Capitolo 21

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Maggio, 1997

Sette anni. Erano passati sette lunghi anni.

Sette anni da quando Adele era arrivata per la prima volta a Santa Monica. Sette anni da quando Frank l'aveva vista nel cortile della scuola. Sette anni da quando lei gli aveva chiesto di uscire. Sette anni da quando lui l'aveva baciata.

Sette anni dopo, salvo alcune novità, la loro vita era rimasta quasi del tutto invariata.

Adele e Frank si erano ufficialmente fidanzati, facendo andare fuori di testa tutte quelle povere ragazze che a scuola sognavano di prendersi il giovane Guerra.
Sarà per la prossima volta, ragazze.

Dopo averla baciata nel patio di casa sua, Frank se n'era andato e il giorno seguente era stata Adele ad andare a prenderlo per andare a scuola. Gli disse chiaro e tondo che se con lei non voleva fare sul serio, allora non doveva fare e basta. O una cosa seria o nulla.

E Frank aveva accettato, al settimo cielo, di iniziare una vera storia con lei.

Quella mattina, come ogni mattina, Frank era in ritardo. Era da tutta la vita in ritardo, e lo sarebbe stato per sempre. Anche a oltre quarant'anni All non avrebbe mai smesso di dirgli che l'orologio lui non sapeva neanche cosa fosse.

Era davanti alla porta di casa sua e stava controllando di aver preso tutto. Le chiavi le aveva, il cappello lo aveva, l'orologio (piuttosto divertente come cosa) ce l'aveva.

«La testa. Tu non hai la testa, Frank. Se non fosse attaccata al tuo collo ti dimenticheresti anche quella» non faceva altro che rimproverlo sua madre.

A proposito di sua madre, erano un sacco di giorni che non la sentiva. Doveva assolutamente chiamarla. Si fece un appunto mentale.

Nel 1991, la famiglia Guerra era ripartita per tornare in Italia. Adele, alla notizia, si era messa a piangere: sapeva che Frank sarebbe dovuto tornare a casa sua prima o poi, ma sperava davvero che quel giorno non sarebbe mai arrivato.

Gli aveva chiesto di rimanere, lo aveva pregato così tanto (e pregato così tanto i Guerra) che alla fine Frank era rimasto davvero. Si era trasferito da All, mentre la sua famiglia era tornata a Roma.
Da allora vive a Santa Monica, lavora a Santa Monica e ha intenzione di morire a Santa Monica.

Uscì di casa di corsa, vedendo che il suo orologio segnava già le sette passate. Doveva correre sul lavoro, ma soprattutto doveva correre da Adele. Se al liceo andava a prenderla per andare a scuola, da grandi andava a prenderla per accompagnarla in ufficio.

«Pensavo non arrivassi più» gli disse lei, quando aprì la porta.

«Non sono in ritardo» ribatté Frank.

"Lo sono".

«Lo sei.»

Chiusa la porta di casa, Adele raggiunse Frank in pochi passi. Lui le stampò un bacio sulle labbra, poi le passò un braccio intorno alle spalle e sorrise.

Quella mattina Adele si era legata i capelli in uno chignon stretto, tanto che Frank si domandò se non le facesse male la testa. Aveva un aspetto serio, austero e professionale. Da anni lavorava come segretaria in un ufficio, le piaceva il suo lavoro ed era anche ben retribuito.

«Oggi apri più tardi?» chiese Adele, continuando a camminare.

«Oggi è giovedì, il giovedì apro alle sette e trenta.» rispose lui.

Adele inarcò un sopracciglio. E da quando in qua il suo ragazzo faceva una cosa del genere?

«Da... oggi» e le stampò un altro bacio sulle labbra.

Arrivati davanti all'ufficio di lei, Frank la abbracciò e le augurò buona giornata. Dopo di ciò, si girò e si diresse verso il suo posto di lavoro. Aveva un ristorante molto amato dagli abitanti di Santa Monica e anche da turisti che alloggiavano da quelle parti.

Non doveva aprire alle sette e mezza, non ne aveva motivo. Quel giorno, tuttavia, doveva controllare un paio di cose.
Una volta concluso, si avvicinò al telefono del ristorante. Di solito non veniva utilizzato, squillava solo se qualcuno voleva prenotare.

Compose il numero e si portò la cornetta all'orecchio.

«Pronto.»

«All?»

«Frank, sei tu? Dimmi.»

«Mi devi aiutare a fare una cosa.»

•••

Quando All si presentò davanti al ristorante, stava già pregando di non dover prendere parte ad un rapimento.
Vedendo che Frank non aveva la macchina quella mattina, si rilassò un po'.

"Non vorrà uccidere qualcuno, mi auguro" pensò, tuttavia.

«Eccoti, finalmente!» esclamò Frank, vedendolo arrivare.

«Tu sei in perenne ritardo e io non ti dico mai niente, per una volta concedimi di non essere in orario» ribatté All.

«Mi devi aiutare.»

«Ti coprirò per seppellire il corpo, ma scordati che lo uccida io» rispose di getto il biondo.

Crescendo i suoi capelli si erano scuriti, ora erano più tendenti al castano chiaro che al biondo.

Frank inarcò un sopracciglio. Perché avrebbe dovuto seppellire un corpo?

«Cosa ti serve?»

«Voglio comprare un anello per Ad.»

All lo sapeva che quel giorno, prima o poi, sarebbe arrivato. Ma pensava che fosse più poi che prima.

«Un anello? Cioè, vuoi...»

«Abbiamo ventiquattro anni, stiamo insieme da sette, io sono innamorato di lei. Sì, hai capito benissimo.»

Lì per lì, All rimase in silenzio. "Glielo vuole chiedere" pensò.

Subito dopo, sorrise.

«E andiamo a comprare questo anello, allora.»

•••

Ormai, All ne aveva la conferma: Frank era non solo la persona più lenta e ritardataria del mondo, ma anche la più indecisa e testarda.

«Ti sarai fatto un'idea, no?» gli chiese. «Quale genere di anello le vorresti regalare?»

Frank si voltò a guardarlo. Non rispose al suo quesito; anzi, gli domandò che cosa aveva in mente lui con Sam.

«Le regalerò l'anello di mia madre. È ciò di più prezioso che possiedo, sia per valore economico che per valore affettivo» rispose. «Samantha si merita solo il meglio.»

Frank sospirò. Per lui Adele meritava ancora meglio del meglio. Si meritava il mondo. Sapeva che, anche avesse trovato l'anello apparentemente perfetto per lei, ci avrebbe trovato un difetto.

Non sarebbe mai stato abbastanza perfetto per essere suo.

D'un tratto, a Frank si accese una lampadina.

«Ho un'idea.»

Si voltò verso il suo amico e disse: «Scusa se ti ho fatto venire fino a qui, ma adesso so cosa devo fare. Devo andare. Ci vediamo presto.»

Frank rimase solo un attimo fermo, poi superò il suo migliore amico e fece per andare via.

All'ultimo, si girò. «Fammi sapere che cosa ti risponde Sam, mi auguro sia solo sì.»

E scappò via.

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