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Per questo voglio dirti grazie.
Non lasciarmi mai.
Anche se non ci sei, penso che, sei dentro me.

Francesco Schillaci

Una settimana dopo

È passata una settimana dal giorno in cui Alberto ha fatto il ricalcolo della situazione.

Una settimana dove anche la sua salute pare essere peggiorata.

Riesce a stare meno ore in piedi ed è colpito costantemente da stanchezza fisica che non gli permette di vivere appieno le giornate.

Ma questa giornata è diversa. Alberto, suo nipote, è in arrivo da San Diego.

Sono anni che si vedono tramite schermo.
Sono anni che aspettano di abbracciarsi.

<Abbiamo sbagliato a non dirglielo prima?> , è la voce di Rosetta, che irrompe nei pensieri di Alberto
<Stai dicendo a me?> , sposta gli occhi su di lei.

Precedentemente li aveva sul giornale.

<Si Alberto...Ci si sulu tu imn chista càmira> (ci sei solo tu in questa stanza)
<Scusami cara. Ero preso dai tanti pensieri... Cosa mi stavi dicendo?>
<Ti ho chiesto se abbiamo sbagliato a non dirglielo... Mi riferisco ad Alberto... Insomma... Verrà qui e non ha la minima idea di quello che gli diremo>
<Non era giusto farlo venire solo perché ho i giorni contati. Siamo i suoi nonni e vogliamo assicurarci il suo benessere. Inoltre, come avrebbe viaggiato? È una situazione difficile e in tutto questo, dobbiamo trovare le parole giuste per dirglielo>

Qualcuno bussa alla porta.

Rosetta sposta lo sguardo su di essa all'istante.

<Sarà nostra figlia. Mi aveva avvisata che sarebbe passata> afferma Rosetta

Cosa c'è di più bello che vedere il proprio figlio ogni giorno?

Vedere il suo sorriso.
Sentire il suo profumo.
Sentire la sua voce.

È qualcosa di appagante per un genitore.

<Mamma... Buongiorno>, la dolce voce di Camilla prende spazio nella stanza piccola ed accogliente

Alberto sorride.
È ancora seduto sulla poltrona.

<Ciao tesoro. Hai fatto colazione?>, dice Rosetta premurosamente
<Si, mamma. Non esco mai di casa senza aver fatto colazione. Ma questo hai bisogno di sentirlo dire ogni volta... Ci ho fatto l'abitudine> , ridacchia e intanto cammina verso la cucina, affiancata da sua madre
<Buongiorno al mio bellissimo papà. Come va oggi?> , ed ecco che con braccia aperte cammina verso di lui, inclinando di poco il corpo su di lui, per poterlo abbracciare

Non gli ha dato nemmeno modo di alzarsi dalla poltrona.

<Ciao Camilla. Che bello vederti anche oggi> , sorride l'uomo
<Non ci sarà un giorno in cui non ci vedremo. Ed è per questo che...> , i suoi occhi diventano lucidi

Rosetta, con braccia conserte, osserva padre e figlia, trattenendo le lacrime di commozione. Succede ogni volta. Non riesce a trattenersi.

<Cosa figlia mia? Cos'è che ti affligge?> , dice Alberto, prendendo le mani di Camilla, stringendole nelle sue

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