Capitolo quarantasette

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Qualche giorno prima della finale

Ero in sala con Francesca ed Elena per provare una delle tante coreografie che avrei portato alla finale.
Eh già, il mio sogno si era avverato.
Avevo combattuto con tutte le mie forze per non crollare e per raggiungere i miei obbiettivi.
A volte però, cadevo. Non amavo particolarmente il mio corpo, una delle mie più grandi insicurezze, e per la coreografia che stavo provando dovevo sentirmi sicura di me, bella e audace.
Era una coreografia sui tacchi e sensuale, piena di movimenti dei fianchi e del bacino.
Provai e riprovai quel passo che non mi usciva, dove dovevo fare un giro su me stessa, poi scendere per terra e rialzarmi con le gambe tese.
Niente, non usciva.
«Chiara, il problema è che tu non ti senti bella, per fare questo passo devo essere sicura, perché sennò sia il pubblico che i giudici capiscono che hai paura. Che per carità, è giusto averla, è normale, ma non devi averne così tanta» mi disse Elena, che si scambiò un'occhiata con Francesca.
«C'è qualcuno al telefono per te» irruppe la voce di Maria, che ci fece saltare tutte e tre in aria.
Le due professioniste uscirono, lasciandomi sola.
«Pronto».
Quella voce. Quella. L'avrei riconosciuta anche tra altre mille, anche se fosse stato un sussurro ad un concerto.
Era Mattia.
Non lo sentivo da più di una settimana, dato che potevamo prendere il telefono solo una volta alla settimana e chiamavo per lo più i miei genitori.
Mi era mancato un sacco.
«Matti» dissi, cercando di non piangere dalla felicità.
«Mi hanno detto che avevi bisogno di me» ridacchiò lui dall'altro capo del telefono.
«Si, è per una coreografia che deve fare» disse Maria.
E così gli spiegai tutta la situazione, del fatto che non mi sentivo bella e che non amavo particolarmente me stessa.
«Non mi stancherò mai di dirti che tu sei bellissima così come sei. Non ti devi vergognare. Sei bella per me come sei bella per tutti e devi esserlo anche per te» mi rassicurò.
«Grazie mille» dissi, con l'istinto di andare da lui e abbracciarlo forte.
Ma... non potevo.
«Mi raccomando: non si molla»
«Mai» esclamammo all'unisono.
Poi riattaccò, e io tornai alla coreografia.

Finale

«E alla finale di ballo arriva... Michele» esclamò Maria.
Io mi girai verso Michi, abbracciandolo.
«Te lo meriti». Gli diedi una pacca sulla spalla, e stessa cosa fece lui.

«Chiara, com'è andata?» mi chiese Maria, dopo che mi presi gli applausi del pubblico.
«Bene, anzi benissimo. Voglio innanzitutto dire che non mi sarei mai aspettata di poter arrivare fino a qui, fino alla finale. Voglio ringraziare innanzitutto te, perché in tutti questi mesi sei stata come una seconda mamma, alla quale ho potuto dire tutto senza paura di essere giudicata, dico grazie a Raimondo per avermi dato questa bellissima opportunità e per avermi insegnato tante cose nuove. Ringrazio anche Lorella, la maestra Celentano e la maestra Peparini per tutte le lezioni, e infine voglio ringraziare il pubblico e soprattutto i miei compagni, dal primo all'ultimo. Grazie davvero» dissi con le lacrime agli occhi.
«Grazie a te, tante cose belle, ti voglio bene» mi congedò Maria, e io uscii dallo studio.

Appena finii di percorrere il corridoio che portava alla sala relax, sentii un profumo inconfondibile.
Non mi dire che...
Aprii la porta e lo vidi.
I suoi occhi celesti.
I suoi capelli biondi e scompigliati.
Il suo viso.
Mattia era lì. Era davanti a me.
Per poco non mi cedettero le gambe, ma corsi comunque incontro a lui e lo strinsi a me.

Non avevo vinto Amici, ma avevo avuto una vittoria personale.
Avevo trovato delle persone speciali che avrebbero fatto parte per sempre di me.
E quella era la vittoria più grande.

Dal primo momento //Mattia ZenzolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora