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Maggio

Decisamente il mio mese preferito dell'anno.

E non per il fatto che ci passasse il mio compleanno, perché non rientra tra le mie date predilette.

Ma per l'atmosfera, le belle giornate, l'arrivo del caldo sopportabile, il più bello di tutti.

Ero uscita di casa con il mio adorabile giubbotto di pelle nero, che stava benissimo con quelle splendide scarpe che mi ero appena regalata dopo averle guardate e riguardate in vetrina in uno dei negozi sotto casa di Paulo.

Ma in fondo, cosa non stava bene con il giubbotto di pelle nero?

Inutile nascondere la semplice scusa per il mio ultimo acquisto.

Perciò prima di pentirmene, esco dal negozio e in fretta raggiungo il bar vicino, dove avrei incontrato le mie ragazze per un aperitivo.

Non le vedevo da un po', e dovevo aggiornarle su un bel po' di cose.

Tipo che mi sposo.

Pensarlo mi fa ancora effetto, anche se ormai con Paulo e con Simona, l'unica delle ragazze ad esserne a conoscenza, ne parlavo ormai almeno una volta al giorno.

Più con Simona che con Paulo.

Io e lui a volte facevamo ancora finta che non stesse accadendo nulla.

Dirlo ai nostri genitori era stato esilarante, non dimenticherò mai il sorriso tirato e tremante di mio padre e l'emozione di mia madre, che aveva sempre sostenuto lo avrei fatto prima di mio fratello maggiore.

Avevamo deciso di tenercelo un po' per noi, così da poter decidere con calma e discrezione la data, il periodo migliore, il posto, le case, i libri, le auto, i fogli di giornale.

Era davvero stressante.

Eppure ora mi sembrava tutto più leggero, mentre camminavo per via Roma in una splendida giornata di sole.

Ero felice, innamorata.

E forse anche abbastanza patetica.


Ad accogliermi al bar, nonostante fossi arrivata una decina di minuti in anticipo perché l'invito era stato mio, ci sono Maddalena, Melany, Simona e Roberta, che era tornata in Italia per qualche settimana e di lì a poco lo avrebbe fatto definitivamente con Claudio e i bambini.

L'esperienza in Russia non era stata del tutto perfetta, e l'ennesimo infortunio al ginocchio di Claudio cominciava a far balenare nella testa l'idea di appendere gli scarpini al chiodo una volta per tutte.

Eppure niente riusciva a toglierle il sorriso, lo stesso sorriso con cui mi stava accogliendo in quel momento, mentre, a tempo con le mani e totalmente stonate, tutte insieme mi cantavano la dolcissima canzone di compleanno, mentre Simona arrivava alle mie spalle con una piccola torta al cioccolato presa dal bancone.

Niente da fare, per una volta volevo essere io a sorprenderle con le mie grandi notizie, invece ci sarebbe sempre stato chi riusciva a sorprendermi di più.

Come Simona, o Paulo.

Oppure ero semplicemente io che con le sorprese non ci sapevo fare molto.

Mi copro la faccia, imbarazzandomi un po' per le altre persone che curiose avevano voltato lo sguardo verso di noi e verso il chiasso che facevano le mie amiche, e sorridendo mi avvicino ad ognuna di loro, abbracciandole forte e ringraziandole con la solita emozione in gola.


"Allora, cosa ti ha regalato Paulo?", mi chiede Melany, prendendo l'ultimo sorso di caffè d'orzo, rigorosamente amaro.

Más que nunca - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora