Capitolo 1 .... Prigioniere

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Arrivammo alla postazione commerciale a mattina inoltrata, dopo diverse ore passate in sella a cavalcare in mezzo alla verde prateria. Non c'era sole quel giorno, era una giornata invernale piuttosto nuvolosa, ma nonostante il tempo e la fatica del percorso il nostro umore non ne aveva risentito affatto: infatti eravamo tutte e tre molto allegre: io, Danielle Martin, Meoquanee, la mia amica cheyenne, e Mary Jane Kennet.

Meoquanee ci indicò dei cavalli legati ad alcuni dei pali che sostenevano la pensilina dell'edificio in legno, poco più che una baracca.

- Vedete quei due Appaloosa? – disse.

Io e Mary Jane la guardammo, entrambe incuriosite.

Proseguì con espressione grave – Li ho già veduti molto tempo fa.

- Davvero? – replicai subito.

- Vedi quello marezzato, Danielle? Appartiene a Winyan Wanapeya, il capo dei Teton Lakota, e quell'altro con le macchie nere da leopardo è il cavallo di Sica, suo fratello.

La notizia che all'interno della stazione commerciale avremo trovato dei pellerossa mi agitò: timida di carattere e riservata, restia ad affrontare situazioni nuove che potessero provocarmi un qualsiasi tipo di stress emotivo, esitai prima di smontare di sella. Non avevo mai visto indiani "selvaggi" da vicino e, a sentire l'opinione di mio cognato Jack, era molto meglio starne alla larga.

Le mie due compagne non sembravano intimorite. Mary Jane smontò per prima mentre io, continuando a prendere tempo (speravo che nel frattempo gli indiani terminassero i loro acquisti e se ne andassero via) chiesi alla mia giovane amica cheyenne come avesse conosciuto i due pellerossa di cui aveva parlato.

- Hetkala, la sorella di Wanapeya, ha sposato mio cugino - rispose Meoquanee – io e la mia famiglia siamo stati ospiti nel loro villaggio. È lì che ho avuto modo di conoscere molto bene i fratelli di Hetkala, Sica e Wanapeya.

- Indiani buoni, vero? – azzardai.

Meoquanee non rispose ma proseguì.

- Due anni fa mio cugino è morto e Hetkala è tornata presso il suo popolo per aiutare Wanapeya dopo la disgrazia.

- Disgrazia? Cosa gli è capitato? – domandò Mary Jane incuriosita.

- Hopa, sua moglie, l'ha abbandonato per un altro uomo.

L'argomento ci stimolò a continuare il discorso. Decisi di scendere da cavallo.

- È così grave? - chiesi - Credevo che gli indiani prendessero più mogli (l'informazione mi veniva sempre da mio cognato Jack) ... Non poteva trovare subito un'altra donna?

Meoquanee scosse la testa. Nel frattempo, senza metterci d'accordo, ciascuna di noi decise di legare il cavallo ad una certa distanza dai mustangs indiani, forse per precauzione, forse per paura, come se il distacco dei nostri animali da quelli dei pellerossa ci tutelasse dall'incontrarli.

Insieme, continuando a spettegolare, ci avviammo verso l'ingresso della stazione commerciale.

- Winyan Wanapeya significa fa scappare la donna - ci spiegò Meoquanee - È un soprannome che gli è stato dato dalla tribù poiché non riusciva a rassegnarsi alla perdita di Hopa e non ha permesso a nessun'altra donna di sostituirla. È comprensibile perché Hopa è una donna bellissima.

- Un soprannome? Qual è allora il suo vero nome?

- I sioux non usano il nome per rivolgersi a qualcuno perché presso di loro ha un valore sacro. Io non conosco il vero nome di Wanapeya, né di suo fratello Sica.

- Sica? Anche lui ha il soprannome? – ridacchiò Mary Jane scuotendo con un lieve movimento del capo la fluente capigliatura corvina che le danzò sulle spalle in una morbida cascata di riccioli. Osservandola di sottecchi pensai con un po' d'invidia che era veramente una ragazza molto carina.

WANAPEYA, HO AMATO UN INDIANOWhere stories live. Discover now