ɪ - ʜᴏᴡ ᴛᴏ ᴅɪꜱᴀᴘᴘᴇᴀʀ ᴄᴏᴍᴘʟᴇᴛᴇʟʏ

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Ogni passo verso il St. Margareth è un passo di troppo, un ulteriore allontanamento dalla pace che cerco disperatamente.

Liv mi trascina con sé, evitando di toccarmi, ma la sua presenza è un promemoria di tutto ciò che non voglio: salvezza, speranza, vita.

«Ti aiuteranno qui.» dice, ma le sue parole sono un pugnale che mi ricorda la mia prigionia in questo mondo.

Il cardigan che indosso è un guscio vuoto, troppo grande per il mio corpo esausto che si aggrappa a esso come se potesse proteggermi dal futuro che mi aspetta.

I miei vent'anni pesano come secoli, i capelli castano chiaro e mossi non sono altro che fili di una marionetta senza vita, il mio corpo magro un guscio vuoto di una volontà infranta.

Non c'è luce per me in questo luogo di mura bianche e fredde, dove i neon che illuminano l'istituto tentano invano di scacciare le tenebre che mi avvolgono.

Ci avviciniamo alla reception, il ragazzo all'accettazione è molto bello, ha gli occhi che raccontano vite non sue e due occhiaie che fanno denotare come le veda molto spesso e probabilmente non lo fanno dormire.

«Sono Olivia Murray, ho un appuntamento con la dottoressa Worley per il ricovero di mia sorella Flame Murray» sento mia sorella presentarmi come un pacco da consegnare, peccato che la mia testa continui a dirmi che l'indirizzo sia sbagliato.

Abbasso lo sguardo sul ragazzo seduto davanti al computer, i suoi capelli biondi e corti contornano perfettamente il volto olivastro con accenno di barba, avrà ad occhio e croce l'età di Liv, quella in cui ti senti in dovere di essere responsabile per qualcuno.

«Sì, eccola qui.» esordisce l'uomo dopo aver visionato una sfilza di nomi sul suo computer «Vi annuncio.»
Ci guarda dalla finestrella e prende il telefono digitando uno dei numeri interni.
Dall'altra parte qualcuno risponde, non riesco a capire bene, ma il ragazzo pronuncia il mio nome e poi dopo qualche secondo richiude.

Esce dal suo stanzino con l'aspetto di chi ormai conosca a menadito questa procedura, mostrandosi nella sua divisa totalmente bianca che nasconde un corpo alto e muscoloso.
Una volta, mi sarei aspettata un commento divertito di Liv su quanto il personale di questo posto di merda potesse essere almeno una consolazione alla mia vista, ma sapevo che adesso non sarebbe arrivato nulla.

Non dopo che a causa mia, lei, aveva perso anche l'uomo che pensava avrebbe sposato.
Troppe responsabilità per lui, troppo giovane per avere un peso come il mio nella sua vita.
Una figlia senza averla davvero.

Camminiamo insieme, seguendo il ragazzo vestito di bianco a debita distanza l'uno dall'altro.
C'è silenzio, troppo e io odio il silenzio.

Il silenzio mi fa pensare, mi fa impazzire, eppure allo stesso tempo è tutto quello che cerco.
Perché silenzio per me, significa fine.
Saliamo le scale, io sono più lenta di loro mentre continuo a stringermi su me stessa come a volermi proteggere da qualcosa.

«Ehi Nick» una voce femminile interrompe il mio flusso di pensieri, mentre avanza in senso opposto al nostro. «Nuova?» continua rivolgendosi a lui ma guardando me.

«Dove stai andando Addie?» sospira lui apparentemente spazientito ma con un mezzo sorriso.
«Da Miller, pesatura settimanale, mi trovi ingrassata?» ridacchia lei rivolgendogli un occhiolino.
Addie, come sembra chiamarsi la ragazza, è oggettivamente bellissima, di quelle che sembrano uscite da un catalogo per modelle o da qualche pellicola cinematografica.  

I capelli biondi le scendono lungo le spalle come spaghetti, in un liscio perfetto, gli occhi verdi sembrano fatti di vetro trasparente e il corpo troppo magro, e scoperto appositamente nei punti giusti la fa sembrare anche molto più grande.

FRAGMENTS - F.E.A.R.Onde histórias criam vida. Descubra agora