Nico passò quasi un'ora di quello splendido pomeriggio di sole steso sulla sdraio a pancia in giù, come Will. Gli occhiali da sole gli coprivano gli occhi, puntati proprio sul figlio di Apollo che dormiva, le labbra socchiuse, e rivoletti di sudore che scorrevano lenti sulla sua schiena, un lieve tic alle dita delle mani.
Per tre volte, Nico udì la voce di Jason in avvicinamento, e per tre volte Jason si allontanò pensando che si fosse addormentato. Nico però era sveglio, e si stava gustando a pieno quel perfetto momento di pace, da dedicare solo al volto di Will.
Erano distanti circa trenta centimetri, sufficienti per fargli contare sette piccole lentiggini sparse sul naso e sulle guance di Will, quasi invisibili da lontano. Le ciglia lunghe avevano lo stesso colore dell'oro. L'ombra di una cicatrice faceva capolino vicino al sopracciglio sinistro, e Nico si domandò se a procurargli quella ferita fosse stato il fratello Alec. Tre piccoli nei erano sparsi vicino all'orecchio sinistro, sulla strada verso il collo.
Non aveva altri segni particolari, oltre alle labbra rosee incredibilmente morbide e una schiera di denti perfetti.
Si erano baciati già due volte, e per due volte Nico si era ritrovato scosso da una serie di sensazioni che avevano fatto capolinea in piccoli atti di difesa, come tirargli un pugno in faccia, ferirlo con la spada, o tentare di annegarlo.
Semplici atti di difesa sui quali era impostato il suo corpo. Sperò che con il tempo passassero. Non voleva rischiare di uccidere Will, quando potevano passare una lunga vita felice insieme.
Nico sgranò gli occhi e si mise seduto, afferrando il cappello di paglia. Il sole gli stava dando alla testa. Come poteva pensare che lui e Will avrebbero vissuto una lunga vita insieme? Will sognava di diventare un dottore. E per coronare il suo sogno doveva tornare in città, studiare e studiare, giorno e notte. Non poteva farsi distrarre da lui, dalla sua incapacità di vedersi adulto.
Se avesse frequentato il Campo Giove, se fosse stato un ragazzo diverso, Nico immaginò che avrebbe pensato ad un futuro in quella zona, lontano da attacchi continui, e in armonia con i semidei romani. Si immaginava crescere insieme ad Hazel, partecipare al suo matrimonio, aiutarla a badare ai marmocchi suoi e di Frank, festeggiare i loro compleanni. Passare del tempo con il padre e recuperare un rapporto che era andato perduto non solo nei settanta anni passati al Casinò Lotus, ma anche quando era morta Bianca, quando Ade gli aveva detto senza giri di parole che avrebbe preferito che lui fosse morto. Magari si sarebbe reso disponibile con il padre per diventare il nuovo Signore dei morti, a patto che potesse andare a trovare Hazel.
Oltre questo, Nico non si era mai interessato sul serio alla sua vita. Fino a quindici giorni prima non aveva nemmeno preso in considerazione il fatto di riuscire a sopravvivere alla guerra di Gea. Pensava di morire durante il tragitto, e ogni viaggio-ombra lo portava più vicino alla morte. Ma Will, con il suo modo di fare testardo e aperto, lo aveva aiutato a sopravvivere all'oscurità che quasi era stata sul punto di sopraffarlo. Si era preso cura di lui, lo aveva trattato come un amico, come un normalissimo ragazzo a cui doveva la vita. Si era sostituito a tutte quelle figure adulte che non aveva mai posseduto nella sua vita: un fratello maggiore, un amico, un dottore, addirittura una madre - questo però non glielo avrebbe mai detto - e un padre.
Percy era stato un punto fondamentale nella sua vita, questo Nico non poteva dimenticarlo. Importante quanto Jason. Uno gli aveva dimostrato che era capace di amare; l'altro che poteva accettare la strada intrapresa dai suoi sentimenti, che per essere accolto doveva accettarsi, doveva smettere di mentire e iniziare a raccontare la verità soprattutto a sé stesso.
I sette della profezia erano stati tutti importanti, per lui. Senza di loro, sarebbe morto all'interno di un vaso, catturato dai giganti, costretto a nutrirsi di semi.
Il pensiero gli provocò un brivido.
«Ehi.»
Nico si voltò verso Will. Gli occhi celesti gli provocarono un secondo brivido, ma molto più piacevole del precedente.
«Tutto bene?»
La voce impastata di Will fece sorridere Nico. Allungò la mano verso di lui e gli scompigliò i capelli.
«Sì, tutto bene.» annuì. «Hai dormito a lungo.»
Will si mise seduto, stropicciandosi gli occhi, e guardando prima a destra e poi a sinistra. Fissò imbambolato il sole, borbottò qualcosa e osservò Nico.
«Sono le tre e mezza.» gli disse.
Nico annuì. «Quindi?»
Sebbene il volto ancora intontito dal sonno, Will sorrise. «Quindi è il momento del surf!»
Nico batté educatamente le palpebre. «Cosa hai detto?» gli domandò.
Will si passò le dita tra i capelli. «È il momento perfetto per surfare. Be', dovevamo pensarci questa mattina, ma credo che potremo chiedere a Jackson di creare qualche onda. Ne è capace, vero?»
Nico alzò le spalle e osservò Will con attenzione. Aveva notato che spesso il figlio di Ade chiamava i suoi amici per nome o cognome. Fino a poco prima lo aveva chiamato Percy, ora era tornato semplicemente Jackson.
Veloce come una freccia, riaffiorò un pensiero nella mente di Nico. Mentre si trovava in infermeria, Percy si era presentato per parlare, e dopo circa dieci minuti dal suo arrivo, Will era comparso all'improvviso, chiedendo a Jackson di andarsene, che non poteva ricevere visite. E prima di Percy erano andati a visitarlo Hazel, Frank e Reyna, e tutti e tre erano stati avvertiti proprio da Will sul luogo in cui si trovava.
Gelosia. Will era stato geloso di Percy. Non c'era altra soluzione. Forse aveva udito le parole che aveva scambiato con il figlio di Poseidone prima di seguirlo in infermeria.
«Perché sorridi?» chiese Will, curioso.
Nico lo studiò. «Stavo pensando a qualcosa.»
Will si alzò in piedi, stiracchiando le braccia e le gambe, e Nico distolse pudicamente lo sguardo.
«Un semplice figlio di Apollo come me può capirlo, o è una cosa riguardante voi tenebrosi figli di Ade?» chiese Will, sorridendo.
«Riguarda solo noi tenebrosi figli di Ade.» rispose Nico, facendo spallucce, poi aggiunse, aggrottando la fronte: «Tenebrosi?»
Will rise. «Di solito lo sei. Con i tuoi vestiti scuri, la spada nera, il tuo aspetto tenebroso. Ma oggi no. E probabilmente nemmeno domani.»
«Perché domani no? Ti aspetti che cambi il mio guardaroba?»
«No. E non sono così pazzo da chiedertelo. Domani ti sveglierai con una piacevole sorpresa. Una bella abbronzatura.» Will batté le palpebre e lo studiò. «Be', più o meno. Non sembrerai più un cadavere vivente. Un Death Boy.»
Nico sospirò. «Sei sempre così chiacchierone quando ti svegli?»
«Di solito io e i miei fratelli mugugniamo fino a quando non mi decido a mettere i piedi a terra e svegliarli tutti.» confessò Will. «Vieni con me?»
«Dove?»
Il sorriso di Will si allargò. «In un posto segreto, che conoscono solo i figli di Apollo e altri semidei strettamente selezionati.»
Nico si accigliò. «Devo iniziare a preoccuparmi?»
«Sì, dovresti.»
YOU ARE READING
Avere una seconda vita è una cosa. È renderla migliore, il trucco...
FanfictionDopo la battaglia tra semidei greci e romani, e la sconfitta della Madre Terra Gea, i ragazzi del Campo Mezzosangue godono di un periodo di pace. Nico di Angelo deve mantenere una promessa strappata dal figlio di Apollo Will Solace, che intende assi...
