51. Le decisioni di una Regina

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Allacciò la cintura intorno alla sua vita, le fondine premettero sui suoi fianchi. Sul pantalone aveva una ginocchiera dove teneva la sua elsa. E nelle tasche aveva altre pistole. «Ho fatto» le disse Ginevra una volta concluso. Skye si alzò e osservò la treccia dritta che le aveva appena fatto, era ben tirata all'indietro e non permetteva a nessuna ciocca ribelle di sfuggire. «Ti ringrazio» le sussurrò, ricevendo in cambio un sorriso tirato. «Sei sicura?» le chiese ancora una volta Giun. La rossa l'aveva seguita fino alla sua camera, e ora se ne stava sul letto mentre mangiucchiava le unghie ansiosamente. Quello era un gesto che faceva spesso Lama. «Sì» rispose secca, afferrando l'ennesima pistola che Koraline aiutò a metterle fra la canottiera e la cintura. «È stata una pessima scelta dirtelo» mugugnò in disapprovazione l'infermiera. Fu Koraline a darci un taglio. «Smettitela. Skye non ha bisogno di questo» l'ammonì e Giun distaccò le sue unghie dalle labbra. «Non hai detto che Maicol ti avrebbe ammazzata se avesse scoperto che hai letto la lettera di sua madre? bene. Fossi in te scapperei già ora» l'ammonì. Guardò Koraline con nuova ammirazione e le sorrise grata. Le doveva sicuramente un favore.
Fu Ginevra ad appoggiarle il mantello lungo il collo e le spalle e ad annodarglielo. «Questo nasconderà tutta quella roba lì» si riferì a tutto l'arsenale che aveva scelto di portarsi. «Certo, il problema è che non sarà solo Maicol ad ammazzarmi. Ma anche Yuri una volta che ha scoperto cosa le ho lasciato fare» la indicò con un cenno del capo. «Spero davvero che questa non sia una tua trappola» ringhiò spazientita Koraline verso la rossa. Ma stranamente si fidava di lei, forse perché era lo stesso Yuri a fidarsi.
«Non lo farei mai» la sua devozione era rivolta esclusivamente al suo Re e non a lei. Ma le andava bene comunque.
Tastò per sicurezza tutte le tasche, accertandosi che fossero piene e poi disse «Sono pronta» tutti gli occhi furono su di lei. «Non ci posso credere che Edwin è davvero qui» sospirò Ginevra. «Neanch'io. Ma non c'è un momento da perdere. Perché nel caso Maicol lo scopra si fionderà personalmente da lui. Devo anticiparlo» spiegò agitata. Annuirono tutte. «Ci saranno delle guardie. Perché non porti alcuni soldati con te?» constatò Koraline in apprensione. Le afferrò saldamente le mani. «Meno persone sanno, meno avremo la possibilità di essere scoperti. Ci sono nemici qui, perfino nei soldati. E non sappiamo quali siano» le mormorò. «Di questa corte è meglio non fidarsi» aggiunse comprensiva Ginevra. Inoltre, meno persone mancavano al castello e meno si sarebbero insospettiti. «Bene, ricordate cosa dire nel caso qualcuno vi chiedesse di me?» annuirono ancora. «Che sei andata in città con Wave e Joseph» ripeterono in coro. «Bene. È ora allora» si voltò verso la porta, aprendola.

Fuori di essa, vestiti come se li ricordava nel deserto, solo più armati, c'erano Wave e Joseph.
«Iniziò a far preparare i cavalli» borbottò disgustata Giun quando osservò i due. Senza attendere il consenso si avviò. «Credevi davvero che ti avremo lasciato andare a fare la martire da sola?» borbottò Joseph offeso, si sistemò il fucile dietro alle spalle larghe.
«Non posso chiedervi questo. Non quando non siete convinti al cento per cento di ciò che vi ho raccontato» Wave scosse il capo. «Non ti seguiamo per ciò che ci hai rivelato su Icaro. Ti seguiamo per proteggerti» le ricordò e Joseph aggiunse «Certo poi se beccassimo Edwin prenderemmo due piccioni con una fava» ghignò. «Ragazzi, non ho tempo per questo» alzò le mani e attraversò il corridoio mentre la coda del mantello nero svolazzava dietro di lei.
«Perfetto. Quindi andiamo e basta» Wave l'affiancò, rimanendo al passo. «Lo sai che da sola non potrai riuscirci» le fece notare. Serrò i pugni, purtroppo quello era vero. «Ti avremo lasciata qui perché ti sapevamo al sicuro. Non possiamo invece lasciarti andare in un edificio pieno di nemici perlopiù da sola. Quelli non aspettano altro per farti saltare la testa!» enfatizzò. «Fate quello che volete» borbottò. Esultarono.
Probabilmente erano gli unici che in una situazione simile avrebbero esultato.
«Aspettate!» disse Ginevra, guardando i tre. «Servono altri mantelli» stabilì osservando le armi visibili dei due soldati.

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