YEOLYEOSEOT | SPICCHIO SEDICI

302 30 26
                                    

Il ventisettenne Jungkook era in procinto di recarsi al banco del check-in con il bagaglio da stiva, quando qualcuno gli cinse la mano libera, cioè quella sinistra.

«Taehyung?» domandò il ventisettenne, voltandosi e incontrando lo sguardo del ragazzo che gli aveva preso la mano.

«Hyung. Che coincidenza, no?»

«Fammi indovinare: hai chiesto a Shin-hye a che ora sarei partito.»

«Dici?» scherzò Taehyung.

Jungkook annuì.

«Sì. Ah, c'è anche mio padre fuori dall'aeroporto. Un fallito del cavolo che, se non porto a spasso per le meraviglie di Yokohama, cadrà in depressione. Lo porterò a mangiare del tonkatsu.» confessò il castano.
Lo avrebbe portato a mangiare una cotoletta di maiale con del riso.

«Taehyung.» disse pel di carota a tono dolce: «Grazie per essere venuto.»
Dopodiché lasciò al minore una sottile carezza sulla mano.

D'altro canto, Taehyung mitigò l'impulso di abbracciare pel di carota prima di lasciarlo andare.

«Stammi bene, hyung.» esultò smodatamente.

Il giorno dopo pel di carota arrivò a Busan.

Un ragazzo di ventisette anni dalla maglia serrata del rosa del cocomero, con sopra una giaccona Adidas bianca, dei pantaloni da tuta neri e delle pantofole vecchie, nere e bianche era giunto a casa, a Busan.

Com'era Busan?

Busan era tanto, ma tanto, bella.
Era la città di pel di carota, d'altronde. Ed era rimasta tale per lui.
Si affacciava sul mare e là c'era la sua spiaggia preferita, Haeundae.
Grattacieli sbucavano difilato come funghi champignon coreani, poiché si trattava di Busan, la seconda città più importante della Repubblica di Corea.
Ma gli edifici che grattavano il cielo che Jungkook vedeva dall'autocorriera gialla non erano comparabili con i casamenti dei piccoli quartieri che vedeva dall'autocorriera verde.

I casamenti piccoli poi ricordavano al ragazzo di ventisette anni il mercato del pesce di Nampo-dong.
Infine, il mercato del pesce ricordava a lui il dialetto di Busan del vecchio Jeon che urlava al pescivendolo, nonché un vecchio amico del liceo.
Fa' uno sconto!

Abeoji sospirò questi.
La prima persona che avrebbe visto era proprio suo padre, il cui nuovo indirizzo di casa lo aveva trovato grazie ai nonni a Cheonsando.

L'ultima fermata del bus verde fu quella, dunque.

Giunse davanti alla nuova casa del vecchio padre.

Questi indugiò sull'orlo della distesa di catrame, bitume e pece di catrame prima di suonare il campanellino.
Sbirciò dal cancello della casa ma non c'era ancora nessuno.
Anzi, c'era qualcuno.
Ma non era quel qualcuno che Jungkook cercava.

Una donna e una bambina, sui sei o sette anni, sciorinavano il bucato, poiché fosse già mezzogiorno.
L'estate a Busan era calda ma per fortuna c'era anche il mare.
La donna portava una crocchietta bassa, aveva dei bei capelli di seta del colore dei germogli di soia saltati (uno dei contorni preferiti della madre di pel di carota), una candida camicia e dei pantaloni neri.

Era l'opposto della madre del ragazzo.
La vecchia signora Jeon vestiva in modo succinto.
La bambina, d'altro canto, faceva sfoggio di un bel vestitino arancione coi fiori e aveva dei capelli scurissimi.

Poi, una macchina ammansita si accostò presso la casa.

«Oh, Jeong-guk. Jeong-guk...» dal coacervo di ruggine uscì un uomo e la cosa scombussolò il ragazzo.

UNDER YOUR BREATH, TAEGGUKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora