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MONICA

«Avete giocato tutto il giorno, ora andiamo.» dice Marianna a Gabriel, che inizia con i capricci.

«Io torno a piedi.» le dico.

«È quasi buio.» risponde lei.

«Ho bisogno di camminare un po'.»

«Come vuoi.»

Salutiamo Marianna e Gabriel. Siamo solo io e Nicolò.

«Posso dormire qui?»

«Perché non a casa tua?»

«Mio padre non mi parla.»

«E perché a Marianna hai detto che tornavi a casa.»

«Perché non sapevo se potessi dormire qui.»

Sospira e prende il telefono, digitando qualcosa.

«L'ho avvisata io che rimani qui stanotte.»

«Grazie.»

Ordiniamo del sushi d'asporto per cena, durante la quale, seduti a terra con la schiena appoggiata al divano, parliamo solo per passarci da bere. Sistemo io poi le bottiglie e quello che c'è da buttare nella spazzatura. Dopo appena una decina di minuti, rimango da sola in sala. Sono stanca morta, non riesco a recuperare le ore di sonno perse questa settimana. Inaspettatamente torna Nicolò dalla sua stanza, con una canottiera bianca e dei pantaloncini sportivi, entrambi suoi.

«Togliti quelli, che sono ancora bagnati.»

Prendo il cambio e vado in bagno, dove, con la porta chiusa, mi svesto e mi rivesto. Sono senza intimo sotto, e la canottiera lo fa notare, da quanto trasparente sembri. Devo anche ringraziare il cordino dei pantaloni, i quali un minimo mi permettono di tenerli a posto.

Torno sul divano. La sala è di nuovo vuota, ma stavolta penso che Nicolò sia in cucina. Dal rumore, si direbbe stia preparando degli spinelli.

Mi sto per addormentare, quando sento il telefono squillare. È nelle vicinanze, ma non so dove di preciso. Lo cerco con le mani, e occhi socchiusi.

«Rispondi.» viene di nuovo in sala Nicolò.

«Non lo trovo.» lo vede subito lui, e me lo passa. «Chi è?»

«È un numero non salvato.» mi dice.

«Un numero non salvato?»

Lo prendo e accetto la chiamata senza rispondere, mettendo il vivavoce e appoggiando il cellulare accanto alla testa, poggiata sul cuscino.

«Amore!» la sua voce la riconosco subito, e appena la sento sorrido, sotto lo sguardo confuso di Nicolò, rimasto in piedi. Ci chiamavamo a vicenda così, comportandoci anche da fidanzati, soprattutto per prendere in giro chi davvero pensava lo fossimo.

«Ehy, Roberto.» aggiungo più 'B' di quante non dovrei usare.

«Stavi dormendo?»

«Quasi.» richiudo gli occhi.

«Monica che dorme alle 22?»

«Per colpa vostra. Te che fai?»

«Sono vicino l'albero.» apro gli occhi e guardo il cielo fuori. In particolare le stelle.

«Sono belle stasera, si vedono bene.»

«Si, ma da solo non ha lo stesso gusto.»

«Quando esci torniamo a vederle insieme, promesso.»

«Sei a casa tua?»

«No.»

«E dove sei?»

«Da un amico.» Nicolò va a prendere cartine e grinder e porta tutto in sala, dove finisce il lavoro.

Il resto non mi importa ||Tony Effe||حيث تعيش القصص. اكتشف الآن