rabbia. E non poteva impedire a Lilith di amare per davvero qualcun altro, sempre che ciò che provasse per quella creatura fosse vero amore.

Lui stesso aveva creduto di essere l'unica e sola anima gemella della Dea. Si era illuso, accecandosi con quel falso amore che lei gli aveva sempre regalato. Per poi scoprire che l'unico ad aver donato il suo cuore, era stato proprio lui.
Quindi non aveva certezze.

Non si fidava di Lilith e meno ancora di fidava di se stesso quando c'era di mezzo lei. Non sapeva se quello sguardo potesse decretare amore vero, verso l'uomo dai capelli neri e gli occhi di ghiaccio. L'unica certezza era che, il sol pensiero gli faceva montare dentro una rabbia inaudita, incontrollata.

«Ti sei divertito a vedermi fare tutta quella strada per arrivare fino a qui, come se fossi una delle tante anime che ti appartengono» la donna decise di lasciare in sospeso la domanda di Mephisto, su chi fosse il suo accompagnatore e rispondere con quella frase tagliente.

Il Re degli Inferi sorrise divertito, mostrando quei perfetti denti bianchi. E per cercare di ignorare la presenza di quell'altro uomo, decise di concentrarsi solo su di lei. Sulla persona che lo aveva tradito e che nonostante tutto non riusciva e non poteva dimenticare.

Lilith era bella proprio come se la ricordava, quei cinque secoli di esilio sulla Terra, privata dei suoi poteri, non avevano avuto conseguenze sul suo aspetto fisico, che era rimasto sempre affascinante.

I suoi lunghi capelli erano tornati ad essere legati in tante piccole treccine, era felice che finalmente avesse abbandonato quelle acconciature semplici e banali che le aveva sempre visto portare in quel mondo umano. Trovava che i capelli sciolti e semplicemente lisci non rendessero giustizia al suo essere.

E non era il solo a pensarlo.

Indossava uno di quegli abiti che era solita portare quando sedeva sul trono al suo fianco. Un corsetto nero, molto elaborato, con lo scollo a cuore e delle spalline cadenti che si legavano alle braccia scoperte. Dei pendenti di diamanti scuri ricadevano da esse e tutto il resto del tessuto era ricamato con fantasie antiche e pietre preziose. Niente gonna però quella volta, degli attillati pantaloni in pelle fasciavano le sue lunghe gambe, arrivando fino a sopra la fine di quel corsetto, fondendosi perfettamente con esso.

Al collo solo quel gioiello verde a forma di serpente, che Mephisto riconobbe subito come Asmodeo. Notò anche che sulla mano destra portava quel bracciale con le catenelle sottili e i ditali appuntiti. E si rese conto di non essere immune al suo fascino, come aveva sempre cercato di convincersi. Anche solo la sua presenza lì lo faceva sentire debole.

«Hai perso il privilegio di vivere in questo castello quando mi hai tradito. E chi non abita qui dentro -indicò tutto ciò che li circondava- per venire a parlare con me, deve seguire il percorso delle anime dannate» le rispose per tanto, iniziando a muovere qualche passo in quella stanza rotonda.

«Comunque, lo chiedo a te, visto che Lilith non sembra in grado di rispondere» si rivolse a Loki, lottando contro la rabbia che anche solo il guardarlo gli provocava. «Chi sei?» domandò, piegando leggermente la testa di lato e assottigliando lo sguardo verso di lui.

Smise di guardarsi attorno, alzando un sopracciglio e fissandolo con sufficienza. E fu in quel momento che potè finalmente presentarsi con tutti i suoi titoli. «Sono Loki, Dio degli Inganni, legittimo Re di Jotunheim, Principe di Asgard, figlio di Laufey e figlio di Odino» rispose fiero.

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