Chiamata. 2/2

5.2K 278 199
                                    

Luigi chiuse la porta dell'appartamento che condivideva con Alex, mentre vedeva il coinquilino sedersi su una delle poltrone accanto al divano, su cui in quel momento si era seduto Christian.

Il castano si voltó verso il ragazzo in piedi.
«Vagli a prendere un bicchiere d'acqua.»

Luigi stava per andare, ma venne fermato da Christian stesso.

«Non la voglio l'acqua.»
Affannò, mentre si portava più volte le mani fra i capelli bagnati.

I due amici lo guardavano da fuori, e dire che stavano iniziando a preoccuparsi era poco.

Non avevano mai visto Christian così tanto mal andato, e a dir la verità non si erano mai nemmeno ritrovati a dover fare i conti con una sbronza che aveva ridotto in quello stato uno dei componenti della loro comitiva. Di solito le loro ubriacature si concludevano sempre con dei video imbarazzanti e degli audio che avresti preferito non mandare, ma poi tutto terminava lì.

Invece Stefanelli quella volta aveva qualcosa di diverso, e i due ragazzi più grandi se ne erano accorti presto, appena dopo la loro discussione: il moro si era alzato dicendo di dover andare in bagno, e dopo una quindicina di minuti ancora doveva tornare.

Così Luigi si era alzato e si era diretto verso il bagno; aveva ritrovato Christian piegato davanti al lavandino, con le mani a stringere nervosamente la porcellana e il rubinetto aperto.

Quando gli aveva chiesto se andasse tutto bene, il moro aveva scosso la testa, e solo quando il più grande si era avvicinato, si era accorto che aveva la fronte bagnata.

Inizialmente aveva pensato si fosse sciacquato il viso, ma poi aveva notato delle gocce di sudore scendere da dietro la nuca, e si domandó se fosse normale sudare in quella maniera: faceva caldo in quel posto va bene, ma non in quel modo.

Gli aveva chiesto se gli andasse di vomitare, ma l'altro aveva scosso la testa.

Allora gli aveva proposto, dopo un silenzio imbarazzante in cui cercava di capire al meglio cosa fare, di ritornare ai divanetti.

Christian allora si era allontanato dalla posizione di prima e fece per camminargli davanti, ma Luigi notò come le sue mani non stavano ferme un attimo.

E non nel senso che le dita si attorcigliassero fra loro o giocassero: nel senso che tremavano, che fremessero.

Allora aveva deciso che quella serata poteva concludersi lì; non sapeva perché, ma aveva un brutto presentimento.

Allora erano andati a chiamare Alex e gli avevano detto che dovevano andarsene, e Christian non fece una piega.

Il ventiduenne protestò appena, ma dopo la fulminata che gli aveva lanciato Luigi si era alzato senza dire nulla.

Luigi gli aveva detto di portare Christian in macchina e che avrebbe pagato lui nel frattempo: Alex non capiva tutta quella fretta, e stava anche per scherzare sul fatto che il moro non prendesse il portafoglio per pagare la sua parte, quando notò il suo sguardo assente nel vuoto.

Strangis, vedendo che l'altro non si muoveva, aveva sbuffato e gli aveva ripetuto che doveva fare quello che gli aveva detto, che Christian non si sentiva bene e che quella notte avrebbe dormito da loro.

Allora Alex aveva annuito, e avevano fatto come aveva detto il ventenne.

Avevano guidato fino a casa, entrando dentro al condominio e salendo le scale, fin quando non si erano ritrovati a fare da appoggio a Christian che non sapeva nemmeno dove stava mettendo i piedi.

Era stato in silenzio per tutto il viaggio: non aveva spiaccicato parola, nonostante le continue domande da parte di entrambi se si sentisse bene.

Alex parlò di nuovo.
«Sei sicuro di non voler vomitare?»

Come le Maschere di Pirandello. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora