; ventisette ;

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Venticinque giorni dall'incidente

🌻

× "Fa parecchia impressione vederla così.. spenta. È quel tipo di persona che non da mai l'impressione di aver le batterie scariche talmente è attiva alle volte." commenta Lautaro sotto voce, poggiando le mani sulle spalle di Alicia.

"È per questo che tuo zio è così distrutto." alza lo sguardo sul figlio. "I dottori gli avevano detto che si sarebbe trattata di un massimo di qualche settimana, la risposta più gettonata era due, adesso sono passate tre settimane e tre giorni, potrebbe continuare ancora per molto tempo."

"In ritardo di una settimana e settantadue ore." riflette Dolores, accarezzando il dorso della mano di Cecilia.

Entrambi i gemelli non possono fare a meno di osservare quegli occhi chiuse, le labbra rosse e serrate che fanno contrasto con il pallore della sua pelle che non sta sotto i raggi del sole già da un po'. Sanno che è viva e non osano a dirlo ad alta voce, ma sembra davvero che abbiano davanti una persona il cui cuore non batte più e il cui respiro non esiste già da un po'.

"Siete tutti qui." Agata sorride non appena entra nella stanza e vede che sia i genitori di Cecilia, Paulo, Alicia e i due ragazzi che sembrano essere i loro nipoti sono tutti lì.

"Ragazzi loro è Agata, l'infermiera che segue Cecilia e una sua grandissima amica." la donna argentina fa le presentazioni. "Loro sono Lautaro e Dolores, i miei nipoti."

"Piacere di conoscervi, ragazzi." stringe loro la mano.

"Piacere nostro." sorride educatamente la ragazza, cercando di scandire bene le parole in italiano.

"Bene, allora ci tengo a darvi le buone notizie dato che siete tutti qui." Paulo rivolge lei tutta la sua attenzione.

"Non tenerci sulle spine, cara." dice Maddalena.

"Esatto, quali sarebbero queste buone notizie?" continua Vittorio.

Agata sorride, poi si appresta a dare le buone notizie ma senza sorridere alla figura della sua amica.

"Oggi il dottore ha deciso di sottoporla ad una visita particolare, ha compiuto una serie di azioni che sollecitano reazioni di ogni tipo. Come vi ho già detto non è molto facile che un paziente reagisca ma nemmeno impossibile, avevamo già ricevuto una cosa del genere da parte di Cecilia e oggi ce ne ha regalata un'altra."

"Che bella notizia!" esulta Alicia. "Di cosa si tratta questa volta?"

"Il dottore ha sottoposto le sue iridi alla luce, lei ne è rimasta infastidita com'è normale che sia ed ha sia chiuso gli occhi che spostato la testa dall'altra parte."

"Dici sul serio?" Maddalena ha la voce rotta dall'emozione.

"L'ho visto io stessa." sorride ancora di più. "Il dottore ha detto che molto probabilmente stia già elaborando il processo di risveglio, quindi potrebbe anche starci ascoltando adesso."

"Potrebbe sentirci?" Vittorio osserva la figlia. "Se è vero, è davvero una grandissima notizia questa."

"Se mi senti, devi svegliarti al più presto." mormora Dolores vicino a lei. "Non vedo l'ora di riabbracciarti."

"Anche lei non vede l'ora, te lo assicuro." Maddalena la abbraccia, si è da subito affezionata a quei due così cari ragazzi e loro sembrano aver fatto lo stesso con lei e suo marito Vittorio.

Paulo, invece, sospira mentre gioca con l'estremità del braccialetto che Cecilia porta al polso. Anche la prima volta avevano detto loro che si stava sicuramente per sbagliare, quindi non vede cosa ci sarebbe di così tanto diverso questa volta. Non sa dire quanto ancora manchi al suo risveglio, non sa cosa la trattengo ancora dal farlo perché non possiede le competenze mediche necessarie, ma non per questo ha perso la speranza, quello mai. Sa che tornerà da lui, sa che lo farà ma non ce la fa proprio più ad aspettare e ormai ha perso fiducia nei dati medici.

"Scusate, vado un attimo a prendere aria." dice, poi si alza ed esce dalla porta.

"Ma cosa gli prende? Non è felice?" Maddalena guarda la porta adesso chiusa.

"Ti assicuro che lo è ma ha semplicemente bisogno di tempo." le risponde Agata.

"Forse è meglio se vado a parlargli." Alicia si muove per provare a seguire il figlio, ma viene fermata dal nipote.

"Lascia, vado io."

Lautaro non ci pensa due volte e cerca un po' dappertutto fino a quando non trova Paulo nell'area fumatori che a quest'ora è sempre deserta.

"Cosa fai qui? Ti ha mandato la nonna o Agata?" lo interroga il maggiore, prendendo a calci un mozzicone di sigaretta.

"No, sono venuto a farti compagnia e prima che tu lo dica, non mi interessa se non ne vuoi." inserisce le mani nelle tasche e si appoggia alla parete bianca, proprio come lui. "Lo sai che devi avere fede in quello che ti dice il dottore, al momento non puoi fare altrimenti. Nessuno può fare diversamente, nonostante lo si voglia."

"Dicono sempre le stesse cosa da ventiquattro giorni, dicono che va tutto bene dal primo momento e invece siamo ancora qui."

"Da come ha parlato poco fa quella ragazza, Agata, deduco che non sia così." sospira. "Sei sicuro di non essere tu quello troppo impaziente che non riesce proprio ad aspettare? Non credo che lei ti prenderebbe in giro."

Non può dire che Lautaro non abbia la sua porzione di ragione dato che Agata non fa altro che essere sincera dal primo giorno oltre che assecondarlo in tutte le sue idee folli.

"Si, hai ragione." sente che lo dice sempre a tutti, ma mai che si convinca di essere in torto. "Ma nemmeno tu sapresti aspettare se fossi nei miei panni."

"Già, lo so anche io questo." poggia una mano sulla spalla. "Ma se così fosse, se ci fossi io nei tuoi panni adesso, tu non faresti altro che dirmi che non sarei fa solo perché avrei tutti voi attorno e avresti ragione. Ho anche io ragione a pensarlo e a dirtelo, il tuo dolore non si fa strada da solo, tutti noi soffriamo e sarebbe strano non farlo."

"E con questo cosa vorresti dire?"

"Che averne abbastanza di tutto ciò non è sbagliato, ma non si può fare altrimenti. Se sei tu quello che si spazientisce così in fretta, allora come pretendi che non lo facciano tutti gli altri? In particolare chi ti viene a dare le buone notizie o chi le riceve che deve vederti così tanto indifferente." i loro occhi si incontrano finalmente e può dire di vederlo davvero convinto di quello che ha appena sentito. "Hai capito cosa ti voglio dire?"

"Si, ho capito." risponde ed emette un lungo e pesante sospiro. "Mi sento una testa di cazzo."

"Non è che ti senti, tu sei una brutta testa di cazzo." ridacchia e lo stesso fa lo zio. "Andrà tutto bene." lo abbraccia velocemente.

"Mh." mugola in assenso positivo, provando un grande senso di gratitudine nei confronti di suo nipote Lautaro.

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"Buongiorno amore" / Paulo DybalaWhere stories live. Discover now