Colazione.

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Alex sbuffò, mentre si toglieva le coperte di dosso.

Ormai era sveglio da qualche minuto, e rimanere nel letto avrebbe solamente tardato il riattivarsi del suo cervello: perciò decise di scendere dal materasso e di infilarsi le pantofole.

E se il buongiorno si vede dal mattino, quella sarebbe stata una giornata davvero discutibile, perché non aveva aperto nemmeno da cinque minuti gli occhi e aveva già imprecato tre volte.
Dove diavolo erano le sue pantofole?

Decise di lasciar perdere, accorgendosi che aveva ancora i calzini perché la sera prima era crollato sul letto ed era stato Luigi a togliergli le scarpe.

In realtà non ricordava molto di quella scena, ma immaginò fosse andata così dal fatto che le aveva ritrovate accanto a quelle del ventenne vicino all'armadio, in ordine.

Lui non spiccava di certo per essere ordinato, figuriamoci da ubriaco.

Sospirò alzandosi in piedi mentre si strofinava una mano fra i capelli come per darsi una risvegliata, mentre si alzava dal letto facendo leva sulle ginocchia.

Imprecò per la quarta volta quando sentì i suoi sensi venire meno e la testa farsi di nuovo pesante tanto da farlo sedere di nuovo sul letto.

«Che palle...»

Sbuffò da solo, mentre si massaggiava le tempie.

Era bello bere, ma non valeva la pena dei suoi postumi.

Il problema era che la mattina era facile pensarlo ed accettarlo sigillando il tutto con la promessa di darsi una regolata la prossima volta, ma ogni sera, puntualmente, preso dalla situazione, sembrava che tutto fosse concesso.

Riprovò a rialzarsi, stavolta più lentamente, e stavolta l'equilibrio non lo perse.

Accanto a sè notò il letto vuoto, ma non si stupì più di tanto.

Luigi era sempre stato un tipo piuttosto mattiniero, del tipo che prima di frequentare Alex non beveva più di tanto perché non sopportava l'idea di non svegliarsi presto e in forma la mattina successiva.

Ecco, per Luigi il sonno era un nemico.

Luigi dormiva solo perché era necessario, perché faceva bisogno del fabbisogno fisiologico, ma lui non ne aveva mai avuto il desiderio.
Lo considerava una perdita di tempo.

Quelle volte in cui finiva per addormentarsi sul divano di pomeriggio (due volte era successo nei due anni in cui si erano ritrovati a convivere), non la finiva più di autocriticarsi dicendo di aver sprecato delle ore che avrebbe potuto usare per fare altro, magari di più produttivo.

E a niente erano servite le parole di Alex, il ventenne non riusciva a cambiare.

Alex aveva sempre creduto che quel tipo di persone fossero sempre attive, sempre piene di energie, sempre puntuali perché sanno gestire il proprio tempo e sicuramente molto produttive, ma quando aveva iniziato a vivere Luigi ventiquattro ore su ventiquattro, si era reso conto che a volte non era così bello come credeva.

Strangis aveva un'ossessione, tanto grande che se dormiva anche solo mezz'ora in più del necessario, finiva per rovinarsi la giornata e non riusciva a fare più nulla bene.

Alex inizialmente aveva preso la cosa sottogamba, ma pian piano aveva notato come il castano, nel dormire più del dovuto, provava dei veri e propri sensi di colpa.

Rina allora aveva tentato di indagare, di avere qualche risposta, di capire se ci fosse qualcosa sotto, ma niente.

Luigi non gli aveva mai risposto.

Come le Maschere di Pirandello. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora