Capitolo 36:

20.7K 755 54
                                    

Come promesso, eccomi tornata❤️
Buona lettura!

JONATAN:
I giorni qua dentro sembrano tutti uguali.
Pare che il tempo si sia fermato.
Continuo a sollevare i pesi stringendo i denti fino a quando una guardia penitenziaria batte la mano contro le sbarre, catturando la mia attenzione.
"Santoro avvicinati."
La maggior parte di loro sono tutti corrotti, mi forniscono informazioni e mi lasciano dei privilegi che tutti gli altri detenuti non hanno.
Molto presto mi scagioneranno.
Vado avanti solo per questo.
"Novità?" Domando asciugando il sudore dalla fronte.
"Tua moglie sta partorendo."
Sbianco all'improvviso.
"Vogliono portarla all'ospedale ma c'è di più."
"Cosa?!" Dentro di me si è appena scatenata una tempesta di emozioni che non riesco a controllare, per questo motivo nascondo le mani tremanti nelle tasche dei pantaloni.
Non sono pronto a diventare genitore e non lo sarò mai.
Però io dovrei esserci e solo il pensiero di come si possa sentire Esme in questo momento senza la mia presenza al suo fianco mi preoccupa.
"I tuoi uomini hanno avvistato degli strani movimenti fuori dalla villa. Quasi come un possibile attacco."
"Esme non deve uscire!!" Urlo su due piedi.
"Credo che tua moglie partorirà in casa ma tu devi uscire subito Jonatan perché tuo fratello non sa gestire la situazione e se non ci sei tu, non so come potrebbe andare a finire."

ESME:
"Va tutto bene tesoro, non possiamo andare in ospedale per motivi di sicurezza ma stanno arrivando i dottori con tutti i loro strumenti per aiutarti. Adesso alzati lentamente e reggiti a me, Giulia sta preparando il letto per il parto."
Faccio ciò che mi ha chiesto Eva e mi sollevo mantenendo una mano sulla pancia.
Ho paura, me la sto letteralmente facendo sotto e come se non bastasse Jonatan non è presente. Ma devo essere forte, almeno in questo momento.
"Sono in anticipo, mancavano ancora due settimane al parto."
"Tesoro io ho partorito Arkid un mese prima."
Sgrano gli occhi.
"Farà male?" Delle lacrime di frustrazione colano sul mio viso.
Ho molta paura.
"Non è una passeggiata ma noi ti aiuteremo"
"Ho paura Eva." Le confesso e lei mi accarezza i capelli, tentando di calmarmi.
Ma nemmeno questo, che è ciò che più mi piace, riesce a tranquillizzarmi.
"Lo so tesoro."
Eva mi porge la mano, mi aiuta a scendere dal letto e mi conduce nella sua camera, già allestita da Giulia per il parto.
"Tranquilla, rilassati andrà tutto bene"
Stringo i denti quando si manifesta la prima fitta alla pancia.
Jonatan aveva giurato di esserci al parto. Lui deve arrivare, io so che lui verrà.
"I gemelli stanno nascendo, non possono nascere senza il padre.." Inizio a straparlare, agitata.
"Esme calmati."
Ecco che la porta si spalanca, davanti ai miei occhi appaiono Ledan e mio fratello Emanuel.
Quest'ultimo si affretta a raggiungermi e si inginocchia ai bordi del letto, stringendomi la mano.
Non credevo che potessi spaventarmi tanto per il parto.
"Jonatan sta arrivando."
Il respiro si blocca nella gola.
Non posso credere alle mie orecchie.
"Cosa..?"
"Tuo marito sta arrivando, contenta?" Ledan sdrammatizza sorridendo lievemente.
Il mio cuore scoppia di felicità.
"Ma.. ma non doveva uscire oggi."
Noto un'occhiata sfuggente tra lui e sua moglie.
Qualcosa non va.
"Cosa succede?"
"Niente Esme, ora pensa solo a te e ai tuoi figli." Insiste Eva.
"Cosa succede Ledan?!"
Sospira.
"Ti basta sapere che sarai al sicuro?"
"No. Voglio la verità!"

JONATAN:
Poso le mani sul volante, con il pollice sfioro il tessuto di questa Lamborghini nera, non mi sembra reale.
Sembra passata un'eternità dall'ultima volta che ho guidato una macchina del genere.
Mi è mancato tutto questo.
Mi trovo fuori dal carcere, spero solo che Esme non abbia ancora partorito.
Sono passate nove ore da quando la guardia mi ha informato di mia moglie e dell'attacco, per questioni di formalità sono potuto uscire solo ora.
Metto in moto e sfreccio verso casa, osservando con attenzione ogni particolare della strada.
"Capo." Oscar mi porge il telefono che mostra le telecamere esterne della villa.
"Hanno saputo che lei è uscito dal carcere e si sono ritirati."
I turchi di merda pensavano di potermi fottere.
Hanno sparato dentro la villa per poi ritirarsi come dei conigli non appena li è stato riferito che stavo arrivando.
"Io non mi fermo Oscar."
"Cosa intende?"
"Devo pensare a mia moglie adesso ma voi attaccate. Fateli fuori tutti."
"Signor Santoro, io credo che dietro a questa storia ci sia proprio suo fratello Nazario.
Guardi qua." Mi indica i filmati delle ore prima.
E quando vedo mio fratello, in mezzo a tutti i miei nemici che circondano la villa sparando, il mondo sembra crollarmi addosso.

ESME:
Sono passate nove ore. Non ho più le forze, sto per scoppiare.
Eva passa uno panno asciutto sulla mia fronte mentre Ema stringe forte la mia mano.
"Perché non posso partorire adesso?" Urlo al dottore.
"Non sei abbastanza dilatata Esme."
Serro i denti quando arriva l'ennesima contrazione.
Fa male da morire.
"Non piangere tesoro, tra poco sarà tutto finito." Eva mi è rimasta accanto tutto il tempo, proprio come mio fratello.
Sono molto d'aiuto, se non ci fossero stati non so cosa avrei fatto.
"Non ce la faccio più!" Strillo strizzando gli occhi.
Passano alcuni minuti, il dottore torna nella stanza e mi visita, per la decima volta nell'arco di nove ore.
"Bene Esme ci siamo, sei dilatata di dieci centimetri. Adesso devi spingere"
Eva mi aiuta a sistemarmi nella posizione corretta.
Apro le gambe.
"Quando senti arrivare la contrazione spingi. Forza Esme, tra poco conosceremo Andy e Dellen."
Prendo un grosso respiro e inizio a spingere con tutte le forze che ho nel corpo.
Brucia, è una sensazione indescrivibile. Come se ci fosse un macigno da espellere, ma che non riesce ad uscire.
Ma la gioia e la fretta di conoscere i miei figli è più forte che mai.
"Benissimo, ancora!"
"Fa male!!"
Sollevo la testa dal cuscino e urlo forte.
"Cazzo! Tirateli fuori!"
"Vedo i capelli" Il dottore sorride, io invece vorrei tanto prenderlo a sberle.
Poi all'improvviso altri spari, non capisco cosa stia succedendo, nessuno me lo vuole dire.
Temo ci stiamo attaccando.
Sento solo la voce di mio marito e il mio cuore prende pace per un secondo.
"Esme!" Grida.
L'ennesima lacrima cade sul mio viso.
"Jonatan sono qua!!"

PHILOFOBIA.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora