2# Team night

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Quando mi era stato proposto il trasferimento a Quantico non ci pensai due volte a dire di sì.
Avevo bisogno di cambiare qualcosa nella mia vita e la motivazione per cui ancora non avevo disfatto quei pacchi a casa era perché erano pieni di ricordi di Città del Messico.

Fummo rimessi dall'ospedale la sera stessa, e decidemmo di passare il fine settimana nella magica città di Las Vegas.
Era meglio così, magari Marco non vedendomi per tutto il weekend avrebbe deciso di mollare la presa e sarebbe tornato a casa.

Era mattino, una giornata super calda e soleggiata. Mi lavai, mi misi un vestitino rosso con dei fiori piccolini che faceva molto primavera e scesi giù alla reception. Ero come al solito in ritardo visto che tutti erano già lì a fare colazione.

«Ce l'abbiamo fatta a svegliarci!» disse Derek con un tono ironico.
«Ehilà bambola, cosa fai per pranzo?» disse Emily ammiccando e facendomi un occhiolino.
Mi misi a ridere!
«Vorrei andare a fare shopping! Mi sono appena trasferita e vorrei riempire di tante cose carine casa nuova.» dissi. «Qualcuno che mi accompagna?» silenzio più totale.
«Dai ragazzi, non devo mica comprarmi un nuovo paio di scarpe» affermai ironicamente. «Sento che Derek sta per sacrificarsi», rispose sorridendo Hotch.
Non lo avevo mai visto sorridere, wow!
«Solo se mi prometti che ogni due ore ci beviamo una birra» disse ridendo Derek!
Gli strinsi la mano come per dire "affare fatto".
«Se non è un problema mi aggiungo!» disse con insicurezza Reid. «Si, mi dispiace è un problema» scherzò Derek.
«Ma smettila!» cercai di rispondere, ma stavo ridendo tantissimo per la reazione di Spencer alla battuta di Derek. Quest'ultimo cercava di rendere la vita di Reid impossibile. «Si Reid, sono sicura che mi sarai di grande aiuto, a differenza di qualcuno...» indicando con lo sguardo Derek «... che cercherà di rimorchiare probabilmente la commessa!» dissi ridendo. Reid ridette sotto i baffi anche, come un po' tutti!

«Scarlett, posso parlarti?» mi chiese con un tono serio Aaron.
«Certo!» risposi. Mi alzai da tavola, mi ricomposi e ci allontanammo dalla squadra!
«Volevo complimentarmi con il lavoro fatto durante questi giorni, so che sono le prime volte e può sembrare pesante e totalmente diverso dal tuo background, ma imparerai ad amarlo. Volevo però assicurarmi che per qualsiasi cosa ti sentissi libera di parlarmi..» prese una pausa... «... per qualsiasi cosa!» Il suo tono aveva sottolineato in qualche modo l'ultima frase. Non so se avesse capito che qualcosa non andava, anche perché l'atteggiamento di Marco mi preoccupava. Non lo volevo qui nelle vicinanze, e il fatto che avesse attraversato i confini, in tutta sincerità, mi metteva un po' ansia.
«Grazie Aaron, lo farò.» gli risposi.
Non volevo preoccuparlo e tanto meno allarmarlo per qualcosa in cui sapevo cavarmela benissimo da sola.

Fu un bellissimo pomeriggio, pieno di risate.
Questa squadra era così diversa da quella precedente, così.... umana! Per fortuna avevamo un jet solo per noi, altrimenti avrei dovuto pagare parecchio per trasportare tutto ciò che avevo comprato.
Spencer mi aveva aiutato tantissimo nella scelta di oggetti per libreria e tanti libri interessanti.
Ritornammo in hotel e iniziammo a prepararci per la sera. Volevano andare a ballare!
Dissi di si perché non volevo distaccarmi dalla squadra così presto, ma andare a ballare non era proprio il mio forte.
Non so ballare, sono ridicola e lo faccio solo da ubriaca.

Mentre mi preparavo per la serata mi arrivò un nuovo messaggio.

Da: Marco
Sto tornando a Città del Messico, ma verrò a trovarti presto. Non può finire qui, io ti amo ancora.

Lo ignorai ancora una volta. Forse era arrivato il momento di cambiare numero di telefono??

Non mi soffermai sul messaggio per molto, anche perché dall'altro lato della stanza c'erano JJ ed Emily che avevano già iniziato a brindare.
«Ehi bambola, iniziamo a divertirci?» mi disse Emily porgendomi un bicchiere di champagne mentre ero ancora in accappatoio.
«Assolutamente si!» dissi, facendo toccate il mio bicchiere al loro e brindando alla serata.
«Sono questi i momenti in cui rimpiango la mia gioventù da single!» disse Jennifer ridendo!

Ci ritrovammo nella hall dell'hotel tutti insieme. Erano tutti vestiti super bene, ma il mio occhio si soffermò su Spencer.
Aveva una semplice camicia bianca, un pantalone nero ed una giacca di jeans nera. Non sembrava per niente lo Spencer che conoscevo sul lavoro.
«Wow ma che figo è questa sera il Dr. Reid?» gli dissi complimentandomi.
«Opera di Derek!» rispose scherzando ma con un filo di rassegnazione. « Stai bene anche tu vestita così» continuò abbassando la testa dall'imbarazzo. «Opera di JJ ed Emily!» risposi ridendo.
Avevo un pantalone a palazzo nero, una blusa a fiori sopra che finiva dentro ai pantaloni e una giacca nera. Non era per niente il mio stile.
Arrivammo al locale, ci sedemmo e iniziammo a bere e loro a raccontare tremila storie su cioè che avevano passato in tanti anni di lavoro insieme.
Suppongo che faccia parte del rituale da "New entry".
Ad un certo punto partí la canzone "She doesn't mind" di Sean Paul e tutti si alzarono a ballare. Derek e Hotch furono i primi a catapultarsi in pista. Si! Ho detto bene! Hotch...  mi stupì tantissimo ma ero davvero felice di riscoprire questo suo lato spensierato. Rimanemmo seduti al tavolo io, Reid e Rossi.
«Sono troppo vecchio per queste canzoni!» disse scherzando Rossi. «Io sono troppo negato invece!» lo rincuorò Reid. «Io invece troppo sobria!» risposi scherzando io.
«Ma non troppo vecchio per quella bella signora li al bancone!» Continuò maliziosamente Rossi. E fu così che si alzò e si avvicinò alla signora del bancone.
Rossi era davvero un Don Giovanni, devo ammetterlo.

«Come procede il trasloco?» dopo qualche minuto di silenzio imbarazzante Spencer prese parola.
«Ho gli scatoloni disparsi per tutta casa ancora!» dissi sorridendo imbarazzata!
«Ti serve una mano?» mi chiese Spencer.
Si stava auto-proponendo per darmi una mano?
«Mmm, si! Perché no?»... gli sorrisi!
«Andiamo a ballare?». Reid sbarro gli occhi e con il capo mi disse no.
«Dai, faccio schifo a ballare anche io, non lasciarmi umiliare da sola!» gli dissi supplicando.
«No, proprio non me la s...» non lo feci finire di parlare che lo afferrai dal polso e lo trascinai in pista. Era palesemente a disagio e per i primi cinque minuti rimase impalato lí, senza ballare, finché con l'aiuto di Emily e JJ non lo abbiamo smosso un po'.
So che gli è piaciuto, o almeno, ha riso per la nostra goffaggine.

Da lontano c'era un ragazzo moro e occhi azzurri che mi fissava! Mi metteva un po' a disagio, ma era molto carino. Dopo un po' si avvicina, mi sussurra all'orecchio se poteva offrirmi qualcosa da bere e ci allontanammo verso il bancone.
Avevo gli occhi di tutto il team puntati addosso me e da lontano Emily muovendo solo le labbra mi disse "Fallo tuo baby" mentre Derek con le mani mi faceva il simbolo di "attenta, mi raccomando".

«Non potevo non notarti, sei molto carina. Piacere, io sono Anthony». Iniziò così la conversazione.
«Grazie, sei molto gentile! Io sono Scarlett!»
«Barman! Un gin tonic per me e per la signorina...» mi guardò e lasciò finire la frase a me. « Un whisky doppio e liscio, grazie!».
«Quale tra quelli è la tua fiamma?! A chi ti ho rubato? » disse Anthony sorridendo e guardando il bicchiere.
«A tutti e a nessuno! » risposi sorridendo. « Siamo colleghi!» continuai. «Mmh!» fece un sorso e continuò «che lavoro fai?» mi chiese rivolgendomi lo sguardo.
«Supervisore Agente Speciale Scarlett Rodriguez» gli dissi sorridendo.
Gli andò il sorso del drink di traverso e esclamò «Sei un federale?», annuii.
«E cosa ti porta qui a Las Vegas?» chiese incuriosito. «Un bel weekend con il mio team!» risposi prontamente.

Diedi un'occhiata a destra e poi a sinistra mentre Anthony stava parlando.
Derek, Aaron, JJ ed Emily erano ancora in pista, David era ancora al bancone facendo il Don Giovanni con la stessa donna di prima, ma... non vedevo Reid. Lo cercai ovunque con lo sguardo, ma niente.

«Scarlett?» mi richiamó all'attenzione Anthony.
«Scusa, mi ero distratta! Dicevi?» Rivolsi bruscamente lo sguardo a lui.
«Tutto okay?» mi chiese.
«Si tutto okay! Scusa, ma penso che devo andare. Mi dispiace, però ecco a te..» gli porsi il mio bigliettino da visita «... fammi uno squillo. Se dovessi ricapitare qui, magari ci prendiamo un caffè!» gli sorrisi e me ne andai.

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