\\Epilogo 3\3-What a time.

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L'acqua rifletteva la luce limpida del sole, mentre le ninfee non si erano del tutto aperte. Jimin continuava ad osservare i boccioli chiusi e le loro differenti sfumature. "Dai... perché non vi aprite!" si mise seduto sul prato con rabbia quasi rischiando di rovinare il suo abito da cerimonia bianco candido. Quel giorno sarebbe stato molto importante per lui. Yoongi avrebbe chiesto la mano ai suoi genitori per poterlo sposare. Quando il corvino glielo aveva detto quasi si mise ad urlare. Era stata una tremenda giornata di pioggia e quindi avevano deciso di passare del tempo insieme in biblioteca a leggere. Yoongi si stendeva sul tappeto lasciando un posto vicino a lui per il ragazzo che non esitava a stendersi sul suo petto e godersi la lettura ad alta voce del più grande. 

"Jimin..." Iniziò a parlare mettendo un segno alla pagina per poi posare il libro sul tappeto rosato della stanza. La pioggia continuava imperterrita a picchiettare sulle grandi finestre dietro di loro, e nonostante avessero coperto le stesse con le tende, si potevano scorgere i lampi in lontananza. "Dimmi Yoon" disse, oramai castano, girandosi per guardare il suo volto. Poteva sentire il battito accelerato del principe e questo lo mise sull'attenti. Posò una mano sulla sua clavicola alzandosi leggermente. "Volevo chiederti... insomma... Forse sto correndo troppo, ma io ecco..." Yoongi iniziò a blaterare cercando di esprimere i suoi pensieri. Jimin ridacchiò leggermente portando la mano libera alla guancia biancastra del principe accarezzandola leggermente. "Sai che puoi dirmi tutto vero? Non devi avere paura con me-" Non riuscì a finire la frase poiché il corvino lo tirò a se incollò la bocca alla sua. Jimin mugolò e si tenne con i gomiti per non cadere a terra su di lui. Si sfioravano si toccavano. Le mani del corvino scesero lentamente lungo il corpo del minore prima afferrandolo per la vita e per stringerlo e poi scesero ancora percorrendo il corpo formoso e coperto da una semplice vestaglia di raso. Sciolse la cintura di essa buttandola a lato dei loro corpi  e quando raggiunse i fianchi del ragazzo ci si aggrappò mordendogli leggermente il labbro quando lo stesso provò ad allontanarsi per sospirare a quel contatto improvviso. Aprì gli occhi incontrando quelli dolci e liquidi di piacere dell'altro. "Voglio che tu sia mio Jimin." con uno scatto rotolò su un lato invertendo le posizioni così da ritrovarsi il castano sotto di se. Per istinto allargò le gambe per mettere all'altro di farsi spazio tra di esse. La vestaglia cedette lasciando scoperto il petto di Jimin che si muoveva su e giù frenetico in cerca di aria che quel bacio gli aveva tolto. "Non soltanto ora, non solo stanotte. Ma per tutta la vita. Voglio che tu mi sposi."

A pensarci di nuovo il ragazzo avvampò senza nemmeno rendersene conto. Era stato un bellissimo momento, e a ripensarci sentiva le farfalle nello stomaco, come fosse divorato vivo.  Sicuramente i suoi genitori non l'avrebbero presa molto bene, insomma dopotutto era per colpa del principe se avevano rapito suo fratello. Ma era stato un errore, cosa poteva saperne Yoongi? Era solo un bambino, era indifeso e ignaro di tutto. "Perché quel muso lungo?" quasi sobbalzò sentendo quella voce alle sue spalle.  Sospirò voltandosi e incrociando lo sguardo del ragazzo alle sue spalle. "Stavo pensando... e tu che ci fai qui hyung?" Jihyun sbuffò un sorriso scrollando le spalle e sedendosi accanto a lui. Il laghetto si trovava in una parte molto isolata del villaggio. Era un punto allo scoperto in un bosco immenso che circondava il palazzo reale. Una grande quercia si trovava ai piedi dello specchio d'acqua, mentre per qualche assurdo motivo l'erba in quel punto non cresceva, neanche il più piccolo dei fiori riusciva a spuntare dalla terra. "Ho litigato con il coniglio..." sospirò buttando un occhiata alle nuvole in cielo che avevano appena fatto scomparire il sole.  "Oh, mi dispiace. Perché avete litigato?" Non poteva dire al castano il motivo per cui aveva litigato con Jungkook. Perché quest'ultimo voleva che lui dicesse a Jimin chi fosse lui realmente. Ma era privo di coraggio per dirgli una cosa del genere. Come avrebbe potuto? Era sparito per dodici lunghi anni, che si aspettava? Jimin probabilmente lo avrebbe soltanto odiato. Invece ora poteva stargli vicino, poteva incrociarlo tutti i giorni a palazzo e invitarlo a fare colazione insieme. Poteva insegnargli a tirare con l'arco nelle domeniche pomeriggio. E se invece gli avesse detto la verità? Non voleva sapere come fosse finita.
"Continua a rompermi il cazzo su questioni che non lo riguardano." si strinse i capelli con entrambe le mani per poi cercare di legarli con l'elastico. Jimin ridacchiò voltandosi verso di lui e incrociando le gambe. "Lo so, Kookie è fatto così. Vuole risolvere tutto e aiutare, senza capire la gravità delle sue parole. Ma dopotutto è normale. Ha ancora 18 anni, deve ancora crescere un po'." Jihyun strinse i pugni ricordandosi le esatte parole del corvino poche ore fa.
"So che hai paura e capisco anche quello che provi. Ma tu non c'eri negli ultimi anni della sua vita e ti posso giurare che Jimin non ha smesso, neanche un solo minuto di sperare nel tuo ritorno. Smettila di essere egoista." 

Smettila di essere egoista. Smettila di essere egoista. Smettila di essere egoista. Smettila di essere egoista. Smettila di essere egoista. 

Continuava a sentire questa voce nella sua testa. "Ehy, ci sei?" lo risvegliò Jimin dai suoi pensieri. Annuì freneticamente frugando nelle tasche per cercare disperatamente una sigaretta. Ne aveva bisogno. "Sisi non preoccuparti. Vado un attimo a fumare, torno subito Jiminie." Raccolse la sua giacca di pelle correndo verso il sentiero per la citta. Jimin osservò il posto vuoto che aveva lasciato al suo fianco.  
"Aspetterò tranquillo. Ho aspettato così tanto, altri 5 minuti non mi peseranno Jihyunie." 

𝔻𝕒𝕖𝕔𝕙𝕨𝕚𝕥𝕒-Yoonmin-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora