Non abbiamo età. 2/2

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«In ginocchio.»

Gli ordinò.

Zenzola rimase fermo.

«Ho detto in ginocchio.»

Ripetè, e stavolta il diciassettenne fece come detto.

Poggiò le ginocchia a terra, mentre sentiva il freddo della superficie con il suo corpo caldo, e si sedette sul talloni poggiando le mani sulle cosce.

Christian lo guardò socchiudendo gli occhi, amando quel visino da angelo in un contesto così sporco come quello, e gli afferrò la mascella con una mano, avvicinandolo a sè.

Mattia ne approfittò immediatamente, allungandosi per poterlo baciare, ma il moro si fece distante.

Gli sorrise, mentre poggiava la schiena allo schienale della poltrona.

Poggiò il braccio tatuato sul bracciolo, mentre poggiò la guancia sull'altra mano, in attesa.

Mattia lo guardò con gli occhi lucidi da quel piacere mancato, e poggiò la guancia sulla sua coscia.

«Chri...»

Sussurrò, e il moro dovette mordersi il labbro per trattenersi.

Quell'atteggiamento così fottutamente infantile in un contesto così sporco come quello del sesso.

Schiacciava la guancia sulla sua coscia facendo i capricci per essere scopato.

Quel ragazzo sempre sicuro di sè, sempre con la parola pronta, ora era in ginocchio, in mezzo alle sue gambe, in un luogo aperto mentre lui era semplicemente seduto come se la situazione non gli importasse.

Mattia poggiò le mani sulle sue cosce, prima di lasciare un bacio sulla sua pancia e risalire, con la speranza di arrivare alle sue labbra.

Quando Christian vide che si stava alzando, lo fermò.

«Devi rimanere in ginocchio.»

«Mi fanno male le ginocchia...»
Borbottò il biondo, ritornando al suo posto.

Disinteressato il moro lo guardò, poggiando l'indice sulla sua guancia e il resto delle dita appena sotto alle labbra.

«Tu volevi i segni, no?»
Domandò retorico.
«Vedi di abituati, ti scoperò anche lì per terra.»

Mattia alzò lo sguardo, cercando di decifrare le sue parole, quasi come se volesse capire se fossero vere, e corrugò la fronte.

«Sì, Chri?»
Chiese.
«Anche sul pavimento?»

«Dipende da quanto bene me lo succhi.»

Disse tranquillo, mentre fissava il biondo guardarlo serio.

E forse solo in quel momento Zenzola si rese conto di quanto quell'aria da dominatore donasse allo scuro degli occhi di Christian: solo allora notò quanto avesse fatto bene a mettergli quella matita sotto gli occhi, quanto bene aveva fatto a fargli infilare di nuovo quei pantaloni neri stretti.

Lasciò che le palpebre cadessero per qualche istante, chiudendo gli occhi preso da un capogiro dovuto all'alcol -o forse questa era la scusa per nascondere l'effetto che Christian gli faceva-, e quando li riaprì decise solo di muoversi.

Di farlo godere.

Di sentirlo gemere mentre faceva con la testa avanti e indietro sul suo membro.

Avvicinò le mani alla sua cintura di pelle, e alzò gli occhi verso il più alto con un sorriso malizioso.

«Questa me la metti attorno al collo, dopo?»

E Christian alzò le sopracciglia, constatando che quando poco prima il biondo gli aveva detto di volerlo violento non scherzasse affatto.

Come le Maschere di Pirandello. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora