Capitolo 141 - Desiderio di amore e di gloria -

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29 aprile

Passata l'euforia per l'armistizio, Bonaparte aveva deciso di inviare l'ennesima lettera alla sua amata moglie. La guerra e le trattazioni diplomatiche gli avevano lasciato poco tempo da dedicare al cuore. "Ora, però, prima di pensare al Direttorio, a come sconfiggere gli austriaci e ad impossessarmi dell'intera Italia, dedichiamoci alla mia adorata Joséphine" disse tra sé, nel mentre, accasciandosi scompostamente sulla sedia, aveva preso carta e penna.

'Murat, che ti consegnerà questa lettera, ti spiegherà, mia adorabile amica, ciò che ho fatto, ciò che farò e ciò che desidero. Ho concluso una sospensione dei combattimenti con il re di Sardegna'. Anche se aveva avvertito il colonnello qualche giorno prima, quella mattina glielo aveva ripetuto e quest'ultimo si era messo all'erta, sapendo che il comandante lo avrebbe fatto spedire in Francia da un momento all'altro. Inoltre gli aveva dato istruzioni su cosa avrebbe dovuto riferire in caso di domande da parte sia della moglie, sia di qualche membro del Direttorio - In modo da spegnere ogni loro curiosità residua, ho intenzione di metterli a tacere comunque - aveva aggiunto infine Napoleone, senza troppi giri di parole.

'Ho fatto partire, tre giorni fa, Junot con mio fratello; ma arriveranno dopo Murat che passa per Torino; abbrevierai di quindici giorni: sarà dunque possibile che io ti veda qui quindici giorni prima' il desiderio di averla accanto a sé, anche solo per pochi giorni, non lo aveva mai abbandonato, al contrario, aumentava man mano che i giorni, le settimane passavano. Il ritratto era solo una mera consolazione di quel cuore solitario, affamato di amore 'Vieni, questa immagine mi accende di gioia' aveva fatto preparare vari alloggi nelle città vicine e le avrebbe permesso anche di visitare molte città d'Italia, avrebbe fatto tutto solo ed esclusivamente per lei. 'Se la cosa ti aggrada. La mia felicità è che tu sia lieta, la mia gioia è che tu sia allegra, il mio piacere è il tuo'.

La mano cercava di restare ferma nel mentre riportava ciò, ma il sentimento cercava di prevalere, gli aveva imporporato leggermente le guance, non riusciva più a liberarsi del suo pensiero, della sua immagine, leggiadra, sensuale, erotica 'Mai donna fu amata con maggior devozione, ardore e tenerezza. Né è possibile, in modo più completo, essere padrona di un cuore e determinazione ogni diletto, ogni inclinazione, plasmarne ogni desiderio: se per te è diversamente, deploro la mia cecità, ti consegno ai rimorsi del tuo animo; e se non ne morissi di dolore, offeso per la vita, il mio cuore comunque non si aprirebbe più ai sentimenti del piacere e del dolore', le continue riletture del Werther, la sua influenza si rifletteva in tali frasi, nel modo in cui raccontava le emozioni, che sembravano travolgere il suo animo inquieto e che trascriveva sulla carta. Il tratto molte volte si faceva indeciso e alcune parole non sempre erano chiaramente leggibili.

'Triste, altero o freddo, la mia vita sarebbe soltanto fisica: perché riterrei, perdendo il tuo amore, il tuo cuore, la tua adorabile persona, di perdere tutto ciò che rende la vita amabile e preziosa!', l'occhio finì sul ritratto e l'impulso di stringerlo come se fosse la sua donna in persona era, ormai, incontrollabile. Mai si era sentito così preso da una donna, mai il suo cuore aveva amato e sofferto così tanto. E si era ripromesso di non amare più una donna! 'A quel punto non mi rincrescerebbe più di morire, o forse riuscirei ad accogliere la morte sul campo dell'onore. Come vuoi, vita mia, che io non sia triste? Niente lettere da te; ne ricevo solo ogni quattro giorni, mentre se tu mi amassi, mi scriveresti almeno due volte al giorno'.

Ed ecco che la gelosia, tipica del suo carattere focoso, mediterraneo e del suo trascorso di vita, emergeva prepotente e quasi gli faceva perdere la testa, anche perché non era facile trattenere tutto quell'universo di passioni brucianti, che pervadevano persino i suoi sogni. Immaginarla lontana e con altri attorno, che potevano vederla, venerarla, adorarla, mentre faceva salotto ed esponeva il suo bel corpo alla loro vista, gli procurava addirittura invidia e più reclamava la ragione, più questa diventava sbiadita e flebile agli occhi e agli orecchi 'Ma bisogna ciarlare con i signorini visitatori sin dalle dieci della mattina e poi ascoltare le scempiaggini e le sciocchezze di cento cicisbei sino all'una di notte. In un paese dove la moralità esiste, dopo le dieci di sera ciascuno si ritira; ma in quel paese si scrive al proprio marito, si pensa a lui, si vive per lui. Addio Joséphine, sei per me un mondo che non riesco a spiegarmi; ti amo ogni giorno di più'.

L'Uomo Fatale - 1: Identità - [In revisione]Where stories live. Discover now