Capitolo quattro - Elly - Perché proprio io?

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Bella?

Con che coraggio mi viene a dire queste cose.
Ma poi chi si crede di essere, il figo di turno?
Immediatamente il mio stato d'animo cambia, divento rossa dalla rabbia.
Riuscirò mai a leggere in pace per una volta?

Lascio il bastone che avevo tra le mani; anche se ammetto che l'idea di picchiarlo con quello mi alletta moltissimo.

Inorridisco alle sue parole ma prendo tutta la forza che ho e gli rispondo.

"Bella innanzitutto lo vai a dire a qualcun altro. Poi sai, fumare fa male."
Dico con un tono canzonatorio e ironico.

Rimane a bocca aperta, metto il libro sotto braccio e me ne vado. Lo lascio lì, in piedi con la sigaretta ormai finita tra le mani.

Sento il calpestare delle foglie dietro di me.
Mi sta veramente seguendo?
Non riesce proprio a lasciarmi stare eh?

"Ehi ma dove vai?"
Urla mentre cerca di raggiungermi correndo.

Mi chiede veramente dove vado?
Oltre che stalker è pure tonto.

Aumento il passo per seminarlo ma non funziona. Lui è tre volte me e quindi un suo passo sono due dei miei.
Si affianca a me infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni.

"Almeno dimmi il tuo nome."

Neanche se mi pagassero glielo direi.
Dopo che mi ha seguito, invaso la mia privacy e interrotto la mia lettura, lui per me deve solo morire.

Una ventata d'aria e inalo il suo forte profumo.
Menta.
Sospiro.
È il mio odore preferito.
Dio ma veramente mi sto facendo abbindolare da un profumo?
Torno rigida.

Lui ad un certo punto si posiziona davanti a me bloccandomi la strada.
Siamo a un palmo di distanza e i nostri respiri s'intrecciano. Il mio petto sale e scende quasi in affanno per la velocità in cui stavo scappando.
Almeno credo.

"Quindi?"
Mi sussurra all'orecchio facendomi sentire ancora di più il suo forte odore di colonia.

Dentro di me è come se si fossero liberate un milione di farfalle.
Ogni millimetro della mia pelle vibra.
Dei brividi percorrono la mia schiena.
Provo così tante emozioni contrastanti che non capisco quella prevalente.
Paura?
Rabbia?
Oppure questa sensazione che non riesco ad identificare?

"Quindi cosa?"
Rispondo seccata.
Cosa vuole da me?

"Come ti chiami sconosciuta?"
mi sposta una ciocca di capelli dal viso.

Ci guardiamo negli occhi, le sue iridi chiare fissano le mie scure.
Io non riesco a rispondere.
Il mio cervello è andando in tilt, non riesce più a dare comandi.
Mi sono pure dimenticata come mi chiamo.

"Aaron dove ti sei cacciato? Hai diciotto anni non puoi scappare come un bambino di due."
Vengo rinsavita da questa voce femminile.
In lontananza, tra gli alberi, vedo tre figure che si stanno avvicinando velocemente verso di noi.
So che dovrei scappare ma non riesco a staccare i piedi da terreno, sono come incollati.

"Eccoti qua e... chi è quella?"
Dice una donna che intuisco essere la madre del nostro "amico" Aaron.

Con lei ci sono anche il padre e la direttrice che mi riconosce subito.
Dannata me e i miei capelli chiari.

Chissà che punizione mi toccherà sta volta per questa cavolata.

Finalmente mi riesco a muovere e scappo il più veloce che posso per rientrare dentro.
Il vento si infrange tra la mia lunga chioma bionda.

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