28.

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jackson's pov

«Papà non mi sento tanto bene..» mi dice mia figlia mentre la sto aiutando a mettere la giacca.

«Non voglio capricci, prendi il tuo zaino o faremo tardi all'asilo.» la ammonisco.

Così in silenzio prende il suo zaino e se lo mette in spalla.

Usciamo di casa, e poi l'accompagno all'asilo.

«Ciao Abby, a dopo, comportati bene.» mi raccomando, e lei annuisce debolmente.

«Buongiorno Elizabeth.» saluto la mia segretaria, quando, dopo essere entrato nella mia azienda, passo davanti alla sua postazione.

«Ciao caro, non hai una bella cera, sembri esausto.» afferma dopo aver ricambiato il saluto.

«Non preoccuparti per me. Ora devo andare, il lavoro mi attende.» la liquido, proseguendo verso il mio ufficio.

Mi siedo alla mia scrivania, ed accendo il computer, ritrovandomi sommerso di notifiche.

Sono ormai le dieci di mattina, e sono due ore che passo leggendo i curriculum di molteplici persone.

Mi manca un dipendente, e molta gente si sta facendo avanti per ottenere la posizione.

All'improvviso avverto il mio cellulare squillare, così lo prendo e leggo il nome del mittente.

È la scuola di Abigail, spero vivamente che non abbia combinato nessun guaio.

«Pronto?» dico.

«Salve, lei è il signor Taylor, giusto?» mi domanda una voce femminile.

«Sì, sono io. Che succede?» chiedo preoccupato.

«Abigail sta poco bene, ha la febbre ed è molto stanca.» mi informa.

«Vengo a prenderla. Dieci minuti e sono lì.» dico per poi chiudere la chiamata.

Indosso velocemente la mia giacca ed esco dal mio ufficio.

«Ho avuto un imprevisto. Mi prendo tutta la giornata libera, buon pranzo.» dico velocemente alla mia segretaria.

Senza attendere la risposta, esco velocemente dell'edificio, entrando nella mia macchina e partendo verso l'asilo di mia figlia.

Avrei dovuto prestarle più attenzione quando questa mattina mi aveva detto di non sentirsi bene, prima di non crederle avrei dovuto verificare.

Dopo essere arrivato ed aver parcheggiato l'auto, entro nella scuola, raggiungendo l'aula di mia figlia.

La sua maestra, appena mi vede, mi viene incontro.

«Le porto sua figlia, intanto deve firmare questo foglio per l'uscita anticipata.» mi dice.

Prendo il foglio e la penna che teneva precedentemente in mano, e lo firmo.

Quando torna insieme ad Abigail glielo restituisco firmato.

«Ciao Abby, mi raccomando guarisci presto, ci mancherai.» la saluta la sua maestra, e lei ricambia il saluto.

«Arrivederci.» dice in seguito rivolgendosi a me, per poi correre da due bambini che stavano litigando tra loro.

Prendo in braccio Abby e lei appoggia la testolina sulla mia spalla, chiudendo gli occhi.

«Amore mio, hai sonno?» le domando, e lei annuisce.

«Adesso andiamo a casa, papà ti prepara la cioccolata calda e ci mettiamo tutti e due sul divano sotto le coperte calde, che dici?» le dico.

«Mh mh.» mi risponde.

Così prendo il suo zainetto ed andiamo alla macchina.

Appoggio dietro il suo zaino e metto Abigail sul seggiolino, allacciandole in seguito la cintura di sicurezza.

Chiudo lo sportello e salgo in auto, guidando verso casa.

Le porto la sua cioccolata calda mentre è sul divano, coperta.

«Mi raccomando soffia e aspetta un po' prima di berla, che scotta.» le dico prima di darle la tazza, e lei annuisce.

Mi metto anch'io sotto le coperte, accanto a lei.

«Più tardi dovrebbe venire Valentine.» la informo.

«No, non voglio.» mi risponde.

«Perché no? Non ti ha fatto niente, è stata dolce con te sin dalla prima volta che ti ha conosciuta.
E poi dovresti essere più gentile con lei.» le dico.

«Non mi sta simpatica, non possiamo mai stare da soli, è sempre in mezzo.»

«Abigail, non è carino quello che stai dicendo.» la riprendo.

«Tanto tu tieni più a lei che a me.» sussurra.

«Non è assolutamente vero.» dico.

«Sì, invece. Stai sempre con lei, lasciandomi da sola con Charlotte. A me manca Megan, e poi..» si blocca sull'ultima parola.

«E poi cosa?» le domando.

«Niente..» dice a bassa voce.

«Abigail, e poi, cosa?» insisto, alzando la voce.

Il mio istinto mi dice che mi sta nascondendo qualcosa.

Mi guarda senza dire nulla.

«Abigail.» la richiamo.

«Lei a-aspetta un bambino..»

𝑰 𝒏𝒆𝒆𝒅 𝒖Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora