Capitolo 16

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IRIS

Il cielo blu
della speranza,
così infinito ti dice
o tutto o niente.

Sento il bruciore dei tagli infiammarmi la bocca, i lembi di pelle che torturo fino allo sfinimento mi sfiorano i denti. L'ansia mi ha accompagnata per tutta la cena, alimentata dalla curiosità delle parole di Rhea.
Abbiamo chiacchierato del lavoro, ma ogni discorso era incentrato su di me. La bellissima donna che ora mi da le spalle non ha esitato a farmi sentire a casa. D'altronde queste mura sono il primo posto in cui respiro ancora quell'aria famigliare, così amabile da ardere i miei polmoni.
Conoscere la sua vita e parlarle della mia non mi è dispiaciuto, anzi, ma il mio pensiero a ogni sua parola era concentrato su quella maledetta frase. E sul fatto che non ha nominato Savannah nemmeno una volta, non mi sento pronta a farle domande su una questione che non mi riguarda.
Danny mi versa un altro calice di vino, per fortuna mi accompagna a casa lui altrimenti non penso ci arriverei viva.
"Signore, vi lascio ai vostri discorsi da donne per qualche istante," sorride radioso, la luce nei suoi occhi color carbone è accecante. Gli si legge in viso la felicità di vedermi andare d'accordo con la sua amata. Rhea ride, è una carezza vellutata per le mie orecchie. Penso di non aver mai incontrato una donna con così tanta energia, brilla di felicità come una stella. In armonia perfetta con il cielo buio che è il suo futuro marito. Si completano, un po' invidio il loro amore salutare. È un'invidia buona, di quelle che fanno bene all'anima e mi fa sperare che anche io costruirò un rapporto così con qualcuno. Con lei. La voce nella mia testa mi ricorda subito i due diamanti che rallegrano le mie giornate. Prendo un respiro e raggiungo Rhea in cucina. Lava le stoviglie e non esito a prendere uno strofinaccio per aiutarla ad asciugarle.
"Potremmo avere una domestica, ma adoro troppo le faccende di casa, mi fanno sentire donna."
"Concordo con te," mormoro senza perdere la speranza di inciampare in quel discorso.
"Rhea, scusami, non voglio impicciarmi" esito "mi stavi parlando di mia nonna prima e..."
"Hai ragione perdonami, abbiamo svincolato il discorso," mi interrompe e il sorriso sulle sue labbra si allarga.
"Non preoccuparti, ero solo curiosa di conoscere di più."
"Dorothy è la mamma di Danny, tesoro non lo sapevi?" Un tonfo sordo mi riporta alla realtà obbligandomi a guardare due occhi burrascosi, come il mare d'inverno. Rhea mi guarda preoccupata, scava nella mia anima cercando risposte alla mia reazione. Sicuramente sono sbiancata, mi affretto a chinarmi per raccogliere i cocci di vetro.
Senza nemmeno accorgermene le lacrime mi rigano il viso, era da tanto che non piangevo e questa donna ha aperto una voragine al centro del mio petto.
"Ehi, ferma, ti fai male," si china accanto a me, prende le mie mani nelle sue fermando i miei gesti frenetici. Mi sento frastornata, volevo solo riparare il danno che ho fatto, ma a quanto pare l'unico vero danno qua sono io. Singhiozzo e spontaneamente mi accoccolo al suo petto.
"Scusami, Danny non me l'ha mai detto." La mia voce tremante mi spaventa. Non sono mai stata debole, solo emotiva, ma a quanto pare il suo affetto tira fuori anche questo mio lato.
"Lascia che te ne parli," si siede sul pavimento, con la schiena appoggiata al pensile sotto al lavello. La mia testa sul suo grembo, come farebbe una mamma con la figlia adolescente che ha appena subito un tradimento. Perchè è così che mi sento, tradita dall'unico uomo di cui mi fidavo.
"Tua mamma voleva proteggerti, creare il tuo futuro come lo voleva lei nascondendo le tue doti ereditarie. Tu, Alice, non sei nata per abbandonarti a qualsiasi forma d'arte, proprio come Danny, tuo zio. Infatti hai seguito il cuore quando hai trovato la scatola che tua nonna ha conservato per anni nel suo armadio, per te." Mi accarezza dolcemente i capelli, con la mente in subbuglio faccio tesoro di ogni sua parola. Un bagliore illumina il ricordo di quando ho trovato quella scatola rossa con il mio nome scritto in oro sul coperchio. Sento ancora il profumo della carta datata e dell'inchiostro secco come se fosse successo solo ieri.
"Dorothy ha fatto il possibile per mandarti qui, menomale che ci è riuscita. Hai diritto di vivere la tua vita, di vivere l'amore che ti fa bene al cuore e di inseguire il tuo sogno di scrittrice. Danny lo ha sempre saputo tutto, voleva solo proteggerti per darti il meglio."
"Lui e tua nonna hanno voluto regalarti una seconda possibilità per essere te stessa. Io lo conosco da quando eravamo ragazzini del college, la mia famiglia l'aveva ospitato e in età adulta ha iniziato a confidarsi con me giorno dopo giorno. Ovviamente l'ho sempre affiancato come una sorella, ma è stato inevitabile innamorarmi di lui."
Le parole mi scorrono addosso come una secchiata di acqua gelida. Tiro su con il naso, cerco di calmare il respiro e l'unico modo per farlo è torturarmi ulteriormente le guance.
"Ti ho vista crescere da lontano. Tua nonna ci ha sempre mandato video e foto, ogni anno al compleanno Danny ti spediva libri, album da disegno e pastelli."
"Quelli che nonna mi regalava insieme a una foto stampata di lei e il nonno," sospiro rassegnata.
"Esatto."
"Mia mamma mi ha sempre impedito di amare l'arte, ma il mio cuore non ha ceduto. Sai, quando ho aperto quella scatola ci ho visto una vita. Ho visto il mio futuro chiamarmi e sono contenta di essermi ascoltata per una volta. Ora che ci penso, per il biglietto aereo?"
"Opera mia," Danny entra in cucina, si siede accanto a noi e mi guarda negli occhi. In quello sguardo profondo, in quella luce così famigliare solo ora noto che è la luce con cui Dorothy mi guardava crescere. Un bagliore che dedicava solo a me, colmo di premura e amore.
"Tua mamma mi ha odiato, ma volevo proteggerti dopo essere stato allontanato perchè...diverso."
"È assurdo," abbasso lo sguardo sulle gambe di Rhea, così magre e slanciate.
"Lo so, nonna Dorothy ha preferito restassi in America per coltivare le mie passioni, ma il nonno voleva tornare in Italia e tua mamma con loro. Lei non ha mai creduto in te, ma noi si e siamo qui per offrirti una seconda possibilità."
Troppe domande si rincorrono fra i miei pensieri, non riesco a formulare una frase di senso compiuto.
"Grazie," sussurro, gli occhi bruciano per il mascara colato.
"Alice," Danny mi prende una mano "perdonami se non ho mai avuto il coraggio di parlartene, non volevo versare altro odio sul rapporto con i tuoi genitori. Non volevo ferirti." La sua voce angosciata mi spezza. Come posso non perdonarlo? Lui c'è stato nel momento del bisogno, quando tutti volevano impedirmi di fare le mie scelte. La nonna mi ha salvata da un mare in cui sarei potuta annegare, mi ha impedito di diventare banale e schiava della casa come mia madre.
Mi sollevo un po' per abbracciare Danny.
"Grazie," esito "zio."
La sua presa si fa ferrea intorno a me, lo sento deglutire. Sta trattenendo le lacrime.
"Ora ci vuole un buon caffè, per qualsiasi domanda noi siamo qui." Rhea si alza e sparisce in corridoio. Ritorna dopo pochi secondi con scopa e paletta alla mano per sistemare il mio casino.
"Non voglio cambiare il rapporto che abbiamo costruito, sono sempre io. Ti ho nascosto il nostro grado di parentela, è vero, ma non cambia nulla."
Faccio cenno di si, ho la bocca impastata e gli occhi appannati.
In silenzio beviamo il caffè, sento la testa pesante.
Danny mi riaccompagna a casa e per il breve tragitto ascoltiamo gli aggiornamenti sul traffico stradale. Non presto attenzione alle parole, sono solo un sottofondo inutile che fa compagnia ai miei pensieri. Accostiamo sulla strada del palazzo in cui abito.
"Buonanotte raggio di sole, per qualsiasi domanda chiamami, va bene?"
"Si, buonanotte." Mi affretto a uscire dall'abitacolo. L'aria fresca mi avvolge, baciando il mio viso ancora in fiamme per il pianto. Prendo due respiri, la testa si fa più leggera mentre salgo le scale.
Nell'appartamento tutto tace, sono sola con i miei demoni interiori. Vorrei riuscire a dormire stanotte, ma tutto vortica senza senso fra le pareti del mio cervello. Domande, dubbi e curiosità mi assillano finché non mi adagio sul materasso. Il corpo pulsa, stremato dalle informazioni di stasera.
So per certo che sono in queste quattro mura per un motivo, ma il concetto assurdo che non mi lascia dormire è un altro.

Danny è mio zio.

Unexpected ~ lesbianOù les histoires vivent. Découvrez maintenant