Capitolo 25. Combattuta più che mai.

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Sono tre giorni che Alex non viene in ufficio, pare abbia avuto uno dei suoi attacchi di emicrania.

La cosa in sè non mi preoccuperebbe più di tanto se non fosse che da tre giorni non mi scrive più e non ha risposto all'unico messaggio che io gli ho inviato per chiedergli come stesse. Ciò può significare solo una cosa: sta davvero parecchio male. Perchè non credo proprio mi stia evitando volutamente.

Quando stavamo insieme capitava ogni poco che avesse giornate con forti mal di testa che lo costringevano a letto. Erano più frequenti di ora, dato che da quando lavoro qui è la prima volta che succede, però allora duravano solo un giorno e non gli impedivano di scrivere al cellulare. Ultimamente invece, stando anche a ciò che mi ha detto Cora, quando succede sparisce completamente per almeno tre o quattro giorni.

Non mi sento tranquilla ad immaginarlo al suo appartamento tutto solo mentre sta male. Ci sarà qualcuno che va ad aiutarlo a prepararsi qualcosa da mangiare? O a sistemargli la casa? Sua madre sarà andata a fargli un po' di compagnia? Non dovrei preoccuparmi così tanto per lui, so che non dovrebbe riguardarmi, ma non posso fare altrimenti, è un pensiero continuo e incontrollabile.

"Non l'hai ancora sentito?" Mi chiede Cora mentre scendiamo insieme al parcheggio alla fine di questa lunga giornata di lavoro.
Senza di lui ho scoperto che le ore in ufficio sono molto più noiose e passano con lentezza. La sua presenza, la sua voce, e ancor di più le  attenzioni che mi riservava negli ultimi giorni, erano una piacevole distrazione e inaspettatamente mi mancano parecchio.

"No, non mi ha risposto."

"Vedrai che domani o dopo domani torna, come succede sempre, se la starà cavando. Ma se sei proprio preoccupata puoi fare un salto a casa sua." Mi stuzzica.

Io sorrido tra me. È proprio il contrario di ciò che mi ha suggerito Penny: non azzardarti ad andare a casa sua! mi ha detto minacciosa ieri sera quando, tra un discorso sull'abito da sposa perfetto ed uno sulle migliori location, le ho confessato di essere un po' in pensiero per lui.

"Non credo sia una buona idea. Come hai detto tu presto tornerà al lavoro." Le dico cercando di convincere più che altro me stessa.

Le porte dell'ascensore si aprono lasciandoci accedere al parcheggio sotterraneo e ognuna si dirige alla propria auto.

"Ci vediamo domani Rebecca. Buona serata."

"A domani Cora." La saluto con un sorriso.

Salendo in macchina ed avviando il motore mi ritrovo di nuovo a pensare ad Alex e ai consigli contrastanti che mi danno Penny e Cora. È quasi ridicola la situazione, mi spingono una in una direzione ed una nell'altra, convinte entrambe di spronarmi a fare la cosa giusta, quella che mi renderà felice. Ed io nel mezzo sono combattuta più che mai.

All'inizio ero davvero convinta di doverlo e volerlo dimenticare e il suo comportamento da stronzo facilitava un po' le cose, almeno da questo punto di vista. Ultimamente però lo vedo cambiato e questo complica tutto: fatico a stargli lontana, fatico a non dargli troppa confidenza, a mantenere un rapporto solo lavorativo, fatico a mascherare e reprimere i miei sentimenti. Sta diventando tutto tanto, tanto difficile.
Più il tempo passa e più mi rendo conto che senza di lui non riuscirò mai ad essere felice come vorrei e come merito. Forse vale la pena di prendersi qualche rischio e lasciarsi andare... potrei soffrire ancora, è vero, ma pure ora non è che sia tutta sta gioia.

Sto guidando nel traffico newyorchese con tutti questi pensieri per la testa quando qualcosa scatta dentro di me: devo andare da lui, vedere come sta e dirgli ogni cosa. Ho bisogno di aprirmi con lui, confessargli che non l'ho mai dimenticato e che, se lo vuole anche lui, sono pronta a riprovarci. Penny mi sbranerà viva, non ho dubbi, ma ci penserò più tardi a lei.

Guadagnandomi dei meritatissimi colpi di clacson dalle auto attorno a me, rallento all'improvviso e faccio un'inversione da ritiro patente per tornare indietro verso casa di Alex, dall'altro lato della città.

Guido e mi sento sollevata come non ero da tempo, leggera come un palloncino pieno d'elio. Finalmente sto facendo ciò che ho sempre voluto davvero, ho smesso di frenarmi, ho permesso al sentimento che provo per Alex di scoppiarmi dentro più forte che mai e già questo mi fa sentire finalmente bene.

Mentre mi avvicino al lussuoso quartiere dove abita Alex inizio a sentire l'adrenalina farsi strada in me. Lo sto facendo davvero, quasi non ci credo!
Le gambe mi tremano e sto stringendo il volante molto più del necessario. Sono emozionata e nervosa.

Parcheggio la macchina davanti al portoncino del suo bellissimo appartamento e, in un attimo di razionalità, mi rendo conto di non avere la certezza che lui abiti ancora qui.
Beh, ormai ci sono, tanto vale suonare e scoprirlo.

Scendo dalla macchina con il cuore in gola e mi avvicino con una lentezza disumana alla porta.
Il ricordo dell'ultima volta che sono stata qui mi invade. Ero stata ad aspettarlo per un sacco, camminando avanti ed indietro su questo marciapiede, e quando lui era tornato mi aveva scaricata dicendomi tutte quelle cose terribili che nemmeno con gli anni potrò mai dimenticare. Mi ha aperto una ferita nel petto che non si è ancora del tutto rimarginata. Spero che oggi, proprio qui, potremo riscrivere un nuovo capitolo della nostra storia.

Sono ormai davanti alla porta e sono talmente agitata da non riuscire a controllarmi. Guardo il nome sopra il campanello e quando leggo "Alex Blunt" inizio a sudare freddo. Sono nel posto giusto e la cosa mi innervosisce ancora di più.

Resto col dito appoggiato al campanello qualche secondo prima di trovare il coraggio per premerlo e dopo averlo fatto lotto contro la tentazione di scappare via. Sono arrivata a questo punto, non posso più tirarmi indietro.
Sento dei passi avvicinarsi e, un attimo prima che la porta si apra, sento una voce.

"Non alzarti da li! Ho detto che oggi mi prenderò cura io di te, brontolone del mio cuore!"

Una ragazza bellissima compare davanti a me. Alta, ogni curva al posto giusto, una pettinatura impeccabile ed un make up da cinema.

"Ciao." Mi dice.
Ed io resto pietrificata.

Immagino già i peggiori scenari: lei che gli porta a letto le medicine, il pranzo, la cena, lei che lo aiuta ad andare in bagno, che gli avvicina il telecomando. Loro che si fanno compagnia, ridono, scherzano... si coccolano... si baciano.

Ed io che cazzo ci faccio qui? Perchè mi è venuta la stramaledetta idea di presentarmi a casa sua?!

"Tutto bene? Ti serve qualcosa?" La super figa mi guarda stranita e forse un po' preoccupata. Le sembrerò una pazza così imbambolata davanti la porta.

"Chi è?" Chiede nel frattempo la voce di Alex avvicinandosi dall'altra stanza.

Mi riscuoto.

"No. Io ho sb-sbagliato indirizzo. Scusami." Le volto le spalle e scappo via verso la mia auto.
Devo allonanarmi al più presto da qui.







Per Sempre CosìWhere stories live. Discover now