CENERENTOLA | SINDROME DEL SECOND LEAD

483 50 11
                                    

Jungkook è Anastasia Tremaine e Taehyung il principe che non avrà mai.

•••

C'era una volta un ragazzo di nome Jungkook che viveva con la madre, la signora Tremaine, la quale amava soverchiare i deboli (proprio come la sorella maggiore, Genoveffa).
Con loro, inoltre, viveva una fanciulla degna di essere contemplata, armonica sia per l'aspetto fisico che quello spirituale, Cenerentola.

Jungkook vedeva ogni sera Cenerentola la quale, imbrattatasi i vestiti di cenere del residuo di combustione del legno di cui usufruiva per la preparazione del pranzo e la cena, passava il tempo vicino al caminetto tra il mormorio dei piccoli roditori dal pelo grigio-avana. Altre volte questa sfregava la pentola con la pomice e altre volte ancora sedeva silenziosa a udire la scatola armonica datole.
Era la protagonista principale ed egli la detestava.

Sebbene vittima di crudeli imposizioni di lavori avvilenti, i quali si presentavano con rigore, questa era in grado di imporsi all'altrui attenzione.

In quei giorni accadde l'inaspettato.
Qualcuno aveva proclamato che il figlio del re, il principe erede al trono, avesse indetto un ballo a cui erano state invitate tutte le fanciulle del reame in età di marito.

«Il principe Taehyung.» farfugliò Jungkook.

«Dio, sì! Il mio marito mi attende, Jungkook!» esclamò euforica Genoveffa.

«Mamma! Mamma! Vieni ad aiutarmi! Chiama Cenerentola! Cenerentola!» soggiunse in seguito, modulando la voce in più grida.

Tuo marito, quindi mio cognato?

Jungkook si ricordava di lui.
Del principe.

•••

Era la stagione della coglitura dei frutti.
Grondava sudore nella fronte del ragazzo castano, il quale, poiché si fosse offerto di aiutare la famiglia reale con la raccolta delle mele, era in ottima compagnia del principe Taehyung.

Il fitto battito d'ali degli uccelli che d'improvviso si liberavano nell'aria interruppe il loro operoso lavoro.

Purtroppo non erano soli, a pochi passi da loro c'erano due guardie alla prese con il loro ciarlare a vuoto di politica.

«Stai attento! Ehm, il tuo nome?» proferì il principe, gettando lo sguardo sui polsi del giovanotto i quali si sfregavano con il ferro dei cassetti di legno.

«Jungkook, sua maestà.»

«Jungkook, me lo ricorderò.»

«Sei un bel ragazzo. Sono più che certo che troverai una gentile donna alla tua altezza.»

D'un tratto questi si fece un taglio sommario, cosa che destò l'interesse del principe, il quale si accinse a tirare fuori un fazzoletto dalla tasca anteriore e avvolgerlo alla ferita lungo la zona del polso di lui.

«Ti avevo detto di stare attento!»

«Le chiedo scusa...»
Il fatto aveva mortificato il castano.
E cercava di non guardare il principe negli occhi.

«Tranquillo.» gli sorrise ampiamente.
Alla fine, udendo il suonare a distesa delle campane, i due spensierati andarono a lavarsi le mani con un sapone muschiato a pochi passi dalla radura.

•••

Jungkook voleva andare a quel ballo.
Voleva trascorrere dell'altro tempo con il principe.
Ne aveva bisogno.

ONE SHOTS, TAEGGUKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora