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MAVIE

Sono passate due settimane da quando sono partita per il Brasile. Non era un viaggio che avevo pianificato ma quando i miei genitori hanno chiamato dicendo che avevano bisogno di me e di mia sorella, non potevo dire di no. Mio padre non stava bene e con mia madre che doveva gestire tutto da sola, sapevo che la mia presenza avrebbe fatto la differenza. Quindi, ho fatto le valigie e sono partita, lasciandomi alle spalle Barcellona e tutto ciò che lì mi aspettava, compreso Pablo.

All'inizio, pensavo che la distanza avrebbe potuto aiutare a chiarire le cose tra me e lui. Forse, allontanandoci per un po' avremmo potuto capire meglio cosa volevamo l'uno dall'altro. Ero sicura che, anche a chilometri di distanza, avremmo potuto mantenere un contatto, parlare e trovare un modo per continuare a costruire qualcosa di solido. Ma non è andata così.

Fin dal primo giorno, ho cercato di tenerci in contatto. Gli ho mandato messaggi, cercando di raccontargli come andavano le cose qui, di coinvolgerlo nella mia vita, anche se eravamo lontani. Ma lui non ha mai risposto. Ogni volta che vedevo il suo nome nella mia lista di chiamate senza risposta, sentivo un peso crescere nel petto. Ogni messaggio che restava senza risposta mi faceva sentire sempre più sola. A volte mi chiedevo se stessi sbagliando qualcosa, se fosse colpa mia. Forse l'avevo spinto troppo, forse avrei dovuto dargli più spazio. Ma poi mi ricordavo tutte le volte in cui ero stata io a fare il primo passo, a cercare di tenerci uniti, mentre lui sembrava sempre più distante.

Sono stanca di rincorrerlo, di sentirmi come se fossi sempre io a fare di tutto per far funzionare le cose tra di noi. Mi rendo conto che una relazione dovrebbe essere reciproca, che non posso essere l'unica a lottare per noi. Queste due settimane mi hanno dato il tempo di riflettere, di capire che non posso continuare così, a chiedermi continuamente cosa stia pensando perché non risponde, perché sembra così distante. Ho bisogno di qualcuno che sia presente, che voglia costruire qualcosa con me, non di qualcuno che mi lascia costantemente in sospeso.

Tra due giorni ritornerò a Barcellona. Non so cosa succederà quando tornerò, ma una cosa è certa: non ho più intenzione di correre dietro a qualcuno che non è disposto a fare lo stesso per me. Forse è il momento di andare avanti, di pensare a me stessa e a quello che voglio veramente. Non sarà facile, lo so, ma sono stanca di sentirmi così, di sentirmi come se non fossi abbastanza. Quando tornerò, sarò pronta a chiudere questo capitolo, se necessario, e ad aprire un nuovo capitolo della mia vita, uno in cui sarò io la protagonista, senza aspettare più nessuno.














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Io e mia sorella stavamo tornando dall'ospedale quando mi squillò il telefono e vidi il nome di Fermín apparire sullo schermo.

"Ciao Fermín" dissi con un tono allegro, anche se dentro di me sentivo un piccolo nodo stringersi.

"Come stai?" rispose lui, ma percepivo una certa esitazione nella sua voce.

"Sto bene" risposi, cercando di mantenere la conversazione leggera. Ma la mia mente già correva alle peggiori ipotesi. Perché mi chiamava? Cosa voleva dirmi?

"Ascolta, c'è una cosa di cui devo parlarti. Non so se dovrei essere io a dirtelo ma penso sia meglio che tu lo sappia."

Mi irrigidii, pronta a ricevere una batosta. "Che cosa succede, Fermín?" chiesi, cercando di mantenere la voce calma, anche se sentivo già un presagio di qualcosa che non avrei voluto sentire.

"È Pablo" disse infine, facendo un respiro profondo. "È uscito stasera. È andato a cena con Ana."

Ana. Quella ragazza che sembrava essere sempre presente nella vita di Pablo, quella che aveva sempre rappresentato una sorta di ombra nel nostro rapporto. Non sapevo cosa dire e un lungo silenzio cadde tra me e Fermín.

"Lo so che è difficile da sentire" continuò lui, cercando di essere gentile. "Ma ho pensato che fosse giusto che tu lo sapessi da qualcuno che tiene a te. Non voglio che tu lo scopra in un modo peggiore."

"Grazie per avermelo detto" riuscii infine a dire, anche se la mia voce era debole. "Non so cosa dire, davvero."

"Non c'è bisogno di dire niente" rispose lui con empatia. "So che non è facile ma tu meriti di sapere la verità. Se hai bisogno di parlare, io sono qui."

"Grazie" dissi sentendo che le lacrime stavano per scendere. "Apprezzo davvero il fatto che tu mi abbia avvertito."

Dopo aver chiuso la chiamata, rimasi immobile, con il telefono in mano, fissando il vuoto. Il fatto che Pablo fosse uscito con Ana mi fece sentire come se tutto quello che avevamo costruito fosse stato improvvisamente cancellato. Le settimane di incertezza, di distanza, di dubbi e ora questo.

Mi sentivo stanca, esausta di cercare di capire cosa stesse succedendo tra di noi. Avevo fatto di tutto per cercare di mantenerci uniti, per essere paziente, per capire quello che gli passava per la testa. Ma questa notizia mi fece sentire come se tutto fosse stato inutile, come se i miei sforzi non fossero mai stati abbastanza.

E ora, cosa avrei dovuto fare? Il pensiero di Pablo e Ana insieme, a cena, come se nulla fosse, mi faceva male. Non volevo essere quella che correva dietro a qualcuno che non sembrava volermi davvero. Forse era il momento di lasciarlo andare, di smettere di combattere per qualcosa che sembrava sfuggirmi di mano.

Ma una cosa era certa: non avrei più cercato di contattarlo. Se lui voleva stare con Ana, allora avrei rispettato la sua scelta, anche se questo significava dover affrontare il dolore e il senso di perdita che sentivo in quel momento.













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ma.mmt01
Anuel AA, Zion • Hipócrita

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𝐒𝐢 𝐀𝐧𝐭𝐞𝐬 𝐓𝐞 𝐇𝐮𝐛𝐢𝐞𝐫𝐚 𝐂𝐨𝐧𝐨𝐜𝐢𝐝𝐨 || Pablo GaviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora