𝙸𝚗𝚟𝚒𝚝𝚘.
Edgar
25 maggio 2013
Dutton's Casinò, Las Vegas
Nevada, USA
Ore: 23:14Il profumo di Irina piegò l'ossigeno e oppresse ogni altro odore in quella stanza. Ad ogni mossa pensata, ad ogni zampillo della sua fragranza, ero certo di voler chiudere la testa di ogni uomo lì presente in un sacco di plastica per far negar loro il respiro e la capacità di riconoscere quel distinto aroma, l'emblema letale della mia diavoletta.
Oscillando i fianchi con naturale disinvoltura, portò il passo in direzione della porta e abbandonò la scena come se avesse vinto quel primo round.
Ma non c'era nessuno se.
Quel round l'aveva vinto. Si era fatta valere e le era bastato aprire la bocca per fiatare poche parole.
Mi proibii un bel sorriso sulla faccia con il suo profumo ancora attorno e mi voltai di nuovo al tavolo. Persi un po' la testa con una bella visione del suo corpo indifeso tra le mie braccia e feci un sospiro a pieni polmoni.
Nell'intreccio di quella visione, tenni d'occhio il vecchio, i suoi occhi non si staccarono dal passo di mia moglie finché non riuscì più a vederla.
Non era viscido quel suo modo di seguirla.
Il vecchio poteva anche essere un figlio di puttana nello spirito e vedere sempre una donna a qualche gradino più in basso, ma non aveva mai oltrepassato il limite.
La osservò con adorazione.
L'aveva messo al suo posto e, conoscendolo, sapevo che cosa sarebbe poi uscito dalla sua bocca.
Trascinò lo sguardo ormai pensieroso sulle carte ma non si concentrò come prima. Pensò al suo prossimo ammontare da mettere sul tavolo e le mise da parte. «Dovresti portarla al mio ranch.» propose.
Da un paio di anni si era dato alle scommesse su incontri di combattimento clandestini su una proprietà vinicola a Nogales. Una bella cittadina, tutto sommato, ai confini col Messico, dove aveva sempre ospiti di ogni nazionalità e faceva lavorare per poca grana gli immigrati che aiutava a oltrepassare il confine. Girava molto denaro lì e scambi di merce. Le autorità da quelle parti erano ricoperte d'oro da lui. Facevano un buon lavoro a non far ficcare il naso a nessuno.
Non era un caso se il vecchio era rimasto in contatto con noi irlandesi. Di come fare affari e fondare nuove attività ne sapeva a palate e tenerselo come amico era meglio che di vederlo morto.
L'invito era stato un buon segno.
Non invitava molte donne in quel posto anzi...non le gradiva per niente lì.
Mi presi il bicchiere e senza fretta di rispondere bevetti un sorso di whisky. «Vuoi introdurre mia moglie alle scommesse?»
Lui ghignò. «So riconoscere una donna con un buon intuito, Nathair.» disse. «Tu portala e lascia fare il resto a me.» Si prese poi giusto due secondi per pensare a qualcosa. «Potresti estendere l'invito anche all'altro...come si chiama?» Schioccò le dita ai suoi uomini.
«Ivan Jr Fagarò, signore.» rispose uno.
Gli gettò uno sguardo scettico. «Ivan?» ripeté. «Questi russi e i loro nomi.»
I suoi uomini risero.
Accennando al ranch tuttavia ebbi alcuni dubbi da colmare. «Ho saputo che uno dei tuoi invitati non è rimasto molto affascinato da come si è svolta la serata.»
Da quello che avevo saputo da uno dei miei, un tipo del cartello messicano era stato mal informato e aveva fatto inadeguatamente le sue scommesse perdendo un bel po' di soldi e di merce e per vendicarsi aveva sabotato alcune attività per riavere quello che aveva perso.
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Devotion 3 // Omertà E Onore //
ChickLitTerzo e ultimo libro della serie Devotion «ɴᴏɴ È Qᴜᴇꜱᴛᴏ ᴄɪÒ ᴄʜᴇ ᴛɪ ʜᴀɴɴᴏ ɪɴꜱᴇɢɴᴀᴛᴏ. ᴅᴇᴠɪ ᴘᴀᴛɪʀᴇ ɪʟ ᴅᴏʟᴏʀᴇ ɪɴ ꜱɪʟᴇɴᴢɪᴏ.» 🔞TW