La persona adatta.

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Mattia si era infilato velocemente i pantaloni e la maglietta di Christian, senza avere il tempo materiale per poter scavare nel proprio borsone e ritrovare la propria, ed uscì veloce da quella stanza dando una frettolosa spiegazione al moro.

Non ci credeva.

Non ci poteva credere.

Parlavi del diavolo e spuntavano davvero le corna.

Percorse il corridoio nella direzione che l'altra aveva imboccato, e tenendosi sui muri quando girava gli angoli, cercò di darsi un equilibrio.

E poi la vide, lì, ferma, poco prima dell'ingresso vuoto, isolato, laddove di sentivano in lontananza gli echi della musica che veniva riprodotta in qualche stanza del primo piano.

«Isabella!»

Urlò il suo nome, pregando si fermasse, mentre il cuore gli batteva a mille più dalla paura che dalla corsa.

Non gli fregava niente di se stesso, non gliene poteva importar di meno, ma non riusciva a pensare ad altro che a Christian.

Non poteva lasciarlo.

Non poteva lasciarlo andare in quel modo, vederlo mentre non sopportava le voci delle persone che avrebbero parlato su di loro, che su di loro avrebbero raccontato cazzate e lui non poteva fare nulla.

Non poteva costringere il ragazzo che amava a stargli accanto nonostante tutto e nemmeno lo pretendeva, ma voleva godersi quei momenti ancora un po'.

Voleva stare con Christian ancora un po' , anche se sapeva in fondo che loro due non erano destinati a stare insieme: che il biondo non avrebbe mai avuto il coraggio di fidarsi ciecamente, che il moro non avrebbe avuto la forza di reggere tutta quella situazione ma per un po', solo per un altro po', voleva stargli vicino.

«Ti prego, parliamone...»

Mormorò supplicante, mentre la gola gli bruciava già al pensiero di aver causato lui l'ennesimo problema nella sua seconda relazione.

Li causava sempre lui.

Guardò i capelli della ragazza davanti a lui raccolti in due chignon disordinati, le ciocche rosate sparire all'interno dei codini del medesimo colore per poi riapparire fra quelli castani, e pregò che quell'aria da bambina che Isabella soleva avere, nascondesse anche una briciola del buon cuore dei piccini.

«Di cosa dovremmo parlare, Mattia?»

Domandò la ballerina, voltandosi nella sua direzione.

Le sue iridi verdi non erano mai state così tanto splendide, così tanto luccicanti in mezzo ai suoi occhi rossi.

Stava piangendo?

Deglutì di nuovo, sentendosi immensamente in colpa, perché per stava rovinando un rapporto non solo come quello che aveva con Christian, ma anche d'amicizia.

A quel punto sentì le parole morirgli in gola, così come tutto ciò che voleva dirle.

Che volevi dire ad una ragazza che ti piangeva davanti dopo che eri stato con il ragazzo che le piaceva?

Mattia abbassò lentamente lo sguardo, mentre quella convinzione che covava da sempre dentro di sè iniziò a ripresentarsi, dopo tempo, dopo ormai settimane, ma udibile come non se ne fosse mai andata.

Non era in grado di tenersi nemmeno una persona vicino.

Che fosse lontana come Isabella o che fosse vicina come Christian.

«Che vuoi più spiegarmi, Mattia? Mi sembrava chiaro quello che steste facendo.»

Sbuffò divertita, prima di guardarlo dall'alto verso il basso.

Come le Maschere di Pirandello. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora