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Loop.

Quando Katsuki aveva iniziato a frequentare l'acquario con suo padre, a pochi giorni dal suo nono compleanno, la sua passione per gli animali era esplosa.

Ne era sempre stato affascinato, soprattutto dai pesci.

In genere apprezzava gli animali senza arti, o con appendici diverse dalle solite zampe pelose e piene di ossa.

Una sorta di ossessione che si era sviluppata negli anni passati in laboratorio, davanti ai libri, o di fronte alle grosse vasche e teche di rettili che in poco tempo avevo preso un posto di rilievo fra i suoi esseri viventi preferiti. Le persone ricche amavano collezionarli, chiuderli in piccoli rettangoli di vetro e osservarli per diletto.

Katsuki amava guardarli strisciare e imparare ogni singolo nome e caratteristica.

La cerastes cerastes era una specie particolare del deserto, il suo tipico colore neutro la rendeva perfetta per nascondersi nella sabbia calda del deserto senza che nessun uomo o animale si potesse accorgere del suo corpo lungo e viscido finché non era abbastanza vicina da poter mordere.

Una vipera dal mimetismo ottimale.

Scava nella sabbia, si nasconde in una buca poco profonda e quando la vittima ci cammina sopra, è proprio in quel momento che la serpe scatta e in un balzo morde, inietta il veleno paralizzante e aspetta pazientemente di ingurgitare la carcassa.

Normalmente in un ambiente non costantemente esposto alle piogge acide e cariche di radiazioni del deserto, il suo veleno non è così veloce nel diffondersi all'interno del sangue. Chi viene morso, anche in base al suo peso, ha abbastanza tempo per poter fuggire e salvarsi, ma deve fare i conti con l'estrema velocità e testardaggine della cerastes, che continuerà a inseguire il malcapitato continuando a morderlo finché non sarà riuscito a tramortirlo.

Ma non ne aveva mai vista una nel pieno del più grande deserto tossico dell'isola.

Per questo, per quanto affascinato da sempre, quando Katsuki aprì gli occhi, tossendo e sputando la poca sabbia che gli era entrata in bocca, capì che in un modo o nell'altro sarebbe dovuto rimanere immobile.

Il caldo asfissiante della valle lo costringeva a sudare, a contatto con la sabbia polverosa e rovente che si appiccicava fastidiosamente contro la pelle, scottandola in modo ancora più pungente. Bruciava come se fosse caduto in una maledetta brace di carboni ardenti.

Ansimò a corto d'aria, spostando lentamente una mano per non spaventare la vipera. La sua testa triangolare lo fissava come stesse studiando il modo più efficace di ingoiarlo. Testa o piedi?

Cazzo.

Lanciò un'occhiata al suo fianco, fissando il corpo sulla sabbia a pochi metri da lui, piegato e accasciato come un sacco di patate. Inerme a bruciare, incosciente del grosso pericolo che stavano correndo.

Non era un buon momento per sentirsi in colpa, per pensare al passato e alla lista di errori che avrebbe voluto accartocciare per non leggerla mai più.

—Eijiro...— lo chiamò a bassa voce, sicuro che a sentirlo fosse solo il serpente. Ormai i passi pesanti e le urla si erano spostate ad est, distanti e abbastanza lontani da permettere a entrambi di uscire da quell'inferno. Con la mano libera scostò il telo che aveva steso sui loro corpi una volta caduti dalla mongolfiera, ringraziando la propria ansia che alimentava i pensieri intrusivi e paranoici ogni giorno, costringendolo a uscire sempre equipaggiato delle proprie invenzioni.

Il telo in questione li proteggeva estraneamente, rendendoli invisibili, mimetizzati con il deserto proprio come la cerastes, assieme a loro in quel nascondiglio asfissiante. Una doppia trappola.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 23 ⏰

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