33 - Caduta libera

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15 dicembre 2012

Gli occhi di Kei sono fissi su un punto fuori dalla finestra. E' nella stanza del club, ha le cuffie sulle orecchie, la sua espressione è concentrata.

«Tsukishima-kun, non sapevo ti piacessero le arciere... »

Ennoshita è un po' meno idiota degli altri, ma ogni tanto se lo dimentica. Kei si volta a guardarlo rassegnato, abbassando le cuffie.

«Le arciere?»

Chikara indica, oltre il vetro, le ragazze del club di kyudo che si avviano verso la palestra, con le custodie degli archi in spalla. Ammicca e poi urla ridendo: «Scrivi, Noya: Tsukishima ama le spalle muscolose.»

«Che stronzata» commenta Kei, rassegnato. La cosa comica è che è persino vero.

Nishinoya annuisce con una specie di verso belluino. La sua idea di spasso del sabato pomeriggio, senza la supervisione di quelli di terza,  consiste nell'attaccare post-it con commenti idioti sulle tette delle ragazze del poster dietro gli armadietti. Ha già scritto che Tanaka è un pervertito (vero), che Narita è un mezzo pedofilo (forse vero), che a Daichi piacciono le tettone (sicuramente vero) e a Suga le tardone (falso: Kei si giocherebbe una mano sul fatto che a Suga-senpai piaccia tutt'altro).

Combattere contro la stupidità è fatica sprecata, Kei lascia che Nishinoya scriva il post-it e lo appiccichi al poster; più tardi lo tirerà via, tanto, fra tutti, hanno meno memoria di una covata di galline, entro mezz'ora se ne saranno dimenticati.

Kei getta uno sguardo distratto alla stanza: Tanaka, mezzo nudo, si esibisce in una serie di pose da culturista, con relativi versi gutturali; Kinoshita sfoglia il programma del torneo nazionale femminile; Hinata si sta cambiando, saltella in giro in mutande senza smettere un secondo di ridere e di parlare a Kageyama, che risponde a monosillabi e insulti mentre si fa le unghie. Impugna la limetta con una faccia truce da serial killer, paonazzo per lo sforzo di non guardare il corpo nudo di Hinata, come se ci fosse qualcosa da vedere in quel mucchietto pallido di ossa e nervi.

Neanche Yama dà il meglio di sé: ha indossato la maglietta a metà e si contorce continuando a fissare il telefono con gli occhi sgranati, come se dovesse arrivargli un nullaosta formale per infilarsi l'altra manica. Koganegawa Hayame e il suo sorriso, o meglio il suo gigantesco apparecchio per i denti, lo stanno trasformando in un'ameba.

Volendo essere onesto con se stesso, probabilmente le facce che fa lui quando guarda il telefono non sono meno idiote, però almeno si impegna a evitare che succeda in pubblico.

Kei torna a guardare fuori con un mezzo sospiro. Non riesce a togliersi dalla testa qualcosa che ha detto Hinata ieri. Gli ha risposto male a prescindere, ma il dubbio che avesse ragione è rimasto. Prova a rievocare con esattezza il ricordo di un preciso momento del ritiro: Koganegawa del Dateko sta alzando sotto rete per lui, che avanza dalla seconda linea e salta, staccando consapevolmente con la massima potenza, espirando in elevazione, contraendo gli addominali, cercando di sentire sotto la pianta del piede lo spostamento istantaneo del peso dal tallone alla punta.

Perché ha saltato così?

Perché l'alzata era troppo alta e se n'era accorto già mentre prendeva la rincorsa. Per questo, per arrivarci, è riuscito a saltare più del solito. Lo ha fatto davvero. Quindi, dopotutto, Hinata non si sbagliava. Sulla pallavolo non si sbaglia mai, ha una specie di infallibile istinto naturale, da animale selvatico.

Ogni tanto, in mezzo a questi pensieri tecnici, si insinua la voce di Kuroo, che gli spiega come, alternando allungamenti e accorciamenti muscolari, ovvero con un allenamento pliometrico, si riesca ad allenare la potenza esplosiva nel salto. Quando pronuncia esplosiva, strascica leggermente l'ultima sillaba, come per trattenerla in bocca più a lungo, per gustarne il sapore sul palato. E' una cosa che fa tutte le volte che una parola gli piace particolarmente. Kei ne va matto.

Tsuki No Hikary (#KuroTsuki)Where stories live. Discover now