22 - Anime Rubate

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Regni Ultraterreni, Inferi.

"Quanti giorni sono passati?
Due? Cinque? Dieci?"

Questa era la domanda che le ronzava in testa. Ma Ormai aveva perso la cognizione del tempo.

Chiusa, nelle prigioni del castello, all'interno della sua cella, era circondata solo da oscurità.
Tutto attorno a lei era buio, il che impediva a chiunque di riuscire a scorgere qualcosa, di vederla.

E il suo obbiettivo era proprio quello.
Voleva solo stare da sola.

Sola con i suoi pensieri, con il suo dolore.

Nemmeno Asmodeo era stato in grado di smuoverla e finché lei non si fosse decisa a fargli abbandonare quella forma e ritrasformarlo in serpente, lui non avrebbe potuto fare molto.

Sapeva che avrebbe potuto assorbire un po' della sua sofferenza, aiutarla in qualche modo. Ma il fatto era che lei non voleva.

Non voleva cedere il suo dolore a nessuno.
Perché era sempre stata la sua battaglia e per la seconda volta l'aveva persa.

Nella sua vita si era sempre detta di non cedere alle emozioni, di non lasciarle mai fuoriuscire da quella scatola nera e sigillata che era il suo cuore.
Ma esse avevano avuto la meglio su di lei, investendola e rendendola vulnerabile, esposta ai suoi nemici.

Aveva lasciato che la sua anima conoscesse il vero amore e si era fatta distruggere da esso.
Perciò ora toccava a lei, e solo a lei, rimediare.
Soffrire, rialzarsi e trovare una soluzione.

Si diceva che ce l'avrebbe fatta anche quella volta. Che nulla poteva abbatterla, che era più forte di qualsiasi difficoltà e tradimento.
Ma le sembrava così difficile riprendere i pezzi di se stessa e ricomporli.

Aveva provato così tanti tipi di dolore nella sua vita, ma nessuno era paragonabile a quello che stava sperimentando.

C'erano dei momenti in cui le sembrava impossibile persino respirare. In cui avrebbe avuto voglia solo di lasciarsi sopraffare dalla sua stessa oscurità, facendosi inghiottire completamente e non uscirne più.

E poi c'erano momenti di rabbia, ira funesta, che le facevano venire voglia di distruggere ogni cosa. Ma aveva già preso a pugni quei muri che la circondavano, aveva già urlato fino a perdere la voce e non si era sentita meglio.

Si domandava che fine avrebbe fatto il resto del suo piano. I suoi alleati non erano ancora arrivati, significava che anche loro l'avevano tradita?
Non sapeva rispondere nemmeno a quella domanda, solo il tempo l'avrebbe illuminata.

E a lei non restava che aspettare.

४ ४ ४

«Questa sera, il Padrone la invita ad una cena per festeggiare la vittoria e discutere delle possibili alleanze» Clelio, sulla soglia della porta di quella stanza, che era e sarebbe stato il suo alloggio per tutta la permanenza in quel Regno Ultraterreno, gli aveva dato quell'annuncio.

«Pensavo che fossimo amici ormai» commentò Loki. «Mi aspettavo che facesse almeno lo sforzo di venire a comunicarmela di persona la sua volontà di organizzare una cenetta romantica per persuadermi a fare quello che vuole» aggiunse poi, aprendo le sue labbra in un piccolo sorriso.

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