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"Pagina otto: ogni giorno, ogni minuto"

Ormai le tue gambe si muovono automaticamente.

Sei irremovibile mentre ti dirigi a casa di Filippo: non vivrai un altro secondo in più senza sapere cosa stia succedendo al tuo Martino.

Ti senti così ferito nel realizzare che probabilmente eri rimasto solo tu allo scuro di tutto.
Tu, proprio tu che ribalteresti il mondo il per lui.

Dopo essere stato abbandonato nel parcheggio del centro avevi raccolto tutte le forze che ti erano rimaste per impiegarle nell'unica cosa sensata che ti rimanesse da fare: scoprire la verità al più presto.

Arrivi trafelato sotto il condominio di casa Sava, con le guance bordeaux, gli occhi appannati ed il cuore in gola.

Premi con fretta e ansia il campanello così tante volte che pensi di starlo sfondando ma non hai tempo, non più.

"Abbello, che ci fai qui?"
La voce gioconda di Filippo ti accoglie dal citofono ma tu non rispondi nemmeno, continui solo a forzare la maniglia finché non la senti scattare sotto alle tue mani.

Corri su per le scale a per di fiato, come se scoprire la verità un minuto prima o dopo potesse veramente cambiare qualcosa ormai, noti che il ragazzo ti aspetta sul pianerottolo, probabilmente ha già capito perché sei lì.

"Tu lo sai"
Solo questo riesci ad asserire mentre ti palesi davanti ai suoi occhi con un'espressione cupissima e le guance bagnate

"Nico ma di che parli? Cosa ti è successo?"

Scuoti la testa innervosito, ti senti trattato come un idiota:
"Tu lo sai Filippo"

Il volto fintamente sereno del ragazzo si tramuta in un piccolo magone, capisce che non ha più senso continuare a fingere:
"Dai, entra Nì"

Mentre lo segui fino al divano ti senti piccolo come una formica, l'ansia è così forte da bloccarti la gola: non fai altro che sederti e guardarlo negli occhi.
Aspetti in silenzio, non hai il controllo di niente, non puoi fare altro.

Il ragazzo si sfrega i palmi sudati sulle cosce, sospira pesantemente rivolgendo il viso al soffitto:
"Uh.. come posso cominciare Nico?"

Deneghi con la testa, mentre ti porti le mani tremanti sotto alle palpebre:
"Dillo e basta, senza aspettare"

Sorride amaramente mentre muove la sua mano destra fino ad appoggiarla sulla tua:
"Sai che Marti non vorrebbe, vero?"

Bastano quelle sei parole per farti scoppiare in lacrime per l'ennesima volta, ti senti impotente, il bambino che hanno voluto tutelare perché troppo fragile:
"Parla Filippo!"

A quella tua richiesta così sicura fa cenno di sì con la testa, lo pensa pure lui che tu abbia il diritto di sapere.

"Sclerosi multipla"

Lo dice tutto d'un fiato, come se fosse una parola proibita. Poi tace.

Quelle lettere rimbombano nell'aria all'infinito, ogni volta ti sembrano più dure e forti.

Tu non fai altro che scuotere la testa, ti porti le braccia completamente contratte al collo per l'affanno, respiri a fatica, le tempie ti stanno scoppiando.

"C-che?"

Filippo si sta logorando per rimanere il più composto possibile, lo fa per il tuo bene. Per informarti nel modo più pacato che possa fare, non ha senso trasmetterti altro dolore.

"Marti... ha la sclerosi multipla."

"C-come? No no no no"
Ricordi il suono di quel monosillabo ripetuto all'infinito mentre la vista ti si offusca sempre di più fino a sparire del tutto.

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