#181

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Stiles è in quella caotica città da ormai quattro anni. Non che sia rimasto fermo lì, ha anche viaggiato tanto, ma nessun viaggio l'ha mai portato vicino casa. Non mette piede a Beacon Hills da quattro anni e non ha nessuna intenzione di farlo per il momento. Gli piace New York, pensa potrebbe anche essere la sua soluzione definitiva, anche dopo aver finito il college. Gli piace passeggiare per Central Park, come sta facendo in quel momento, gli piacciono le voci dei bimbi che giocano, i carrettini degli hot dog e i grattaciali imponenti. Gli piace quella frenesia che non lo fa sentire fuori posto e gli piace ritagliarsi del tempo per stare sdraiato sul prato a fare nulla.

Si sta proprio sedendo sull'erba, quando gli squilla il cellulare.

"Ehi, bellezza!" risponde, vedendo ilo nome di Lydia e la sua foto sul display.

"Ehi, dove sei?"

"Al parco a godermi il mio sabato libero. Che succede? Non eri allo stage?"

"Sì, ma mi ha chiamata Scott."

Stiles sa, sente, che non significa nulla di buono quella frase. Sente già i brividi di terrore sulla nuca.

"chiamata per dirti...?" la incita a parlare e sente nettamente Lydia prendere un profondo respiro prima di sganciare la bomba. Stiles, intanto si è già rialzato e si sta già avviando verso l'uscita.

"Derek è in coma."

E il mondo esplode. Stiles si ferma, come se qualcosa l'avesse colpito al centro dello stomaco e l'avesse inchiodato lì, pietrificato dal terrore. Ha lo sguardo fisso, il cellulare ancora all'orecchio e la voce di Lydia che chissà cosa gli sta dicendo. I rumori sono ovattati, le risate dei bambini non ci sono più e nemmeno il profumo dell'erba appena tagliata.

"Okay" risponde, monotòno, non sentendosi padrone nemmeno del suo corpo. Gli sembra di essere uscito dalle sue ossa, dalla sua carne e di star vivendo un'esperienza extracorporea. Una terribile esperienza extracorporea.

"Stiles, dobbiamo andare lì" continua Lydia, il tono quasi di supplica. Stiles la immagina sul divano di casa loro, già con la valigia pronta, mentre si rigira una ciocca di capelli tra le dita.

"Non lo vedo da quattro anni, non vedo perché dovrei tornare. Se vuoi, vacci tu, che gli sei molto affezionata."

E il veleno gli risale alla gola, insieme a quella frase acida e pungente. Lydia gli ha raccontato di aver baciato Derek solo quattro mesi prima, durante una serata che era stata dura per entrambi, fatta di lacrime ed urla. Stile si era sentito tradito da lei non solo come sua ragazza, ma anche in nome di quell'amicizia che ormai li legava da quindici anni. Lydia si era rifiutata di dargli spiegazioni, si era scusata, ma aveva detto di aver promesso a Derek di non farlo. Ci sono giorni bui in cui Stiles ancora si chiede perché l'abbia perdonata, perché non sia riuscito a mandar via dalla sua vita anche lei. E ora sta vivendo uno di quei momenti.

Sente un singhiozzo di Lydia.

"Non piangere" le dice. "Vai, fai quello che devi e torna se ne hai voglia. Io non ho nessun interesse a tornare."

"Stiles, ma è in com-"

"E FINO AD ORA ERA MORTO PER ME!" sbotta, facendo voltare una signora che gli sta passando di fianco. "Fino ad ora era morto, non esisteva più e voglio che sia ancora così!"

Lydia singhiozza ancora. "Stiles, potresti aiutarlo a svegliarsi" dice, con voce flebile. Con la voce di chi sa che sta dicendo qualcosa di grosso, che però non avrebbe dovuto dire.

Stiles mette giù, non vuole sentire più niente. Cerca di ritrovare il controllo su di sé, mette un piede dietro l'altro ed esce dal parco, entra in metro e si ferma sotto casa. Guarda in alto, verso il decimo piano, intravedendo solo uno spiraglio di finestra aperta, Lydia dev'essere ancora lì. E, infatti, la trova ancora sul divano, proprio come l'aveva immaginata, con la valigia di fianco e gli occhi rossi di lacrime.

"Hai due minuti per spiegarmi cosa intendevi, perché mi hai detto di Derek e perché io dovrei essere in grado di aiutarlo a svegliarsi, prima che io prenda tutte le mie cose e mi lasci alle spalle definitivamente sia lui che te."

Lydia impiega più di due minuti, ma Stiles la lascia parlare perché, a differenza del solito, è lui a non avere parole. Lei parla con calma, spiegandogli ogni dettagli di quei quattro anni, di Derek, di Beacon Hills e del suo rapporto con lui.

"Ed è in coma da quattro giorni. L'ha trovato Scott, perché Cora era in viaggio e gli aveva detto di controllarlo ogni tanto. Solo che Scott era ancora arrabbiato e ha fatto passare quattro giorni prima di essere il solito cucciolo e andare alla villa. PEr fortuna."

Solo in quel momento Stiles fa la prima domanda.

"Quali sono le sue condizioni?"

Lydia abbassa lo sguardo.

"Sta morendo. Il suo lupo ha preso il sopravvento e l'ha ferito e non riesce a guarire. Ha una ferita alla testa che non sappiamo come si sia provocato e qualche ossa rotta. Forse si è spinto oltre il balcone, perché era in giardino."

"E-e io posso aiutarlo? Lui sta morendo a causa mia?" Stiles lo chiede cercando di tenere a freno le mani che tremani.

Lydia si asciuga le lacrime, poi lo guarda con sguardo duro.

"No, non cominciare anche tu coi sensi di colpa che già lui ha distrutto entrambi. La colpa è sua, tu non c'entri un cazzo. Sta morendo perché è stupido ma sì, puoi aiutarlo, ne siamo quasi sicuri."

"Quasi?" chiede flebile.

"Deaton non conosce altri casi in cui il lupo si sia quasi separato dal suo umano, cercando di ucciderlo. Quindi sì, quasi. Ma la domanda ora è una sola: vuoi provarci?"



Quando Stiles vede il cartello di Benvenuto di Beacon Hills, cerca di azzerare ogni tipo di sentimento: non deve provare nulla, non deve pensare, è lì solo in missione. Si lascia andare ad un abbraccio e ad una lacrima solo quando suo padre lo stringe in un abbraccio. L'ha visto troppe poche volte in quegli anni e sa che la colpa è solo sua e che il povero Noah ne ha sofferto.

"Papà, mi accompagni tu da Deaton?" chiede.

"Venite entrambi?" chiede l'uomo, prendendo le chiavi dell'auto. Stiles lo segue fuori, rispondendo.

"No, vengo da solo, Lydia può fare quello che vuole."

Il viaggio verso l'ospedale è breve e Stiles si limita a fissare lo sguardo sulla strada che gli si apre davanti. Suo padre, alla guida, non gli rivolge nemmeno la parola, sicuramente conscio del fatto che non riceverebbe risposta. A Stiles dispiace, ma avranno tempo per parlare, per stare insieme.

Ovviamente, appena entra nella sala d'aspetto, Stiles si ritrova di fronte Scott con il suo solito sguardo dolce, ma stranamente cerchiato da occhiaie viola. si abbracciano, senza dire una parola, perché non ce n'è davvero bisogno, poi è proprio il true alpha ad avvolgergli le spalle con un braccio e a condurlo lungo il corridoio che porta verso l'unica stanza.

"Cosa devo fare?" chiede Stiles, manifestando forse per la prima volta la sua parola.

"Deaton crede che basti la tua presenza. Se non funziona, proveremo con qualche rituale. Procediamo per fasi. Vengo con te?"

Stiles lo abbraccia di nuovo, stringendolo forse un po' troppo, pooi gli sorride e fa cenno di no. Poggia la mano sulla maniglia, la abbassa, spinge la porta e, dopo quattro anni, si permette di pensare di nuovo al nome di Derek.





Continua...

365 Sterek (2021) vol.1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora