Capitolo quattordici

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Daytime

«Che puntata oggi» sbuffò Chiara, togliendosi la giacca. «La tua parte preferita è stato il passo a due, vero?» scherzò Serena. Chiara le fece una smorfia. «A parte gli scherzi però, siete stati bravissimi» continuò Carola. Chiara la ringraziò, cambiando discorso, imbarazzata. «I cantanti sembrano distrutti invece». «In effetti lo sono». Dario si intromise nella conversazione. «È pronto da mangiare». Le ragazze uscirono dalla camera per andare in cucina. Chiara invece rimase seduta sul letto, fissando il vuoto per alcuni secondi. Il passo a due con Mattia. Dalla fine della puntata non riusciva a non pensarci. Nella sua mente vedeva delle immagini sfocate di lei che si guardava intorno prima di ballare, poi, dopo che partì la musica, non ricordava quasi nulla. L'unica cosa che ricordava erano due mani che la stringevano e un paio di occhi azzurri che non smettevano di guardarla. Le spuntò un piccolo sorriso che durò per tutta la cena, e che non riusciva a nascondere.

Mentre era seduta sul divano con il pc acceso, arrivò il ballerino che aveva vinto la sfida voluta dalla Celentano. «Piacere, sono Guido». Si presentò lui. «Chiara, piacere mio». Dopo aver fatto conoscenza con Guido, in casetta arrivò una comunicazione da parte di Rudy Zerbi. Era per Giacomo. In pratica Rudy aveva deciso di mettere in sfida Giacomo, dato che non era molto sicuro di volerlo ancora in squadra con lui, contro Simone, un cantante che aveva visto ai casting.

«Buonasera» salutò Simone, appena varcata la soglia della casetta. «Ben arrivato» gli disse Carola da dietro il bancone della cucina. «Piacere, Chiara» si presentò lei, stringendogli la mano. Il ragazzo poi andò a parlare con gli altri. Chiara invece tornò sul divano, riprendendo il pc. Le si avvicinò Mattia. «Disturbo?» chiese. «No, tranquillo» rispose lei, non staccando gli occhi dallo schermo. «Come ti sembra lui?» disse Mattia. «Chi?». «Simone». Chiara chiuse il pc. «È molto carino, sembra disegnato». Fece una pausa. «Sai... riccio, moro, occhi azzurri». Le piaceva provocarlo. Non lo diceva spesso, ma le piaceva avere il controllo, specialmente se era un ragazzo. Non la considerava una cosa brutta, anzi. «Ah, pure». Mattia lo disse con il suo accento barese, facendola ridere. «Cosa ti ridi?» le chiese. «Niente, solo che sei divertente quando fai l'accento di Bari» lo prese in giro. Lui le mise una mano sulla faccia, facendola smettere di parlare. Lei per tutta risposta scoppiò a ridere. Quando riprese fiato, vide che Mattia la fissava con un sorriso sul volto. «Perché mi fissi?» chiese. «Sei carina quando ridi». Lei sentì le guance andare letteralmente in fiamme, quindi si coprì il volto con le mani per non fargli vedere che ormai tutta la sua faccia era rossa. Eppure le fece uno strano effetto. Si sentì bene.

Il giorno dopo, nel pomeriggio, Chiara ebbe lezione di latino con il maestro Todaro. «Buongiorno» disse, entrando in sala. Solo che non trovò Raimondo, bensì Francesca Tocca. «Ciao Chia, come va? Raimondo arriva tra un po', intanto posa le tue cose lì». Francesca le indicò un angolo della sala, dove Chiara posò il borsone e si cambiò le scarpe. Mise i tacchi da latino. Mentre si riscaldava, Francesca le chiese: «Ma senti, sicura che tra te e Mattia ci sia solo amicizia? No perché dagli sguardi che vi scambiavate in puntata...». A Chiara andò quasi di traverso la saliva. «Allora, se devo essere sincera devo dire che in questi giorni ci siamo avvicinati tantissimo, però magari da parte sua c'è solo amicizia, non so». Francesca fece uno sguardo malizioso. «Secondo me lui ha bisogno di tempo per capire quello che prova, chissà». Entrò Raimondo Todaro, quindi smisero di parlare. «Di che parlavate voi due?». «Niente, niente. Cose da donne». La professionista lanciò un sorriso a Chiara, che ricambiò. La lezione poi continuò tranquillamente.

Quando Chiara tornò in casetta aveva la sensazione di aver dimenticato qualcosa in sala da Raimondo, eppure non capiva cosa. Si guardò intorno nella sua stanza, per poi capire di aver dimenticato la borsa con dentro le scarpe di danza. Chiamò la redazione per chiedere se poteva andare in sala, e le dissero di sì. «Dove vai?» le chiese Christian, vedendola uscire. «Devo andare da Todaro un attimo». «Ti divertirai allora» le disse ridendo. Chiara non capiva, quindi chiese: «In che senso?» «Vedrai».

Chiara bussò alla porta. «Avanti» disse Raimondo. Quando entrò vide Mattia. Con solo i pantaloni. «Ehi» lo salutò timidamente. «Come mai sei qui?» le chiese. «Mi ero dimenticata la borsa». Si guardarono negli occhi. Mattia le accarezzò la guancia. Non sapeva perché l'avesse fatto. Chiara non fece che arrossire ancora di più. «Ou Mattia, e che facciamo qui?» il maestro richiamò il ragazzo, che si affrettò a tornare al centro della sala. «Scusa» disse Mattia. «No tranquillo, capisco il vostro inciucio». Raimondo fece ridere i due ragazzi.
Chiara poi aspettò Mattia per tornare in casetta. Quando la lezione finì, i due ballerini salutarono Todaro e uscirono. Mattia prese la mano di Chiara, poi gliela passò dietro le spalle. Lei sorrise.

Dal primo momento //Mattia ZenzolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora