74 - I can't believe it -

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Swami's POV

"No, no, no." Sussurrai mettendomi le mani nei capelli ed iniziando a fare avanti e indietro per la stanza

Portai lo sguardo sulla mia migliore amica che mi guardava un po' preoccupata.

"Ho notato che non l'hai segnato a dicembre." Disse Ginevra senza distogliere gli occhi dalla mia figura

"Lo pensi davvero?" Le domandai
"Non posso assicurarlo ma neanche escluderlo." Mi rispose a voce bassa

"Ma sapevo che saresti andata in panico e ho portato questo." Mi disse frugando nella sua borsa per poi porgermi una scatola

"Levati ogni dubbio." Aggiunse poi

Deglutì e con la mano tremante afferrai la scatola.

"Io sono qui, qualsiasi sia l'esito." Mi disse accennando un sorriso

***
Ginevra's POV

Swami si era chiusa in bagno da alcuni minuti ed io ero appostata davanti alla porta in attesa che uscisse.

Era palesemente terrorizzata e il fatto che nel salone ci fossero un bel po' di persone, non aiutava di certo.

Sentì la porta aprirsi e la testa bionda della mia migliore amica spuntò, facendomi capire di entrare.

Lo feci e chiusi la porta alle mie spalle.

Per un'attimo mi parve di tornare indietro nel tempo, a quando qualche anno fa ero io quella chiusa in bagno a fare un test di gravidanza.

Ricordo ancora la paura al vedere quelle due linee.

Avevo diciotto anni fatti da poco e mi ero appena lasciata con Leo.

Proprio un ottimo tempismo.

Misi una mano sulla spalla di Swami che si copriva il viso con le mani.

"Non ho il coraggio di guardare." Sussurrò
"Vuoi che lo faccia io?" Le domandai e fu lì che mi guardò

"Puoi solo passarmelo?" Mi chiese per poi mordersi fortemente il labbro, ed io annuì

Presi il bastoncino e senza girarlo glielo passai.

Lei lo prese e sospirò prima di girarlo.

Incinta, +3.

"Non ci posso credere." Sussurrò sull'orlo di un pianto

Istintivamente l'abbracciai e lei scoppiò a piangere sulla mia spalla.

"Ho paura G." Disse mentre le accarezzavo la schiena
"È normale S, ma non sei sola.
Io sono con te, sempre." Le dissi

"Non stiamo insieme da molto." Sussurrò

"Questo non è ciò a cui devi pensare."
"È meno di un anno." Mi rispose tirando su con il naso

"Mesi in cui ti ho vista più felice che in tutti i tuoi anni di vita." Le dissi

Swami si allontanò da me e mi guardò negli occhi.

"E se non lo volesse?" Mi disse terrorizzata

"S, ammetto di aver desiderato di prenderlo a schiaffi in questi giorni, ma a questo non devi proprio pensare.
Federico ama i bambini, basta guardarlo con Camilla." Le dissi accennando un sorriso

Swami chiuse gli occhi per poi spalancarli subito dopo.

Mi guardò preoccupata ed io la guardai cercando di capire cosa le fosse venuto in mente.

"Francesca" sussurrò ed io mi confusi

"Francesca?"
"Sua madre."
"So chi è Francesca, ma non capisco perché ti sua venuta in mente adesso." Le dissi perplessa

"Lei l'ha capito prima lo sapessi io stessa." Disse ed io sgranai gli occhi confusa

"Da quando è arrivata da Firenze, mi guarda dolcemente.
Non fraintendermi, l'ha sempre fatto ma è diversa.
Sorride molto più spesso ed io pensavo fosse per Federico, per farlo star bene e sicuramente è così.
Ma adesso ha più senso.
Non c'è stato un solo istante in cui mi ha tolto gli occhi di dosso." Disse a voce estremamente bassa

"Aiuto" sussurrò poi dopo qualche istante di silenzio

***
Swami's POV

Dopo aver nascosto il test nella mia borsa, feci un bel respiro e tornai in salone.

"Poi non dire che non ti voglio bene eh!" Esclamò Nicolò in quell'esatto momento

Sentì Federico ridere e fui davvero felice che il sardo era venuto a Torino.

Lo stava rallegrando da morire.

"Tiè" disse poi Nicolò porgendo al genovese un qualcosa

"Ne ho portata per tutti." Disse mettendo sul tavolo un vassoio che non capì da dove l'avesse tirato fuori

Mi sedetti vicino a Federico che teneva tra le mani un pezzo di focaccia, mentre guardava il suo migliore amico.

Ne presero tutti un pezzetto e sorrisi al vedere Nicolò abbassarsi all'altezza di Camilla per dargliene un po'.

"Tutto ok?" Mi domandò Federico risvegliandomi improvvisamente

Mi voltai verso di lui e gli accennai un sorriso nonostante stessi letteralmente morendo.

Annuì e gli sistemai i capelli.

"Ginevra aveva bisogno di parlarmi, per questo sono mancata un po'." Dissi

"Tranquilla, lo posso capire.
È che ti vedo strana." Mi disse

"Va tutto bene, tranquillo."

Federico mi guardò per qualche istante per niente convinto della mia risposta, poi avvicinò a me il suo pezzo di focaccia.

"Vuoi?"

Gli accennai un sorriso e gli dissi che ne avrei preso un pezzo dal vassoio.

Lui annuì e addentò il pezzo.

E fu lì quando si voltò a guardare gli altri, che io guardai lui.

E adesso?
Come te lo dico?

CUPIDO HA FATTO GOAL - Federico Chiesa Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora