Promettimelo.

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Mattia scoppiò a ridere, prendendosi la pancia con le mani mentre si piegava verso il basso.

«E ora dico io, no-.»
Continuò a raccontare Christian, fermandosi per la centesima volta dato che il più piccolo non era in grado di ridere e camminare allo stesso tempo.
«Ma come si fa ad uscire alle tre del pomeriggio con delle nuvole così nere che sembrava mezzanotte, con il cielo che se ti affacciavi alla finestra vedevi Zeus con i fulmini in mano, per la spesa?!»
Gesticolò teatralmente.
«Che poi c'era pure il cibo a casa, io non so perché lui volesse uscire!»

«Oddio, oddio.»
Cercò di riprendersi Mattia, mentre si rimetteva a stento diritto e iniziava a massaggiarsi la faccia, tornando a camminare.
«E come è finita?»

«Niente, alla fine è sceso lo stesso come un idiota e quando è tornato si è pure permesso di dire "ua mi sono bagnato tutto quanto." E grazie al cazzo, sei uscito con il tempo di quando Dio disse a Noè di costruire l'arca!»
Continuò a lamentarsi Christian, ridendo nel vedere il più piccolo ridere di nuovo.

«M-Ma si può sapere perché voleva uscire?»
Domandò ancora il biondo, mise una mano sul braccio del suo ragazzo ormai stanco dalle risate.

Christian, con le mani nelle tasche, offrì il proprio braccio per far appoggiare l'altro, e alzò le spalle.
«Ma io che ne so, Luigi a volte prende delle fissazioni strane.»

«Pensavo che il tipo delle fissazioni fosse Alex.»

«Nah, Alex è quel tipo di persona a cui va bene tutto.»
Annuì. «Ma non credere sia meglio, a volte gli va così tanto bene tutto che diventa menefreghista su troppe cose.»

«Davvero? Tipo?»

«Ma anche le cose stupide, però ricordo che Luigi all'inizio, quando comprarono casa, ci litigava un giorno sì e un giorno no: Alex non riusciva mai a dare un'opinione certa, se mancava qualcosa a casa non lo andava a comprare, se vedeva sporco non puliva solo perché "non rientrava nei suoi compiti."»

«Oh, che merda così però.»
Commentò il più basso, tenendosi ancora stretto al braccio del suo compagno.
«Non dipende dalla divisione dei compiti, se viviamo insieme ognuno fa quel che è necessario per la casa.»

«Infatti, è quello che Luigi ed io provammo a fargli capire.»
Alzò le spalle. «Alla fine siamo come fratelli tutti e tre, quindi non ha senso comportarci come fossimo semplici coinquilini: ognuno fa quel che può per l'altro, ognuno si aiuta.»

Mattia gli diede un pizzicotto sulla spalla.
«Non sei un loro coinquilino, perché ti metti in mezzo?»

«Ahia!»
Lo guardò male.
«Mi metto in mezzo perché io ci sto molto a casa loro, quindi se vedo che qualcosa non va, la aggiusto o pulisco io.»
Si vantò.
«Ultimamente la televisione dava dei problemi e io ed Alex siamo andati a cambiarla, oppure il- come si chiama?»
Prese a gesticolare.
«Il coso dove stiri.»

«Il ferro?»

«No, quello dove ci stiri i vestiti sopra.»

«L'asse?»

«Bravo.»
Confermò.
«L'asse aveva un piede rotto, e modestamente sono stato io ad aggiustarlo.»

«Ooh, ma che bravo...»
Lo prese in giro, ridendo.

«Continua a sfottermi, poi voglio vedere che farai quando andremo a vivere insieme.»
Alzò gli occhi al cielo, poi guardò nella direzione di un bar.
«Hai voglia di cenare o di fare un aperitivo?»

«No dai, ci sta l'aperitivo.»
Scelse, e si incamminarono verso il locale.

Entrambi già conoscevano quel posto: era una stanza relativamente piccola, ma grazie alla disposizione dei tavoli, le luci soffuse, i led viola e verdi, il piano bar e i quadri al muro, sembrava accogliente e aveva il sapore di casa.

Come le Maschere di Pirandello. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora