[2.25]

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[AUTUMN]
NUMERO DIECI

«È una vita che non faccio surf, spero di ricordarmi ancora come si fa...» dissi afferrando la tavola che Hurley mi aveva gentilmente prestato. Alla fine mi ero aggiunta anche io all'allenamento di Mark e Hurley, sotto il consiglio -o forse è meglio dire minacce- dell'allenatrice Schiller, che continuava a ripetermi che sarei potuta essere di grande aiuto.

Dopo un paio di cadute iniziali rincominciai a prenderci la mano. Anche Mark si stava piano piano abituando, ed era perfino riuscito ad imparare la remata in poco tempo. «Forza, è giunta l'ora di cavalcare qualche onda!» disse Hurley mettendosi in piedi sulla tavola e io lo seguii a ruota.

Le mie dita scorrevano tra l'acqua fresca e chiusi gli occhi per godermi la leggera brezza. Quando li riaprii mi guardai intorno, sulla spiaggia non c'era nessuno, mentre gli alberi del boschetto erano leggermente mossi dal vento. Poi vidi una figura, di nuovo quella felpa arancione. «Axel?» domandai a me stessa, stringendo leggermente gli occhi, come a voler mettere a fuoco la sua immagine.

«AUTUMN ATTENTA ALL'ONDA!» le parole di Hurley mi riportarono alla realtà, ma era troppo tardi. L'onda mi aveva già travolta e mi trovavo sott'acqua che tentavo di tornare a galla. Due forti braccia mi presero per la vita e mi fecero sedere sulla tavola. Hurley era di fronte a me che mi guardava contrariato.

Alzai le mani in segno di resa. «Lo so, ho sbagliato. Non avrei dovuto distrarmi» lo anticipai.

«Infatti, non avresti dovuto» mi rimproverò a braccia conserte. Hurley era un tipo piuttosto scherzoso e fuori dalle righe, ma prendeva tutto ciò che riguardasse l'oceano con estrema serietà.

«Grazie dell'aiuto. Mark dov'è?» sospirai. Hurley mi fece un cenno con la testa verso la battigia, dove Mark era coricato sottosopra esausto. Lo raggiunsi sulla spiaggia, dandogli un calcetto con il piede come per accertarmi che fosse ancora vivo. «Sei sicuro di stare bene?» gli chiesi.

Lui alzò la testa. «Sì, voglio riprovare» si rimise in piedi, stringendo saldamente la tavola da surf.

Mentre i due ragazzi tornarono in mare, io invece ne approfittai per ispezionare quella zona della spiaggia. Mi infilai il copricostume e cominciai a guardarmi intorno in cerca di qualche indizio. La persona tra gli alberi era la stessa che avevo visto due giorni prima, non c'era il minimo dubbio. Cominciai a chiedermi perché Axel facesse di tutto per non farsi vedere da noi, era alquanto sospetto.

«Non vuoi nemmeno salutarli? Un "ciao" non ha mai ucciso nessuno, sai?» sentii dire da una voce poco distante. Mi feci strada tra gli alberi del boschetto limitrofo, ritrovandomi faccia a faccia con Thor. Anche lui sembrò sorpreso di vedermi. «Autumn? Non dovresti essere ad allenarti con la squadra?» domandò incerto.

«Mark si sta cimentando in un allenamento un po' alternativo e aveva bisogno di una spalla...» dissi con una scrollata di spalle «Tu, piuttosto?» rigirai la domanda, indicando l'enorme cesto che teneva sulla schiena con un cenno di capo.

Si portò un pollice dietro la schiena e il mio occhio venne catturato da un enorme orto, dove diversi tipi di piante crescevano rigogliose. «Casa mia è proprio qui dietro, stavo venendo a portarvi un po' di verdure direttamente dal mio orto» mi spiegò «É il minimo che posso fare, dal momento che ci state proteggendo da un'invasione aliena...». Poi alzò la testa verso l'alto, guardando il sole che stava incominciando a calare. «E devo anche sbrigarmi, altrimenti non farò in tempo a preparare la cena per quei sei...» rise fragorosamente.

Io, invece, corrugai le sopracciglia. «Sei? Mi sembra di ricordare che tu avessi solo cinque fratellini...» lo interrogai.

«C-Cosa?» spalancò gli occhi «Ho detto sei? Ehm... sì, cinque... volevo dire cinque...» si grattò la testa con imbarazzo «É che sono talmente tanti che a volte mi confondo! Ci si vede!» mi salutò, ormai distante.

𝐄𝐍𝐄𝐌𝐈𝐄𝐒 [𝐈𝐄] || ᴠᴏʟᴜᴍᴇ 1Where stories live. Discover now