cap. 13 il giorno del test

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<<scarlett!>> mi chiamò finney, venendo verso di me nel corridoio della scuola
<<ciao finn! come stai?>>
<<tutto bene, tu?>>
<<bene dai, sono preoccupata per il test di robin>>
<<anche io, insomma e se non dovesse passarlo?>>
<<ce la fará. ne è perfettamente in grado. con me era bravissimo...non è da dieci, ovviamente, ma forse un otto potrebbe prenderlo>>
<<e riguardo alla vostra tregua?>>
<<beh...c'è ancora direi. detto fra me e te vorrei che non finisse...è così gentile>>
dio. l'avevo veramente detto?
avevo veramente detto che robin arellano era...gentile?
finn rise <<wow>>
<<si, lo so. ha fatto strano anche a me dirlo. ma è così! a proposito, sai dov'è?>>
scosse la testa <<sono arrivato qualche minuto fa>>
mi ricordai di una cosa:
saremmo dovuti andare insieme al drive-in quella sera.
<<finney>> dissi velocemente e in tono preoccupato
<<che succede? perchè sei diventata agitata?>>
<<robin mi ha invitata al drive-in>> risposi tutto d'un fiato
mi guardò per un secondo.
<<hai intenzione di andare?>>
<<non lo so...cioè, quando me l'ha chiesto ho detto sì. ma ora non sono più sicura>>
perchè, sì, mia madre l'avrebbe fatto, ma...forse non a tredici anni. forse avrebbe aspettato a fidarsi di un ragazzo. forse non sarebbe uscita col bullo della scuola. avrebbe accettato di uscire con un tipo, ma non quel tipo.
<<tu che dici?>> chiesi consiglio.
<<non lo so. se fossi in te non andrei. sei la mia migliore amica, ti conosco, ti affezioni troppo alle persone>>
guardai da un'altra parte <<si, hai ragione...ma non posso dargli buca così. tornerebbe ad odiarmi>>
<<secondo me, no. ci rimarrebbe male perchè "nessuno da buca a robin arellano">> scherzò
<<giá>> dissi ridendo <<andiamo in classe?>>
lui annuì, così andammo.

durante la lezione mi arrivò un biglietto da parte di robin, che quel giorno si era messo un banco davanti al mio, mentre dietro di me c'era finney, di fianco a lui, alla sua sinistra, c'era ana e di fianco a me, sempre alla mia sinistra, gwen.

"ho sonno"
diceva

"allora dormi"

"non posso. tra un'ora c'è matematica e se sono troppo addormentato non passerò il test. sei pronta per questa sera?"

non molto, in realtá...

"si! prontissima" gli lanciai il biglietto, poi la lezione prosuguì.

<<oddio, sono agitatissimo>>
<<calmati rob>> disse finney <<andrá bene>>
<<si>> confermò ana
<<e tu che dici?>> mi chiese robin facendo un cenna con la testa verso la mia direzione
<<so che puoi farcela. ti sei preparato tanto>> dissi
<<dai, non essere preoccupato. andrá bene>> fece gwen
<<lo spero...>>
entrò la prof e tutti ci mettemmo ai nostri banchi. lei, senza salutare, si sedette alla cattedra e tirò fuori il test di robin.
<<prendi un foglio e una penna e vai in biblioteca>> gli ordinò senza nemmeno guardarlo in faccia
lui fece un sospiro, mi guardò, poi andò in biblioteca.

la lezione era iniziata da soli dieci minuti e io non riuscivo a smettere di pensare a come se pa stesse cavando robin.
non capivo perché mi importasse così tanto, alla fine non era un problema mia se lui si sarebbe rifatto l'anno da capo, e, in ogni caso, io lo avrei avuto in classe fino a giugno...eppure ero preoccupatissima.
pensavo anche a quello che sarebbe successo quella sera.
cosa andavamo a vedere?
com'era il drive-in?
che cosa dovevo mettermi?
ma, soprattutto, robin si stava prendendo gioco di me?
perchè in effetti era strano che eravamo diventati "amici" in due giorni dopo il biglietto. era possibile che avesse messo su una scenetta?
però un altro pensierò che mi rassicurò mi attraverò la mente:
anche la chiacchierata con finney al suo pigiama party faceva parte del teatrino?

<<sei preoccupata?>> chiese gwen a bassa voce
<<si...>>
<<sai...forse ti piace ancora. ci hai pensato?>>
la guardai <<no, gwen.>>
<<"no" non ti piace o "no" non ci hai pensato?>>
<<non...non mi piace>> dissi sperando che l'argomento si concluse
e invece...
<<hai esitato>>
<<non è vero>> scossi la testa
<<mhmh...certo>>
<<gwen, ti prego>> implorai
<<scarlett!>> mi chiamò la prof con il suo solito accento sulla "a" di quando diceva il mio nome <<spero che tu stia aiutando gwendoline con gli esercizi e che non mi stiate facendo gli affaracci vostri>>
<<certo che la sto aiutando, non capiva l'esercizio ventisette e quindi la sto aiutando a farlo>>
la professoressa girò la testa dopo avet annuito. io guardai la mia migliore amica, e ci mettemmo a ridere leggermente.
<<non capisco perchè mi chiama "gwendoline", che senso ha?>> protestò sottoforma di domanda
<<nessuno, ma i prof sono così. gli adulti sono così>>
<<come?>>
<<noiosi. loro non capiscono>>
detto quello, ci rimettemmo con la testa sul libro e chiacchierando ancora un po' ogni tanto, suonò la campanella e robin tornò.
tutti si alzarono per il cambio dell'ora e io corsi immediatamente da lui.
<<com'è...>>
non feci in tempo a finire la frase, lui mi si gettò addosso e mi trinse forte.
mi stava...abbracciando.
misi le mani dietro la sua schiena, ricambiando la stretta.
<<è andata benissimo! ho risposto alla maggior parte delle domande sulla teoria e non ho lasciato nemmeno un esercizio! tutto per merito tuo, scarlett. io...sono così...felice che...oddio! grazie scarlett!>>
si staccò da me, mi prese le braccia con le mani e mi diete un veloce bacio sulla guancia <<mi hai salvato>> sclerò
ero così felice per lui, di vederlo sorridere.
poi realizzai...
mi aveva dato un bacio sulla guancia...
mi prese una stretta allo stomaco.
<<prego>> balbettai
rise leggermente, ma io notai in lui una puntina di imbarazzo
<<andiamo?>> chiesi
<<dove?>> un tono leggermente assente
<<dagli altri>>
<<ah! si, si! andiamo>>

<<quindi esci con robin questa sera?>> chiese vance accostandosi alla mia porta
come lo sapeva?
<<si...>> vidi la rabbia nei suoi occhi <<sei arrabbiato?>>
<<arrabbiato?! ma va! ti pare? stai solo uscendo col cazzo di bullo della scuola!>>
<<è la mia vita, vance, ti prego>>
<<non me ne frega niente! ti ho detto che non pupi uscire con lui! starai una merda cazzo! possibile che non lo capisci!?>>
<<ma tu non sei mio padre!>> gridai il più forte possibile, poi una lacrima mi rigò il viso <<scusa>> mi calmai <<non volevo...>>
<<volevi eccome>> se ne andò sbattendo violentemente la porta
pensai di seguirlo, ma non lo feci.
lui non voleva che io andasdi e sapevo che se gli avessi disobbedito si sarebbe arrabbiato ancora di più...e, alla fine, io avevo solo vance.
solo di lui sapevo di potermi fidare cecamente.
così...

"ciao, scusa ma questa sera non posso uscire con te. non voglio mentirti, è successo un casino. mi sarebbe piaciuto tanto vederti...ti prego, perfavore, non arrabbiarti con me"

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