Capitolo 19

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-Vieni da me, dopo la scuola?- Rose si affiancò a me mentre camminavo nel corridoio, diretta verso il bar della St. Patrick.
-Certo- le sorrisi, ricambiando il suo, enigmatico.
Ci mettemmo in coda per pagare, e nel frattempo sceglievamo quello che volevamo prendere.
-Questo ha un aspetto delizioso- Rose afferrò con aria sognante un cornetto al cioccolato.
-Tu che prendi?- chiese, guardandomi le mani, che tenevano stretto un pacchetto contenente un panino.
-Solo questo- dissi, consegandolo poi alla donna dietro la cassa.
Pagai e presi la busta contenente il mio cibo. Quando anche Rose ebbe pagato, andammo nel cortile per sederci comodamente sul muretto e chiacchierare un po'.
-Caspita, Jen, non ti facevo così...brutale- scherzò la mia amica osservandomi divorare con grandi morsi il mio panino.
-Avevo proprio fame- mi giustificai, un po' in imbarazzo, masticando il boccone.
Una risata mi invase la mente.
Era un suono familiare, e sapevo benissimo a chi appartenesse.
Scattai in piedi, mettendomi a scrutare attentamente ogni ragazzo nel cortile, alla ricerca di Jake.
Mi stava guardando, ne ero assolutamente certa, ma non riuscivo a vederlo.
E poi, in lontananza, appoggiato ad un albero, ecco lì. Vestito di nero dalla testa ai piedi come sempre, se ne stava con la schiena premuta contro la corteccia, le braccia incrociate sul petto, gli occhi fissi su di me.
Si accorse che ero riuscita stanarlo, ma non fece una piega. Appena i nostri occhi si incontrarono, un sorriso gli affiorò sulle labbra.
Serrai i pugni, guardandolo con aria truce.
-Jennifer, tutto okay? Qualcosa non...oddio, la testa- Rose richiamò la mia attenzione.
Tornai a mettermi seduta accanto a lei, che si teneva le mani premute contro la fronte.
-Rose, che hai?- feci, preoccupata.
-Niente, era solo un lieve mal di testa, simile ad una fitta, ma ora sto meglio.
Ci alzammo, intenzionate a rientrare.
La pausa stava per terminare, e a breve avremmo dovuto raggiungere le nostre rispettive classi.
La tentazione fu troppo forte, perciò mi voltai verso l'albero contro il quale era appoggiato Jake, ma di lui non c'era più traccia.

Al suono della campanella, uscii dall'aula di letteratura inglese, seguendo lo sciame di ragazzi e ragazze. Percorsi il corridoio fino ad arrivare alla rampa di scale, dopodiché raggiunsi l'uscita, al piano terra. Attraversai il parcheggio e mi fermai per aspettare Rose.
-Jennifer!- esclamò questa venendomi incontro.
-Pronte per una nuova occhiata nel libro magico?- chiese scherzosamente.
Risi. -Assolutamente sì!- esclamai entrando in macchina con lei.
Il mio sorriso si affievolì non appena scorsi una sagoma vestita di nero non molto distante da noi, gli occhi neri lampeggianti.
-Merda- sussurrai, non sapendo bene il motivo della mia improvvisa agitazione.
-Che succede?- Rose teneva saldamente le mani sul volante, non si voltò a guardarmi, tanto era concertata sulla strada davanti a sé.
-Ehm...no, nulla- balbettai, tormentandomi una ciocca di capelli.
-Se lo dici tu...- ribattè lei poco convinta.
Cinque minuti dopo, eravamo sedute sul pavimento della sua stanza, con il libro aperto in mezzo a noi.
-Non è giusto. Voglio sapere di più sui Guardiani delle Tenebre...infondo sono i nostri nemici. Dobbiamo pur conoscere i loro punti deboli- si lamentò Rose una volta aver sfogliato tutto il libro per ben due volte senza aver trovato nulla che le interessasse.
Mi morsi il labbro, quando i miei occhi caddero sulla pagina sotto di me.
'Numerose sono le sensazioni che si provano, specialmente se è scattata la trasformazione e si è in presenza di un Figlio della Notte. Dolori simili a fitte avvertiti alla testa e allo stomaco sono i più frequenti. Debolezza, spossatezza, nausea o altro, possono essere dovuti alla vicinanza di un opposto.'
-Ehi, guarda qui- dissi -non ti è successo la stessa cosa?
Mi morsi subito la lingua. Se fosse stato vero, come avrei fatto a dirle che Jake non era altro che un Guardiano delle Tenebre, un nostro opposto?

Il giorno seguente, Rose mi mandò un messaggio nel quale mi avvertiva che non sarebbe potuta venire a scuola.
Perciò, durante la pausa, mi ritrovai a vagare da sola per i corridoi.
Di tanto in tanto, incontravo pochi studenti, dato che la maggior parte passava l'intera pausa fuori in cortile o ai tavolini del bar della scuola.
Alexander sbucò all'improvviso da dietro l'angolo. Mi bloccai instintivamente, trovando il modo di sparire il prima possibile, senza che mi vedesse. Così, imboccai un altro corridoio in fretta e furia.
Ma la mia fuga non durò a lungo, poiché andai a sbattere violentemente contro qualcosa di duro.
-Ahia- disse una voce bassa, derisoria.
Guardai le mie mani, appoggiate contro il petto di qualcuno, le dita strette intorno la maglietta scura.
Guardai in alto, incrociando gli occhi neri di Jake.
Deglutii, non appena le sue labbra si schiusero in un sorriso provocante.
-Lasciami- riuscii a dire, accorgendomi solo in questo momento delle sue braccia che mi cingevano la vita.
Non replicò, si limitò a stringermi ancora di più, emettendo un grugnito carico di disapprovazione.
-Jake- cercai di liberarmi dalla sua presa, ma senza alcun successo.
-Per favore, Jake, lasciami- dissi, avvertendo una fitta alla testa, che mi ricordò ciò che eravamo e che avevo letto nel libro di Rose.
Battei i pugni sul suo petto, gemendo.
-Jennifer.
Il dolore alla testa si faceva più intenso, mano a mano che i secondi passavano. Ma non era solo quello a farmi male. In un modo a me del tutto sconosciuto, mi feriva il fatto che Jake mi dovesse uccidere. Non lo potevo accettare. E, nonostante provassi a non pensarci, l'idea della Lama delle Tenebre continuava a perseguitarmi.
Strinsi gli occhi ed emisi un verso strozzato. Fui attraversata da un'altra fitta, che mi obbligò ad accasciarmi contro il petto di Jake.
-Che ti succede?
-Non...toccarmi- biascicai.
Sentii il suo sbuffo, poi i miei piedi si staccarono da terra.
Fui sollevata di peso, ma chi mi portava non sembrava sentire la fatica.
Mi ritrovai con il viso premuto contro la maglietta di Jake, e mi fu impossibile non ispirare il suo profumo. Percorse un breve tratto, poi uscimmo nel parcheggio. Sentii il rumore di una portiera che si apriva e dopo venni adagiata sui sedili posteriori di un'auto.
La portiera si richiuse e dopo pochi istanti la macchina si mise in moto.

Moon Guardians- i Guardiani della LunaWhere stories live. Discover now