𝓒𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 20

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𝙳𝚎𝚟𝚘𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎.

ɪʀɪɴᴀ

6 novembre 2013
Summerlin, Las Vegas
Nevada, USA
Ore: 13:12

C'era voluto del tempo per scoprire a quale delle famiglie zio Jo si era venduto per sottrarsi a me. Costa Rica di certo non aveva la fama di essere un paese privo di bastardi. C'erano lucrosi giri di affari prevalentemente attorno al narcotraffico e le organizzazioni sotto lo stesso cartello costituivano un sistema di business illegale e sanguinario

Se avessi dovuto immaginare un paradiso per zio Jo, non avrei potuto pensare a nulla di diverso.

«Mateo Juanillo Orotina.» aveva detto Donovan un pomeriggio di inizio novembre, buttando sul tavolo sotto al patio dietro casa una decina di fogli tra foto e fascicoli. Erano i rapporti che aveva raccolto in quelle ultime settimane sul soggiorno del vecchio e sulle sue attività quotidiane

In una di quelle foto, che presi su per guardare, zio Jo si fumava un sigaro in compagnia di due uomini, all'apparenza due banali sempliciotti in giacca e cravatta ma se si guardava meglio, un terzo uomo spuntava da dietro quei due. Il suo abito bianco sartoriale, tradiva la sua importanza a quel tavolo.

«Quello lì controlla la maggior parte delle famiglie della città.» continuò Donovan. «Pensate che vanta il nome di Il Protettore della Città perché a quanto si dice gli piace prendersi cura dei poveri.»

«Lo fa per avere consenso e gente che gli sia fedele.» lo interruppe Ray.

«Ovviamente. È quello che ho pensato anche io.» sbottò lo sbirro.

Fin lì mi era tutto chiaro ma non la parte in cui il vecchio si era trovato ad essere nelle grazie di qualcuno come Orotina.

Eppure quel cognome cominciò ad avere un non so che di familiare. L'avevo già sentito, ma dove?

Presi un'altra foto dal tavolo. Una in cui il mio acerrimo nemico se la stava ridendo, sempre assieme a quei tre.

«Come ci è arrivato a lui?» domandai.

Donovan attizzò lo sguardo come se avesse aspettato proprio quella domanda. «Orotina aveva avuto degli affari a New Orleans una volta. Affari che erano andati a puttane per il conflitto che era sorto tra lui e tuo padre.» mi spiegò, indicandomi infine con un dito.

All'accenno di mio padre, i miei ricordi cominciarono ad essere più chiari e il cognome assunse le fattezze di una vittima di papà.

Donovan frugò tra le foto e ne fece scivolare una davanti a me.

Il mio cuore rallentò un momento mentre ricordi indesiderati mi colpivano come pugni allo stomaco.

Era un volto di un ragazzo sulla ventina quello che stavo fissando. Un volto fiero che io non avevo mai guardato così tanto a lungo come in quel momento ma l'avevo sentito. La sua voce, la sua sofferenza, le sue grida...

«Lo conosci?» mi domandò Donovan. Non seppi dire in quel istante se me lo chiese perché ne era curioso di sapere o perché mi ero fatta tradire dalla mia reazione. Nessuno a parte Edgar sapeva di quella storia.

Annuii ma non dissi molto al riguardo.

«Josè Nicholas Orotina si chiamava.» mi disse Donovan. «Era il figlio maggiore del fratello più piccolo di Mateo.»

Josè, ripetei.

Lui era stata la prima vittima che vidi morire per mano di papà quella notte. La prima volta che assistetti ad un'esecuzione. Potevo finalmente dare un nome a quell'incubo lontano.

Devotion 3 // Omertà E Onore //Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora