Cαριƚσʅσ 33 (Pαɾƚҽ 2)

297 26 29
                                    

Rientrarono in macchina, in silenzio.
Jisoo cominciò ad allacciarsi la cintura, mentre Taehyung continuava a lanciarle delle occhiate furtive per capire cosa avesse.
Mise in moto e per stemperare la tensione, le chiese:

«Ti riaccompagno a casa?»

«No, al lavoro. Devo riprendere la macchina», rispose lei, guardando dritta di fronte a sè, ma senza vedere nulla nello specifico.

La strada le stava passando davanti senza cogliere minimamente la sua attenzione.

«Ok...», rispose lui.

Jisoo non riusciva a dire nulla, si sentiva solo bloccata, una specie di automa che con il corpo era lì, seduto in quella macchina, ma che con la testa era da tutt'altra parte.

L'aperitivo era trascorso in fretta o forse lentamente, non sapeva dirlo, tanto aveva perso la cognizione del tempo.
Le voci, le azioni, i racconti, le erano parsi ovattati, lontani da lei. L'avevano sfiorata, ma non aveva colto più niente dopo la sua conversazione con Irene.

Aveva sperato per lo meno di non aver lasciato trapelare nulla della sua assenza, si era sforzata di annuire, di sorridere quasi a comando, quando in realtà tutto quello che avrebbe voluto fare era correre via di lì.
Aveva trangugiato un pezzo della sua torta alle fragole, ma non avrebbe neppure potuto dire che gusto avesse, tanto l'aveva buttata giù a forza, in quello stomaco che portava solo un enorme peso che l'opprimeva.

Non sapeva neppure se Taehyung avesse notato il suo cambiamento, forse lo stava percependo ora in macchina, visto che il silenzio regnava nell'abitacolo.
Silenzio pesante, teso, imbarazzante.
Taehyung continuava a tirarle delle occhiate senza chiederle nulla in modo diretto.

Accese la radio per distrarsi.
Cominciò a tamburellare le dita a ritmo di musica sul volante e Jisoo trovò anche quel gesto darle sui nervi.
Tentò di calmarsi e di non dare nell'occhio.

Dopo minuti interminabili di silenzio, svoltarono nel parcheggio sotto l'ufficio di Jisoo, dove era parcheggiata la sua macchina.
Taehyung parcheggiò e spense il motore poi, finalmente, le disse serio:

«Potevi ammettere di non essere stata bene, senza cadere in questo mutismo selettivo»

«Sei fuori strada...», rispose lei secca.

Non sapeva se avesse o meno voglia di affrontare quella discussione.
Taehyung si girò verso di lei e le disse:

«Fuori strada? Illuminami allora, che ti è preso?»

Jisoo sospirò e poi capì che era inutile tentare di mandare giù quel boccone amaro e cercare di dimenticare: doveva chiedere.

«So tutto. Me lo ha detto Irene», disse con lo sguardo fisso davanti, cercando di evitare il suo.

Taehyung stette in silenzio fissandola, evidentemente aveva capito cosa intendesse dire.
Tirò un lungo respiro e si passò una mano tra i capelli, poi sospirò:

«Bene...»

Jisoo rimase immobile, incapace di dire nulla.
Sarebbe stato più facile sbraitare, sfogarsi, mandarlo a quel paese e scappare come aveva fatto la prima volta che avevano discusso.
Ma non era arrabbiata.
Era atterrita, il che era diverso.

𝑨𝒏𝒐𝒕𝒉𝒆𝒓 𝒍𝒐𝒗𝒆 (𝐕𝐬𝐨𝐨)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora