1.2 "Dart"

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Isabel, tenendo in mano un lungo bastone, ritornò in cucina.
"Ci sono!" disse al fratello, che si stava sistemando la sua soffice armatura.
"Dove hai preso quello?!"
"Una vecchia campagna di D&D" rispose Isabel con poco entusiasmo "ma ora andiamo!" concluse, avviandosi per il corridoio.
Giunta davanti alla porta si fermò, esitando.
"Che ti prende?!" chiese Dustin, arrivando alle sue spalle.
Aveva paura, ecco cosa c'era; toccò la tasca della giacca, che ancora aveva addosso: l'accendino era al suo posto. Inspirò, chiudendo gli occhi.
"Al mio tre, Dustin. Uno... due..." esitò ancora.
La mano di Dustin si posò sulla sua, si sentì meglio, riprendendo così il controllo delle sue emozioni.
"Tre!" disse il fratello ed insieme spinsero la porta.
Schiena contro schiena, iniziarono a correre verso la baracca in giardino; ma Dustin era troppo lento.
"Muoviti!" urlò sottovoce Isabel, spingendo un po' il ragazzo, iniziando a sentire i passi di quell'essere avvicinarsi.
"Dannazione!" gridò il fratello, quasi inciampando.
Isabel sentiva la fine avvicinarsi.
Spinse Dustin con più forza ed iniziarono a procedere con più velocità. In un attimo, furono fuori, senza alcuna traccia di Dart se non il suono dei suoi passi.
Con una spinta, il ragazzo aprì la porta della baracca e, non appena furono dentro, la richiuse.
Si guardarono: sapevano entrambi che non era finita.
Con uno slancio, Isabel spostò il fratello, gettandosi sulla parete e prendendo a guardare attraverso le travi.
" È qui!" esclamò quasi sussurrando, cercando di mantenere la calma. Ma per quanto potesse provarci, era impossibile: un demogorgone, simile ad un enorme cane, aspettava solo di sbranarli. D'istinto tirò fuori l'accendino, irrigidendosi.
"Cazzo, cazzo, cazzo, cazz-" strillò Dustin alle sue spalle.
Con un altro scatto, la ragazza si voltò, fermando le parole del fratello con la sua mano, posizionatasi sulla bocca dell'altro. Ora lo guardava negli occhi; un brivido la percorse: erano così simili ai suoi, così blu, così terrorizzati; non l'aveva mai notato.
"Dustin... calmati" disse ed il patto del fratello riprese un ritmo abbastanza regolare.
"Iffabel..." borbottò la sua bocca da sotto la mano.
"La tolgo solo se parlerai più piano".
Il ragazzo annuì e le sue labbra furono libere da quella presa. Ora non guardava più la sorella, guardava oltre, verso l'esterno. Isabel non ebbe nemmeno il tempo di voltarsi, che fu violentemente sbattuta di lato. Scosse la testa: Dustin era sparito e la porta era aperta.
Spaventata, in ansia e arrabbiata; strinse con più forza il suo bastone, uscendo allo scoperto.
Dustin stava affrontando quell'essere da solo. Per un attimo si paralizzò: sembrava cavarsela.
D'un tratto, un forte tonfo inondò l'aria e il fratello si ritrovò a terra, mentre Dart iniziò a caricarsi, pronto a saltargli addosso. Sarebbe morto.
Mossa da quel pensiero, Isabel gridò, avanzando. Strinse il bastone, conficcando le sue unghie nel legno; lo alzò in aria, sentendo il sudore aumentare; chiuse gli occhi e colpì.
Un urlo disumano le perforò i timpani, mentre il suono si fece sempre più lontano e ovattato.
Spalancò di nuovo gli occhi: Dustin stava bene, fu la prima cosa che volle vedere. Ma il suo viso era ancora solcato dalla paura; in un balzò, infatti, il fratello fu in piedi gettandosi verso le ante della cantina e chiudendole sotto di sé. Isabel rimase immobile.
"Scusami... hai mangiato il mio gatto" esclamò Dustin, facendo sorridere la sorella, che si slanciò verso di lui. Lo spinse leggermente, inserendo una trave tra le maniglie delle ante.
"Così dovrebbe andare" esclamò ancora con la voce tremolante e gettandosi sopra la porta. Dustin fece lo stesso, chiudendo gli occhi e inspirando.
"Grazie" disse.
"Grazie" rispose la sorella. Si guardarono, per poi scoppiare e in una forte risata, lasciando evaporare in quel suono tutta la loro adrenalina.
"Ora che si fa?" disse Isabel, mettendosi a sedere.
"Si entra qui dentro" rispose Dustin, divertito.
"Tu sei matto!"
"E tu stramba!"
Risero di nuovo.
Mai come quella volta il soprannome stramba le era sembrato quasi carino. Sorrise.

* * *

"Codice rosso, ripeto... codice rosso" disse la voce di Dustin per la centesima volta. Isabel non lo sopportava più.
"Dustin!" disse afferrando il suo walkie-talkie, prima poggiato sull'erba.
"Oh, grazie al cielo qualcuno..." rispose la voce del ragazzo dall'altra parte.
"Sono Isabel, zuccone" continuò l'altra "e direi che potresti smetterla"
"Isabel!" gridò Dustin, tanto forte da farsi sentire anche fuori dall'apparecchio.
"A che punto sei?" chiese la ragazza, cambiando discorso.
"Quasi finito, tu?"
"Finito proprio..." raccolse l'ultimo pezzo di prosciutto, gettandolo nell'immondizia "adesso!"
Il silenzio calò tra i due, ma la comunicazione rimase accesa con il suo monotonia scricchiolio.
"Fammi provare un'ultima volta..." chiese ancora il ragazzo. Isabel si appoggiò ad un albero, osservando le fronde muoversi delicatamente al vento, sospirò: come poteva essere ancora così tanto speranzoso.
"Dustin... non c'è nessuno... io direi di aspettare fino a quando qualcuno come Hopper non ci risponderà..."
Il silenzio si presentò di nuovo ed Isabel poté concentrarsi su quel leggero sibilo delle foglie, dimenticandosi per un secondo della pesantezza del mondo.
"Codice rosso... codice rosso, ripeto... mi ricevete!" riprese a parlare il fratello, dietro quella piccola parete nera.
Gettò l'oggetto lontano in mezzo alla distesa di foglie arancione, abbassando l'antenna.
Scivolò sulla corteccia, fino a toccare terra e chiuse gli occhi: non c'era più alcun rumore, nemmeno da dove avevano rinchiuso Dart.
Tese l'orecchio verso quel luogo, sentì qualcosa: un suono continuo, ovattato e lontano. Quell'essere era ancora lì.
Poi un tonfo, ma non da quel luogo. Si voltò, alzandosi di scatto: Dustin era uscito di casa e stava correndo, ma non verso di lei.
"Hey, Hey, Hey... frena, frena, frena..." disse raggiungendolo di corsa, mentre già l'altro si era posizionato sulla sua bici "Dove credi di andare?!"
"A cercare qualcuno"
No, tu non andrai da ness-" ma Isabel non finì nemmeno la frase, che il ragazzo già sfrecciava sul vuoto asfalto della strada.
"Perché, perché dannazione! Perché è così... così testardo!" borbottò, fiondandosi sulla sella della sua bicicletta.
Una folata di vento la raggiunse ed entrambi sparirono da lì.

·˚ ༘₊· ͟͟͞͞꒰➳ salveeee a tutti, come state e cosa ne pensate di questi due capitoli dedicati a questi due fratellini? E, secondo voi, come reagirà Isabel al prossimo incontro con Steve? Fatemi sapere. Un abbraccio a tutti

MaryInes_

𝐇𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧, 𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐫𝐚𝐦𝐛𝐚 | Steve HarringtonWhere stories live. Discover now