13: Pedoni bianchi ♙

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È solo un secondo quello che separa la calma e sorpresa di Misa e la sua esplosione collerica.
In questo secondo, i suoi occhi rossi sembrano farsi molto scuri, profondi. Inizia a correre urlando, i piedi battono sul pavimento causando un terremoto mai sentito prima.
Il suo volto è bizzarro, tutto tirato con la mascella spalancata e gli occhi aperti al massimo, quasi i bulbi oculari escono dalle orbite.
«Bastardo io ti ammazzo!» estrae dalla sua tasca una biro di inchiostro nera stappata, saltandomi addosso. Light tenta di staccarla da me, ma viene colpito da un suo pugno cieco. Afferra di forza la mia maschera, pronta a toglierla, mentre affonda la penna nella cavità degli occhi di questa. Sento la punta scavare nel mio bulbo, con un rumore gelatinoso questo scoppia in sangue e cascate rosse colano per la mia guancia sinistra, con piccoli balzi sanguigni che provengono dagli occhi. Lei è pronta ad affondarla ancora, ma Light la prende e la getta a terra, chiamando Soichiro. Stranamente, lo fa con una trasmittente. Che ne è delle telecamere? Le ha disattivare?
«Kyou! Kyou! Resisti! Resisti...» la voce di Light è spaventata, trema come la fiaccola di un fiammifero. Misa ha tentato di uccidermi. Prima che possa fare ragionamenti complessi, perdo i sensi.

Misa mi ha tolto un occhio. Me lo ha strappato via con una penna, mi ha accoltellato tingendo di nero il mio sangue rosso.
È pazza, matta da legare: uccidere per Light? Nemmeno io arriverei a tanto. Questa esperienza tuttavia mi ha dato prova di molte cose: Misa Amane non ha nessuna barriera limitativa, è pronta a tutto per l'amore di Light, anche a uccidere; Light in qualche modo ha disattivato le telecamere, ricorrendo a una trasmittente per chiamare suo padre; io non temo la morte.
C'è chi si aspetta che i propri istinti li salvi dal pericolo, dalla morte imminente, da una situazione svantaggiosa dove c'è da ferirsi. Nonostante questa natura di sopravvivenza sia innegabilmente presente nell'uomo, io non ho provato nessuna tentazione, nessuna particolare avversione verso Misa. Anzi, vorrei ringraziarla. Non ho avuto nessun pensiero cattivo, nessuna voglia di scappare via, di combattere e difendermi. Ho semplicemente guardato Misa correre verso di me, estrarre quella improvvisata arma bianca e sperato che tutto finisse al più presto, vita o morte. Non mi fa differenza esistere, non mi fa né caldo né freddo sparire. Non temo la morte, non temo la vita e soprattutto mi ritengo soddisfatto, senza nessun rimorso. Forse una lieve irritazione per il caso Kira, che non sono riuscito a risolvere. Ma chi voglio prendere in giro? È palesemente Light il colpevole. Eppure non riesco a fare niente per cercare di rialzarmi, per capire dove mi trovi e che sta accadendo.
Tutto intorno a me vi è il nulla, il vuoto, il buio. Un po' sgomenta questo posto, un po' mi calma. È sia la quiete che la paura, la vita e la morte. Un equilibrio ancestrale che sento come se esistesse da sempre, come se fosse questo l'antro primordiale nel quale si è originato tutto. Da qui discendiamo tutti, qui noi dobbiamo tornare. È un tira e molla tra la luce e il buio, tra un buco nero e uno bianco, tra il cielo e la terra.
Percepisco l'assenza e la presenza di tutto allo stesso tempo, come se fossi cosciente e privo di sensi allo stesso tempo.
Vedo solo fluttuare la mia mano, che seguendo con il mio sguardo finisce nel mio braccio e tutto torna al mio corpo. Sto volteggiando come una bolla per questo spazio nullo, infinito e caotico. È un paradosso, poterlo spiegare mi porterebbe via il tempo che qui non scorre, ma che in realtà c'è, nascosto da qualche parte, rannicchiato a dormire pronto per sbocciare quando la luce diventa verità.
«Questo, Kyou,» sobbalzo spaventato, urlo, ma la voce non esce; fanculo a questo stronzo che sbuca dal nulla!
«è quello che spetta a chi utilizza il death note.»
Riconosco la persona che sta parlando. Light.
«Tu come lo sai? Perché io sono qui?» Light sorride, fa qualche passo verso di me. Mette una mano sulla mia guancia e mi sorride dolcemente, ma le sue dita si fanno sempre più forti e stringono la mia carne. Avvicina il suo volto al mio, i nostri occhi sono vicini e ancora di più lo sono le nostre labbra e i nostri nasi. Non indosso la maschera.
«Io sono solo la tua coscienza. Lo sono sempre stato, Kyou.»
Mi dà un bacio sulle labbra, staccandosi da me appena io arrossisco.
«Sin da quando sei stato stuprato, sin da quando ti hanno urinato sopra, sin da quando ti hanno preso di mira. Io e te siamo sempre stati la stessa persona. Uguali in tutto meno che nelle relazioni sociali. Avevi bisogno di me per vivere, perché ero ciò che tu saresti potuto diventare. Ero la luce nel buio, il tutto nel nulla, ero questa dimensione e allo stesso tempo ero nulla. Hai dovuto fingerti me, ragionare come me, studiarmi per poterti avvicinare sempre più alla mia figura e al contempo avvicinarti a me perché ti sentivi in colpa per ciò che stavi facendo. Sei un maniaco, Kyou. Questa dimensione vive in ognuno di noi, è la nostra tortura quando sbagliamo e l'eterno per coloro che usano il death note. Tutto sommato, le tue azioni, per quanto gravi, sono contro bilanciate dal bene che hai fatto e alla dedizione nella caccia a Kira. Questo potrebbe assicurarti il paradiso. Ma se nulla di tutto ciò di quello che hai fatto è buono, allora preparati a cadere all'inferno. Io sono te, tu sei me, insieme siamo tutto. La chiave per accedere a un dopo vita è semplice: accettare la morte. La maggior parte delle persone, incontrando la propria coscienza che quasi sempre è la loro stessa copia, accettano la morte, trovandola più dolce e giusta della vita. Altre invece, tornano, senza contare all'unica condizione esistente: dopo vi è il nulla, questa dimensione. Proprio come chi usa un death note. Che vuoi fare, Kyou?»
È tutto così complesso. C'è questo dopo la morte? Tutti i riesumati dai letti d'ospedale dopo aver sfiorato la morte non ne hanno mai parlato.
«Dimenticherò tutto questo una volta tornato?»
«Sì.»
«Se volessi rimanere o ascendere a uno dei due regni spirituali, tu mi seguiresti?»
«Sono solo la tua coscienza. Io sono sempre con te.»
«Erica ha utilizzato il death note per sperimentare. Lei resterà qua una volta morta?»
«Sì, è inevitabile.»
«Mi ami?»
«Sono la tua coscienza. Tu ti ami?»
Io mi amo? Sento come se dovessi sapere la risposta senza indugi, come se fosse il minimo necessario per avere accesso alla libertà di pensiero. Ma io mi amo effettivamente? Non penso neanche di meritare amore. Se ora accettassi di ascendere, ci sarebbero buone probabilità che la mia condotta con le altre persone e il mio passato impietosiscano la mia coscienza e mi permettano di andare in paradiso; se fossi giudicato puramente sulla figura di Light, andrei sicuramente all'inferno. E se fosse tutta una messa in scena? Un grandissimo bluff astrale. Se dopo la morte vi fosse il nulla, se questo fosse valido sia per chi non usa un death note e per chi lo usa, allora questo sarebbe solo un test per perdonarsi. Solo un modo per lasciare alla propria coscienza libero campo e onestà totale per giudicarsi. Una resa dei conti con noi stessi e basta. Un grandissimo raggiro per poter una volta in tutta la nostra esistenza ragionare su che tipo di persona siamo.
«Io voglio tornare indietro.»
«Perché?»
«Sospetto che tutti rimaniamo in questo luogo, che l'unico motivo per il quale si finge un bivio è costringerci a giudicare chi siamo e a capire quanto siamo messi male.»
«Ottimo ragionamento e buona congettura, ma se ora ti dicessi che così non fosse?»
«Vorrei tornare comunque indietro, mi costi pure restare in questo nulla.»
Light annuisce, prendendomi la mano. Mi porge con una mano la biro che mi è stata conficcata da Misa: l'occhio è ancora attaccata alla punta, pulsante. Si gira a scrutarmi.
«Riattaccati l'occhio. È un gesto simbolico, nella realtà non tornerà mai.»
Afferro la penna, con tanta forza mi ficco l'occhio dentro all'orbita. Torno a vedere. Torno in vita.

«Misa non voleva farlo, è stato un incidente!» la voce di Light piena di panico combatte quella di Soichiro, che intima la calma.
Sento Misa che si dimena mentre qualcuno le mette le manette, Erica e An sussurrano tra loro. Un singhiozzo dalla parte di Erica mi spezza il cuore. Ho portato tanto dolore?
Mi pento già di essere tornato. Tutte queste consapevolezze mi fanno stare male. Forse avrei dovuto accettare, ma tutti questi rimorsi di certo non mi faranno tornare indietro.
Provo a respirare, ma produco un gemito distorto e aspirato, che tiene tutti sulle spine al punto che si zittisce l'intera stanza.
«K-K?» sussurra Erica. Debole è la mano che alzo, ma riesco ad alzarla. La donna corre verso di me, io vengo travolto dalla sua energia che contrasta la mia debolezza.
Massaggio i suoi capelli, facendoli filtrare tra le mie dita.
Dura un secolo questo abbraccio, mentre Misa cade sulle ginocchia piangendo. Anche Light mi guarda sconvolto: trasalisce notando i miei occhi fissarlo.
La mia maschera è stata tolta, quindi.
Mi tocco le guance, la pelle è fredda come quella di un cadavere: lo è già da un po'. La cosa strana che noto subito è la mano che sta stringendo Erica: sul dorso di essa sta crescendo un esoscheletro.
Anche lei lo nota, lo tocca, le lacrime smettono di colare e si asciugano mentre con la bocca aperta come una bambina curiosa tasta la mano.
«K stai bene?» mormora Misa, incredula, distrutta. Light mi raggiunge, mi abbraccia da dietro.
«Ho avuto tanta paura di perderti.» dice invece il castano.

La squadra si è riunita nella sala principale, con Misa in manette.
Ci stiamo tutti guardando l'un l'altro. Chi si gira i pollici vuole evitare il discorso, chi fissa uno dei tanti seduti vuole affrontarlo e sta aspettando che qualcuno prenda l'iniziativa.
Aizawa e Ide hanno un volto cadaverico e spaventato, Matsuda è svenuto e si è ripreso credendo fosse tutto un brutto incubo. Mogi e Soichiro sono i più duri da impressionare.
Misa sta piangendo e geme come una pazza, guardandomi senza scollarmi di dosso la pressione assassina che nutre nei miei confronti.
«Bene, direi che inizio io a rompere il ghiaccio.»
Tutti saltano sull'attenti. Erica e An si guardano fissi attraverso le loro maschere.
«Quello di Misa è stato un attacco dettato dalla gelosia. Io e Light siamo ufficialmente fidanzati. Non voglio che Misa venga arrestata: ho intenzione di tenerla sotto osservazione. Dovrà restare tutto il giorno ammanettata e legata a una sedia qua nella sala principale. Light invece io e te condivideremo l'appartamento: l'unica condizione che ti pongo è quella di non entrare nella stanza senza di me. An ed Erica si sposteranno nel vecchio appartamento di Misa e tutto sarà presto sistemato.
Nessuno ha aperto il proprio fermaglio, vero?»
Matsuda alza la mano, mettendo sul tavolo il suo fermaglio aperto. Tecnicamente io sono morto. Erica mi ha parlato di come il mio cuore si fosse fermato, di come il sangue abbia smesso di scorrere. Non posso biasimare Matsuda, anzi, biasimo coloro che non hanno aperto il fermaglio quando potevano.
«Ho pensato che fosse giunto il momento di aprirlo siccome la tua morte per lo shock era stata accertata sia da Soichiro che da Erica.»
Scuoto la testa: «Ragionevole. Siccome tu sei a conoscenza dei sospettati numero uno della mia indagine, ho intenzione di aggiungere la tua morte come causa dell'apertura dei fermagli. Siccome ora Kira vorrà conoscere i nomi, presumo che sei nella sua lista nera, per tanto tu non dovrai per nulla al mondo rivelare quei nomi e lasciare che Kira agisca. Una volta che l'avrà fatto -se avrà il coraggio di farlo-, chi aprirà il fermaglio ha il dovere di giustiziare Kira.»
Light e Misa non possono scambiarsi informazioni perché Misa è sotto sorveglianza, questo impedisce a Light di uccidermi. Certo, se avesse rivelato il mio nome prima a Light sarebbe un bel problema. Tuttavia, Erica mi ha assicurato che è stato Soichiro con tutta la task force a toglierla.
«Mogi, sorveglia Misa. Erica, io e An siamo ormai fuori dai vostri sospetti, dico bene Soichiro?»
L'uomo annuisce.
«Ormai posso confermare che voi siete innocenti. Abbiamo fatto le giuste investigazioni sul vostro conto e possiamo dire che voi non avete nulla di sospetto.»
Sorrido e lui ricambia.
«Erica, per concludere questo giovedì, puoi illustrarci le ultime scoperte?»
La donna acconsente, prendendo dei fogli e sparpagliandoli sul tavolo. Ci permette di leggerli, confrontarli con le sue parole: «Dalle analisi svolte precedentemente sono giunta alla conclusione che la penna abbia iniziato a produrre infinito sangue identico a quello di Kyou, anzi, uguale in tutto è per tutto, sono la stessa cosa. Ho inoltre appurato che il sangue che vediamo scorrere nella penna e che bagna le strane lame che si aprono al contatto umano sono un numero finito e diverso dall'inchiostro. Ho notato tuttavia un mutamento nella penna circa il momento in cui mi è giunta voce dell'attacco di Misa verso Kyou. Ciò che ho scoperto è qualcosa di bizzarro: il sangue che bagna la penna e che possiamo vedere da fuori è diminuito della stessa quantità del sangue perso da Kyou. Ho iniziato a riscontrare modifiche anatomiche piuttosto evidenti in Kyou, che avvengono quando egli è vicino alla penna o in una situazione di emorragia. La mia teoria è molto semplice: Kyou sta diventando uno shinigami.»

⛧𝕭𝖑𝖔𝖔𝖉𝖞 𝕻𝖊𝖓↬𝐿𝑖𝑔𝒉𝑡 𝑌𝑎𝑔𝑎𝑚𝑖♚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora