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[AUTUMN]TUTTA LA VERITÁ

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[AUTUMN]
TUTTA LA VERITÁ

Quando arrivammo nell'area dei Piccoli Giganti non potevo credere ai miei occhi. Il paesaggio che si stendeva davanti a noi era irriconoscibile. Dove un tempo c'erano case e strade, ora c'erano solo macerie. Le abitazioni erano ridotte a cumuli di detriti e il fumo si alzava da ogni angolo, avvolgendo tutto in una foschia spessa e soffocante. Il silenzio era rotto solo da occasionali crolli di edifici già gravemente danneggiati e dal rumore distante di persone in fuga. Quel posto era completamente devastato.

«Dobbiamo fare qualcosa» disse Mark, la sua voce ferma ma carica di preoccupazione. Annuii senza dire una parola, sentendo lo stesso bisogno di agire, di aiutare in qualche modo. Tutta la squadra si mosse all'unisono e, senza bisogno di ordini, scendemmo in fretta dall'autobus Inazuma per sparpagliarci tra le rovine, cercando di aiutare le persone a mettersi in salvo.

Mi muovevo tra le macerie con il cuore in gola, aiutando chiunque trovassi. Ogni volta che incontravo lo sguardo di qualcuno, vedevo solo paura e disperazione. Mi sforzavo di sorridere, di trasmettere un po' di coraggio, ma dentro di me non riuscivo a smettere di pensare a quanto tutto fosse sbagliato. Chi poteva aver fatto una cosa del genere? Cosa poteva aver scatenato una tale violenza?

Mentre mi affannavo a cercare altre persone da aiutare, un suono mi fece fermare di colpo. Era un pianto. Un pianto disperato, acuto, che mi fece gelare il sangue. Mi voltai di scatto e vidi un bambino, non più grande di cinque o sei anni, rannicchiato accanto a quello che restava di una casa. Aveva il viso rigato di lacrime e sembrava paralizzato dalla paura. «Ehi, stai bene?» chiesi, avvicinandomi a lui. Ma proprio in quel momento, con la coda dell'occhio, notai un enorme tronco, già in bilico su un cumulo di macerie, stava per cadere proprio sopra di lui.

Senza pensare, mi lanciai verso il bambino, sperando di poterlo spostare in tempo. Tutto accadde in una frazione di secondo, e mi trovai a stringerlo tra le braccia, cercando di coprirlo con il mio corpo. Chiusi gli occhi, aspettandomi l'impatto, preparandomi al dolore che sarebbe seguito. Ma il colpo non arrivò.

«Mano di Luce X!» sentii urlare. Quando aprii gli occhi, il tronco era fermo a pochi centimetri da noi, avvolto in una luce brillante. E davanti a me, con un'espressione seria ma calma, c'era Hector Helio, il capitano e portiere dei Piccoli Giganti. La sua mano era tesa verso il tronco, e la luce che emanava era talmente intensa che per un attimo dovetti distogliere lo sguardo. 

Rimasi senza parole, il respiro ancora affannoso per l'adrenalina. Hector abbassò lentamente la mano, lasciando che il tronco cadesse a lato, lontano da noi. Il bambino tremava ancora, ma si aggrappava a me come se fossi la sua unica ancora di salvezza. Io non sapevo cosa dire, cosa pensare. Hector mi guardò, e nei suoi occhi non c'era traccia di ostilità, solo una sorta di comprensione e, forse, una tacita riconoscenza. «Stai bene?» mi chiese con una voce gentile. 

Annuii, ancora incredula per quello che era appena successo. «Grazie» riuscii a dire, lasciandomi andare ad un sospiro di sollievo. Hector accennò un sorriso leggero, poi si voltò verso il bambino. «Andrà tutto bene, adesso» gli disse con una calma che sembrava quasi impossibile in quel caos. Poi si girò di nuovo verso di me. «Autumn, dobbiamo andarcene, prima che crolli tutto» disse con urgenza nella voce, lanciando uno sguardo ai pochi edifici rimasti in piedi.

𝐄𝐍𝐄𝐌𝐈𝐄𝐒 [𝐈𝐄] || ᴠᴏʟᴜᴍᴇ 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora