«Non c'è evento che avvenga una volta soltanto, né cosa che esista senza esser già esistita.»
11 novembre 2011, ore 00:42
Questa la data e questa l'ora a partire dalle quali Chiara - studentessa di 21 anni nella città di Pisa - non subirà mai più al...
L'impazienza travalicò anche l'incoscienza del sonno. Aprii gli occhi sul lampadario a sospensione tubolare, in tessuto acquamarina contro il soffitto grigio nebbia della camera d'hotel. Il respiro pesante di Dennis scandiva il tempo dal letto di fianco, mentre le stanghette rosse della sveglia digitale segnavano le quattro del mattino. Passai più di due ore a rigirarmi nel letto, con lo stomaco in subbuglio.
Alle sette eravamo già nell'area ristorante, al piano terra. Nell'arco di mezz'ora ci eravamo preparati e avevamo liberato la stanza.
Stavamo facendo colazione su una tovaglia color pesca, a un tavolino di fronte ai banconi del self-service. Dal momento in cui aveva aperto gli occhi, ogni affermazione del Caino era stata solo una sequela di borbottii incomprensibili. Ma dopo aver trangugiato d'un sorso una tazza di caffellatte sparato cinque minuti prima da un distributore automatico, pronunciò la sua prima frase di senso compiuto.
- Dobbiamo prendere una decisione.
Abbassai la fetta biscottata ricoperta di confettura di albicocca. - Spiega.
Ma lui scosse la testa, strizzò le palpebre e si massaggiò la fronte. - Aspetta, fammici pensare.
Riuscì a riprendere il filo del discorso soltanto dopo aver fatto il check out. Eravamo già seduti nell'abitacolo, pronti per uscire dal parcheggio.
- Credo che dovrei portarti al commissariato. - Si riavviò i capelli all'indietro, nervoso, senza riuscire a guardarmi in faccia. Era evidente che non fosse entusiasta della prospettiva. - Qui, in città. Insomma... Il prima possibile. - Poi sospirò, stanco, fissando la siepe al di là del vetro. - Avremmo dovuto farlo già ieri. Cazzo... Adesso sono l'unico a sapere di te. E se succede qualcosa lungo la strada...? Con tutto quello che c'è in ballo...
- No, Dennis...
Si voltò allibito. - Cosa no?
- Se ci fermiamo qui per fare questa cosa, ci tratterranno per... Ore, come minimo. Con tutto il rispetto, non ho voglia di rimanere bloccata ad Avellino. Voglio tornare a casa.
Dennis rimase per un po' a fissare il volante, senza dire nulla. Stavamo all'ombra di una tettoia, fermi nel posto macchina davanti all'insegna del numero della nostra stanza. Il cielo si stava rischiarando. Alla fine, Dennis girò la chiave nel cruscotto e accese il motore.
- Ok, - mormorò.
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Era pomeriggio inoltrato. L'aria era imbevuta di umidità, il cielo coperto da una fine coltre di nubi.
Dennis era silenzioso e delle sottili gocce di pioggia avevano iniziato a comparire sul parabrezza. Poi, d'un tratto, alla mia sinistra, vidi l'insegna dell'American Diner. Sfrecciò accanto a noi in un battibaleno, al lato della superstrada. C'erano alcune persone che stavano fuori, a ripararsi sotto la tettoia dell'entrata e un certo numero di automobili parcheggiate nel piazzale.