ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ɴᴏᴠᴇ - ᴄᴏᴍᴇ ᴛᴜᴛᴛᴏ ᴇʙʙᴇ ɪɴɪᴢɪᴏ [ᴘᴀʀᴛᴇ ᴜɴᴏ]

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Era passato un mese dal giorno in cui tra Genzo e Kojiro era iniziato tutto, prima che il ragazzo gli rompesse la gamba e gli si confessasse per la seconda volta.

Un mese da quella fatidica giornata, che era iniziata come tante altre, almeno per Genzo...

<< Nisha come ti senti? >> chiese il ragazzo alla domestica indiana.

<< Per niente bene, non riuscirò a pulire per due settimane, così ha detto il dottore >> commentò la donna, scuotendo la testa.

<< Non preoccuparti, tu riposati, so io chi chiamare >> replicò Genzo, appoggiandole una mano sulla spalla.

Genzo uscì dalla stanza, con un leggero sbuffo.

Per sua fortuna conosceva un odioso ragazzo che era sempre pronto a lavorare per qualche soldo.

Genzo non ci pensò due volte e chiamò Kojiro al telefono, impaziente.

I due si odiavano, ma Genzo sapeva che per soldi Kojiro avrebbe accettato qualunque lavoro.

<< Pronto? >> rispose Kojiro.

<< Ciao Hyuga! Senti la mia governante sta male e ho bisogno che tu venga a fare da domestico per un po' a casa mia >> spiegò brevemente Genzo.

<< Non se ne parla! Per chi mi hai preso? Ho tanti altri pensieri nella testa in questo periodo! >> si lamentò Kojiro, che stava passando anche un brutto momento con i voti scolastici.

<< Sei coraggioso a presumere che mi interessi qualcosa... Allora, vieni o no? >> si lamentò Genzo.

<< No! >> esclamò irritato Kojiro.

<< Se ti pago vieni? >> chiese beffardo Genzo.

Kojiro ci rifletté qualche istante.

<< Va bene Wakabayashi, hai vinto, verrò a casa tua a fare le pulizie... Dimmi a che ora e cosa devo fare >> mormorò alla fine Kojiro.

Aveva bisogno di un lavoro per aiutare in casa e sapeva che Genzo pagava molto bene.

<< Tutti i giorni, dalle quattro alle dieci di sera. Dovrai pulire casa dentro e fuori, fare da mangiare e farmi i massaggi >> spiegò Genzo, sogghignando.

<< Va bene, avverto mia madre e arrivo fra un'ora >> sbuffò Kojiro, irritato.

Genzo non lo salutò nemmeno, chiuse la chiamata e rise, divertito.

Non era una risata di gioia, non traeva nessuna gioia nel far sgobbare Kojiro, ma nel suo petto c'era un ampio buco quando pensava a quel ragazzo.

L'aveva ferito, sei anni prima, rifiutando il suo amore con sgarbatezza e adesso, quando lo guardava, non poteva fare a meno di provare un terribile rancore.

Eppure quando si vendicava, come quel giorno, obbligandolo a servirlo e riverirlo, non stava meglio, ma solo peggio pensando che suo malgrado per quel ragazzo provava ancora qualcosa.

Sì, Genzo ogni volta che guardava Kojiro sentiva ancora il cuore battere veloce, come un martello nel suo petto, per quanto tentasse di farlo smettere.

Cosa poteva farci se, in sei anni, era rimasto attaccato alla sua figura, terribilmente perso di lui?

Kojiro arrivò a Villa Wakabayashi dopo un'ora e suonò il campanello.

Genzo gli aprì senza indugi e il ragazzo entrò nella casa, camminando a passo spedito.

Come ogni volta che si vedevano Genzo si vide costretto a tirare su una maschera di crudeltà e beffarda, per difendersi da quel sentimento spinoso che lo attanagliava ogni volta che ripensava al rifiuto di Kojiro.

Line Without A Hook - HyugabayashiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora