XXI capitolo _ I figli di Aita

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Alle parole di Lucas si era sollevato un comprensibile brusio tra la folla. Selene non era sicura di aver sentito bene. Anche Nardo doveva soffrire dello stesso disturbo all'udito, infatti chiese a Lucas di ripetere.

«Vuoi che ammazzi Tecla? Un Vassallo dell'Ordine? Ma sei fuori?»

«Ovvio che no, Nardo – rispondeva Lucas annoiato – altrimenti non avrei detto "voglio che tenti di uccidere". Se l'avessi voluta morta avrei potuto benissimo farlo di mio.»

«E allora cos'è che vuoi? – chiese di nuovo Nardo con voce irritata; quella discussione lo metteva a disagio.

«Voglio che insceni un tentato omicidio. E voglio che i sospetti cadano sopra le scolte del Friuli.»

A questo giro Nardo non ebbe la battuta pronta. Rimase in silenzio e si accarezzò la barba, colpito dall'audacia della richiesta.

«Si può fare? – chiese Lucas spezzando la tensione.

«Ehi, Mari – chiamò Nardo senza staccare gli occhi da Lucas.

«Che vuoi? – gli rispondeva quell'altra dalla folla.

«Era la scolta di Gorizia quello che voleva far la pelle a Tecla, giusto?»

«C'hai la memoria di un pesce rosso: era Lucio, la scolta di Pordenone.»

Nardo annuiva, rammentando; poi di nuovo a Lucas: «Scorre cattivo sangue tra i due, e si vociferava che già una volta Lucio avesse tentato di far fuori Tecla. Sarebbe il sospettato ideale.»

«Bene – chiosò il pirata.

Ma intanto Rita volle far sentire la sua voce fuori dal coro: «"Bene" che cosa? Lo sapete che tra poco ci sono le elezioni dell'Ordine? Volete scatenare una guerra civile tra le scolte?»

Lucas si voltò verso la donna e la zittì con una sola parola: «Esattamente.»

Nardo era sempre più ammirato, e divertito.

«Porco cane, Lucas, so che hai i tuoi trascorsi con Tecla, ma non ti facevo un tipo così vendicativo. Ha messo le mani sulla tua protetta? – chiese indicando Selene.

Nardo ci era andato terribilmente vicino, ma Lucas deviò il discorso.

«Avremo bisogno che ci sia disordine tra le fila delle scolte se vogliamo vincere questa battaglia.»

Ancora una volta Nardo anticipò la domanda di Selene: «Di che battaglia stai parlando, Lucas?»

Il pirata non rispose subito. Selene sentì un brivido lungo la schiena. Non aveva mai percepito Lucas così autoritario e idealista. Il mentore buttò via la sigaretta ed esalò l'ultimo fiato di fumo.

«Perché ci sono segni a sufficienza per credere che i figli di Aita stiano tornando.»

Calò il silenzio. Per la maggior parte di loro, come Selene, perché non avevano idea di cosa stesse parlando. Cos'erano "i figli di Aita"? Ma il volto terreo di Nardo raccontava un'altra storia.

Il Mastro sorrise acido: «Molto divertente, Lucas.»

«Ti sembra che io stia ridendo?»

«Lo sai che è da vent'anni che non ci sono più lupi mannari in Friuli.»

«Lo so. E "so" anche che soltanto quattro giorni fa un mannaro è stato avvistato a Cividale. Lo stesso mannaro che la notte dopo abbiamo combattuto io e Selene; sempre che non fosse un mannaro diverso. So che tutti gli indizi della nostra indagine ci hanno portato qui in Friuli, dove crediamo stia avendo luogo un complotto di furfanti. So che numerosi giovani sono stati rapiti da varie città d'Italia e sono stati trasportati, proprio qui –  disse enfaticamente puntando due dita ai suoi piedi – nella vostra regione.»

Il sentore del mostro _ I figli di AitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora